Infuria la polemica sul taglio degli alberi nell’insenatura di Valcane e gli addetti alla sicurezza del cantiere che si sono presentati sul posto armati di pistole e protetti da giubbotto antiproiettile, per difendere chi lavora da chi protesta in difesa degli alberi. Insomma, tutti difendono qualcosa e tutti sono fermamente convinti di difendere l’interesse pubblico. Ricapitolando, la Città di Pola difende il diritto dei ragazzi a fare sport, a giocare a calcio, ad allenarsi; gli ambientalisti di Istria verde e l’iniziativa civica Lungomare, difendono il verde pubblico, le spiagge e i beni comuni contro lo strapotere del grande capitale. A loro avviso, le opere pubbliche al Lungomare favoriscono solo i proprietari dell’ex cava di pietra e quindi del futuro albergo “Valcane”.
Massacro con motosega
Ieri alle ore 14 in piazza l’ennesimo raduno di protesta con suggestiva performance: un gruppo di “rappresentati del potere costituto” in tuta bianca recante sul dorso la scritta “Ispettori” snoda un nastro giallo di quelli che le forze dell’ordine usano per circoscrivere la scena del crimine e vietare l’accesso ai non addetti ai lavori. Al centro della scena un enorme striscione gioca d’analogia con il titolo del film dell’orrore “Texas Chainsaw Massacre” (reso in italiano con “Non aprite quella porta”) e dice: “Massacro polese con motosega”. Tutto questo davanti alla palazzina municipale, sotto la finestra del sindaco, che insiste sulla necessità di continuare i lavori alla costruzione dei campi di calcio. Irena Burba di Istria verde ha spiegato i motivi del meeting: “Non ha neanche importanza quello che diciamo noi o i nostri amici attivisti: l’unica cosa che conta è che l’ente forestale e quindi un’organizzazione governativa, ha denunciato la Città di Pola per aver abbattuto 100 alberi senza licenza dell’autorità competente, come previsto dal comma 1 dell’articolo 36 della Legge sul demanio forestale. La nostra posizione in questo caso è palese: la Città di Pola dovrebbe essere un modello di comportamento impeccabile nel rispetto delle leggi dello Stato e non un campione di abusivismo, cosa che sta facendo cercando cavilli legali su cui fare leva nel tentativo di accelerare il percorso dei propri proponimenti”.
Il taglio è fuori legge
La situazione è a dir poco bizzarra. Burba ammette, è vero, che il committente dell’opera, in questo caso la Città di Pola, ha dalla propria parte un permesso di costruire in piena regola e persino un decreto sul taglio, ma non è stata dotata di apposite “licenze” da richiedere presso il Ministero dell’Agricoltura, per cui la sede polese dell’Ente forestale ha sporto denuncia alla polizia, all’Ispettorato forestale e alla Procura di Stato. Insomma, fintanto che l’amministrazione cittadina non ha avuto anche l’ultima delle carte necessarie per abbattere gli alberi del Lungomare, il cantiere è da considerarsi fuori legge. “Lo scorso ottobre – prosegue Burba – i lavori hanno subito un arresto per questo preciso motivo, e anche se il motivo sussiste, i lavori sono ripresi. Tutto questo alla faccia del contenzioso che vede da un lato la Repubblica rivendicare una buona parte del territorio sul Lungomare diviso tra la Città di Pola e la Società Hotel Valkane che ha ‘ereditato’ i lotti destinati ad accogliere l’albergo omonimo con una privatizzazione presumibilmente illecita”.
Armati contro chi?
Il fatto che per riaprire il cantiere il committente dell’opera abbia ingaggiato un servizio di vigilanza con uomini armati dal capo ai piedi aggrava ulteriormente il triste quadro della faccenda – insistono i promotori della manifestazione di protesta in piazza Foro. Gli attivisti a Valcane non fanno altro che abbracciare gli alberi e non costituiscono assolutamente nessun pericolo per le maestranze e le macchine del cantiere. Anzi, per fermare gli illeciti hanno a disposizione solo il proprio corpo. Il sindaco, al contrario, si difende con le armi: ma di chi? A detta di Burba, il suo comportamento è semplicemente indegno e costituisce un pessimo esempio per tutti gli altri cittadini di Pola. Giustamente potrebbero chiedersi: se il sindaco infrange le leggi, perché dovrebbero rispettargli tutti gli altri? Quanto alle accuse che il sindaco ha rivolto di rimando al mittente – che cioè ogni azione di Istria verde e dell’Iniziativa civica non sarebbero altro che azioni politicamente motivate per servire i partiti avversari – Burba risponde: “Istria verde si batte per il Lungomare da 24 anni, dai primi tentativi di edificare a scapito della pineta in zona Valsaline ad oggi, a prescindere dai sindaci e dal potere in carica”. È vero: correva l’anno 2000 col sindaco Giancarlo Župić in sella quando gli attivisti si opposero alla lottizzazione della pineta oltre la soglia psicologica di via Nicolò Tommaseo. Dopo quell’episodio, il successore di Župić, Miletić, si è visto costretto a fermare ogni tentativo successivo di urbanizzazione della pineta del Lungomare.
Autocrazia e intimidazione
Ivana Nataša Turković dell’Iniziativa civica Lungomare si è unita alla manifestazione di protesta per ribadire intanto l’indecenza del fatto che ente locale non rispetti le leggi dello Stato e in secondo luogo l’incresciosità degli addetti alla security con pistole e giubbotti antiproiettile: “In una società democratica un simile comportamento è inaccettabile ed è certamente il sintomo del comportamento autocratico del sindaco, che ha fatto dell’intimidazione uno dei propri strumenti di lavoro. Non è possibile che la Città di Pola non ha facoltà di decidere sull’equipaggiamento della security che arruola. Se il servizio è pagato dai contribuenti, se i lavori sono stati commissionati dalla Città di Pola, è impensabile che Zoričić non abbia avuto proprio nessuna voce in capitolo”, ha concluso Ivana Nataša Turković, che a questo titolo ricorda il passo del Codice penale per cui “nella difesa della proprietà privata non è possibile ricorrere a una forza superiore a quella usata nella violazione della proprietà privata medesima”.
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