Pola. I senzatetto traslocano in via Altura

Dal rifugio Rahem di via Trieste sono stati trasferiti in nuova e più adeguata sede

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Pola. I senzatetto traslocano in via Altura
In preparazione i nuovi spazi d’accoglienza notturna. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Nel nome della dignità umana esiste una nuova vecchia casa, pronta ad accogliere coloro che non sono stati “premiati” dalla vita, ma castigati per vari motivi contingenti o dalla sfortuna e, conseguentemente, da un mancato inserimento sociale e professionale nella comunità. A partire da ieri mattina a Pola è stata completamente rivoluzionata la modalità d’assistenza ai disagiati e senzatetto, che riconferma tra l’altro un determinato impegno che da diversi anni il Municipio e la Regione istriana continuano a riservare alla soluzione del problema sociale, indipendentemente dalle legislature di turno dalle quali si ritrovano gestite. Va parimenti specificato che il sostegno pubblico non sortirebbe alcun risultato senza i grandi sforzi messi in campo dalla Croce rossa cittadina, dalle organizzazioni no profit, da una fitta schiera di volontari e di cittadini generosi, disposti a offrire il proprio aiuto. Sta di fatto che ieri si è compiuto il trasloco dal dormitorio “Rahem” di via Trieste in direzione rifugio per senzatetto in via Altura, mettendo in atto tutta un’operazione di veloce e non facile smistamento collettivo che ha implicato l’impiego di furgoncini e automezzi e la buona lena di numerosi volontari.

L’appello ha sortito effetto
“Siamo qui in una quindicina. Manco io riesco a contarli e capacitarmi di quante persone hanno voluto rimboccare le maniche e ingaggiarsi per poter accogliere qui, questa sera una ventina di persone bisognose e siamo felici del fatto che l’appello per la raccolta di materassi e cuscini ha sortito l’effetto voluto tanto da esser riusciti a procurare l’indispensabile nel giro di un fine settimana”. Soddisfatta di come sta andando avanti la manovra è Varja Bastijanić, alla quale si deve il merito dell’apertura della struttura d’accoglienza di via Trieste avvenuta all’inizio dell’anno. Che cosa cambia adesso? Per dirla in breve, la dozzina di persone senza fissa dimora che finora hanno fruito del servizio assistenziale diurno-notturno prestato dal rifugio di via Altura, gestito dalla Croce rossa, hanno trovato nuova sistemazione permanente di gruppo presso alloggi cittadini o individuale entro ambienti più angusti (con spese d’utenza sovvenzionata), mentre a coloro che ogni sera bussano alle porte del dormitorio “Rahem” di via Trieste è stata offerta la possibilità di pernottamento al rifugio di Altura, che ora diventa la nuova Casa Rahem riservata esclusivamente all’accoglienza notturna (dalle 19 alle 8), mentre l’indirizzo di via Trieste resta aperto e disponibile dalle 14 alle 19 soltanto come soggiorno diurno (anche per doccia, bucato e altre necessità).

Pomer, sarà addio
Tanto di strutture e servizi – qui inclusa la mensa sociale della Croce rossa cittadina – vengono dunque riorganizzati e messi a disposizione anche di nuovi “poveri” generati dall’ingiustizia sociale, vale dire di ulteriori concittadini in condizioni di totale indigenza e finiti senza dimora da poco. Si parla degli ex inquilini degli alberghi che Scoglio Olivi, ossia Uljanik Standard, ebbe riservato ai propri dipendenti e poi a tanti cittadini emarginati, che erano rimasti in strada a causa della compravendita delle strutture diventate oggetto di business. Per tutti loro cessa d’esistere la sistemazione provvisoria a Pomer e viene offerta quest’alternativa in quanto meno dispendiosa e sostenibile a più lunga scadenza. “A partire da dopodomani, giovedì – conferma Varja Bastijančić – contiamo di poter concedere il pernottamento a 35 persone – 11 provenienti da Pomer e 24 dalla sede di via Trieste – per le quali è stato predisposto il necessario al pernottamento in questa casa che finora non aveva mai ospitato più di una dozzina di senzatetto.
Come si fa ora a gestire una nuova emergenza e ad accoglierne 35? La soluzione è quella di ricorrere ai letti a castello, che in questo momento si stanno collocando in ambienti aggiuntivi che finora non erano in funzione. In contemporanea, stiamo effettuando lavori di ristrutturazione quali la collocazione della pavimentazione in laminato, la riorganizzazione delle stanze, gli smistamenti e la sistemazione di arredi aggiuntivi e quant’altro di indispensabile”.

Servono generi alimentari
Tra un bel po’ di manovre in corso, ecco un ulteriore contingente di mobili scaricato dal furgone della società di beneficenza “Naš San Njihov Osmijeh (Il nostro sogno, il loro sorriso)”, stipati i materassi che la cittadinanza ha donato, subito sistemati le imbottite e i cuscini raccolti dalla Società Istria, mentre molto altro ancora servirà per rendere minimamente dignitosa l’esistenza degli indigenti. “Vorrei fare un appello ai cittadini – così la coordinatrice di Casa Rahem – al fine di aiutare con donazioni di generi alimentari, perché è di questo che in questo momento abbiamo soprattutto bisogno, come pure di radiatori svedesi a basso consumo giacché l’edificio, finora temperato con stufette di fortuna e spese d’utenza elevatissime, è molto grande e freddo. Noi siamo un’organizzazione no profit e dobbiamo gestire con molta attenzione e parsimonia i fondi che ci vengono dati dalle autonomie locali. Per sostenere l’impiego di tre professionisti in paga bastano, ma è il resto difficile da gestire: il vitto e l’alloggio per un senzatetto costa 4mila euro all’anno. Il nostro più grande desiderio è quello di vedere ingaggiate le imprese con sede in penisola nel mettere realmente in atto l’imprenditoria socialmente responsabile, che come tale offre vantaggi ed esoneri d’imposta. Sono convinta che l’Istria sia in grado di dimostrarsi generosa come la gente che costantemente e più di altri contribuisce alla sopravvivenza di questo servizio salvavita”.

Il piano a lunga scadenza
Strada facendo, ossia funzionando a due indirizzi diversi, l’assistenza a coloro che si sono ridotti alla condizione di clochard dovrebbe assumere nuove dimensioni. Il piano a più lunga scadenza, con il contributo di fondi europei, è quello di trasformare la sede di via dell’Istria in una struttura di crisi, proponendo una soluzione a metà strada tra dormitorio e sistemazione (re)inserimento sociale, per gente rimasta provvisoriamente senza alloggio o di ritorno da comunità terapeutiche al fine di non generare nuovi casi sociali.
Ieri mattina l’andirivieni in corso apriva le porte a nuove prospettive grazie all’impegno di indaffaratissimi professionisti, volontari e assistiti inclusi, guidati da Varija Bastijančić e anche dal coordinatore della Casa, Igor Popović. Quel che colpiva non erano l’immancabile confusione logistica, la frettolosità e la voglia di lavorare quanto l’atteggiamento di coloro che si stanno occupando delle persone emarginate: indulgente, umano, cordiale, mite, paziente e aperto. Vale più questo che una sistemazione in albergo.

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