Mare. L’inquinamento non conosce confini

Workshop-seminario dedicato alla pianificazione di azioni e interventi per la salvaguardia dell’Adriatico

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Mare. L’inquinamento non conosce confini
Il workshop-seminario in corso all’Hotel Park Plaza Histria. Foto: Marko Mrđenović

Quello dei rifiuti marini rappresenta una grave minaccia all’ambiente e all’ecosistema dei mari. La plastica, in particolare, è diventata il nemico numero uno dei nostri mari. Un elemento presente da una cinquantina d’anni eppure diventato in poco tempo il rifiuto maggiormente presente nel mare Mediterraneo e di conseguenza nell’Adriatico. Sacchetti, bottiglie, tappi, contenitori per alimentari, nell’Adriatico si trova di tutto. A dirlo sono numerosi studi e rapporti sulla valutazione dei rifiuti marini, frutto di una complessa e approfondita campagna di monitoraggio effettuata dagli enti di ricerca dei Paesi che condividono il bacino Adriatico e Ionico. Quella che è emersa è una realtà che pone in allarme tutto il sistema costiero adriatico. Si stima infatti che nel nostro mare venga disperso l’equivalente di 26 camion dei rifiuti pieni soltanto di plastica ogni giorno. Rifiuti che impiegano da uno a oltre 400 anni per degradarsi e quando lo fanno diventano… le terribili e temibili microplastiche. Eppure, seppur seria, la situazione non è tragica. Non ancora. Ne sono convinti i partner del progetto Interreg Italia-Croazia MARLESS (MARine Litter cross-border awarenESS and innovation actions) riunitisi ieri all’Hotel Park Plaza Histria di Verudella (Pola) in un workshop-seminario dedicato alla pianificazione di azioni e interventi congiunti per la salvaguardia dell’Adriatico.

Collaborazione fondamentale
L’incontro, fortemente voluto dal Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile della Repubblica di Croazia, è stato aperto da Anica Brlec Juren, rappresentante del dicastero e del dipartimento per la Protezione delle acque e del mare, la quale dopo avere ricordato che il workshop è stato organizzato in collaborazione con la Regione istriana e l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto (ARPAV), ha rilevato che l’inquinamento marino non conosce confini e che, quindi, la collaborazione tra Paesi che condividono lo stesso mare è di fondamentale importanza. Per quanto riguarda, invece, lo stato di salute del nostro mare, la rappresentante del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile non ha fatto altro che confermare quanto sottolineato in precedenza, aggiungendo che, per la prima volta nel 2016, il dicastero ha attivato un programma sistematico di monitoraggio della qualità delle acque marino-costiere e non soltanto. Dal 2018 si è passati, invece, a un programma completo e totale di monitoraggio che prevede la ricerca di sostanze inquinanti non solo in superficie, ma anche sui fondali e nei sedimenti lungo la costa e sulle spiagge. Tutti i dati sono disponibili sul sito del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile https://mingor.gov.hr/, dai quali risulta che i principali inquinanti presenti nell’Adriatico sono proprio la plastica e la microplastica, trovata tra l’altro anche nell’apparato digerente di molti pesci.

Aumentata la sensibilità dei cittadini
La parola è stata quindi ceduta ad Andrea Torresan, project coordinator del progetto MARLESS per ARPAV. “Ci siamo riuniti oggi (ieri per chi legge n.d.a.) per diffondere informazioni e presentare le attività e i risultati negli ultimi tre anni di MARLESS”, ha detto il coordinatore del progetto, che nel prosieguo ha spiegato come le tante iniziative portate avanti hanno avuto come priorità il coordinamento delle attività di monitoring e intervento tra l’Italia e la Croazia. Torresan ha quindi evidenziato come la situazione (dal lato italiano dell’Adriatico) sia in miglioramento grazie a una maggiore sensibilità dei cittadini, al monitoring e ai tanti progetti di salvaguardia. “C’è ancora tanto da lavorare, ma i miglioramenti iniziano a vedersi”, ha concluso il rappresentante di ARPAV.
Mirko Radolović, assessore allo Sviluppo sostenibile della Regione istriana, ha invece dichiarato che l’amministrazione regionale non poteva non aderire al progetto MARLESS. “Quello della gestione dei rifiuti, anche marini, è un tema particolarmente sentito a livello regionale”, ha detto l’assessore, dalle cui parole successive è emerso un forte interesse della Regione verso l’elaborazione di un Piano transfrontaliero di monitoraggio, gestione, prevenzione e rimozione dei rifiuti dall’Adriatico. Soprattutto perché l’inquinamento marino è un problema che non può essere risolto da un Paese solo. Ieri è intervenuto anche il neo direttore dell’Agenzia regionale per l’energia della Regione istriana (IRENA), Dalibor Jovanović, il quale ha svelato che oltre a essere partner di MARLESS l’Agenzia di cui è a capo porta avanti altri due programmi simili. “Il problema dei rifiuti è cruciale anche per l’Istria”. Così il direttore, secondo cui il primo obiettivo di tutti deve essere la riduzione dell’origine dei rifiuti attraverso l’adozione di opportune linee e programmi da seguire, a partire dall’economia circolare.

Un progetto strategico
Un saluto ai presenti in sala e in collegamento da remoto da Italia, Spagna e Tunisia è stato rivolto anche da Loris Tomiato, direttore generale di ARPA Veneto, che ha subito tenuto a definire MARLESS “un progetto strategico per la nostra agenzia”. “Il Veneto – ha continuato – si affaccia sull’Adriatico con 160 chilometri di costa. Quindi il nostro interesse per questo progetto è enorme”. Tomiato ha quindi spiegato che l’obiettivo generale di MARLESS è migliorare la qualità delle condizioni ambientali della zona costiera del mare Adriatico mediante l’uso di tecnologie e approcci sostenibili e innovativi. È stato poi ricordato che lo scopo specifico del progetto è realizzare azioni diffuse che permettano di affrontare il fenomeno del marine litter (immondizia marina) da differenti punti di vista e con diverse metodologie di interventi congiunti tra Italia e Croazia.

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