In pescheria prezzi… d’alta stagione

Il pesce pregiato è praticamente inaccessibile: le orate costano fino a 260 kune il chilogrammo

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In pescheria prezzi… d’alta stagione
Voglia di pesce? Occhio al portafoglio. Foto: DARIA DEGHENGHI

Una folla che somiglia a quelle d’agosto. Un fiume di turisti, tedeschi, italiani, olandesi, austriaci. Un mare di gente, anche in pescheria. L’alta stagione s’allunga per la gioia dei ristoratori, dei negozianti e degli affittacamere. Gli altri sembrano molto meno entusiasti, però. La signora Graziella dice che è tornata in pescheria per un giro di ricognizione dopo due mesi suonati: “Sono venuta a vedere se hanno abbassato i prezzi, ma ora vedo che sono sempre elevati. Pazienza, tornerò un’altra volta”. Una collega giornalista conferma le nostre impressioni: “Mai tanti turisti in città in settembre. E dire che l’alta stagione dura da aprile”. Sarà un bene? Certamente. Il PIL è alle stelle, le casse sono piene di euro, chi campa di turismo gongola. Ma l’altra faccia della medaglia? I prezzi della luce, dell’acqua, del gas, dei rifiuti? I prezzi del cibo? Basta osservare quelli in pescheria. Se mancano le sardelle e le acciughe, sono guai. Il pesce bianco pregiato costa un occhio della testa. Non c’è branzino d’allevamento che costi meno di dieci euro (75 kune) e anche quello è raro. Il pesce selvatico è praticamente inaccessibile: le orate costano fino a 260 kune il chilogrammo. Come permettersi un piatto di questo pesce a meno di essere pescatori di professione o perlomeno appassionati di pesca sportiva? Diciamocelo: è impossibile. Questi sono prezzi da ristorante, da alta stagione, da gente benestante. Chi campa di un salario da commesso o da benzinaio è tagliato fuori. Il pesce fresco è proprio la cartina di tornasole del ceto sociale: meno si guadagna, meno sono i piatti di pesce pregiato che si portano in tavola.

Vediamo l’offerta. A parte le orate selvatiche, anche quelle d’allevamento, proprio come i branzini, non sono poi molto più convenienti. Si va perlopiù dalle 85 alle 155 kune per chilogrammo, a seconda della pezzatura. Tanto. I calamari nostrani costano in media 160 kune il chilogrammo, le seppie costano meno, ma non sotto le 90 kune il chilo. Le sogliole e il tonno (o il salmone) a fette costano 140 kune, il pesce rospo 160, il rombo raggiunge le 190 kune. Per un chilogrammo di dentice occorre tirar fuori di tasca la bellezza di 220 kune. I crostacei e i frutti di mare non sono da meno: i gamberetti sono in vendita a 120 e le capesante a 160 kune il chilo. Tanto, tantissimo, troppo. Il mare più economico è rappresentato dai mitili (a 30) e gli scombri, ora in vendita a 60 kune il chilogrammo. Insomma… Chi ha voglia di pesce e non ha i mezzi per pagarselo, se la faccia passare.

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