Il Centro per l’inclusione sociale amplia la propria rete

L’associazione si è impegnata a ristrutturare, arredare e utilizzare per l’alloggio di persone con deficit intellettivo una casetta con cortile in via Coatto

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Il Centro per l’inclusione sociale amplia la propria rete
Una recente mostra nella Sala di lettura per anziani organizzata dal Centro per l’inclusione. Foto: DARIA DEGHENGHI

Con una decisione del sindaco dei giorni scorsi, la Città di Pola ha messo a disposizione del Centro per l’inclusione sociale una casetta di 34 metri quadrati con cortile (144 m2) in via Coatto senza scadenze e senza canone. Nel rilevarla, l’associazione si è impegnata a ristrutturarla, arredarla e utilizzarla per l’alloggio di persone con deficit intellettivo che in questa maniera vengono sottratte alla sistemazione in istituto. Si parla dunque di deistituzionalizzazione di categorie a rischio emarginazione ed è lo stesso processo per cui sta passando attualmente anche l’orfanotrofio, che entro la fine dell’anno adotterà il modello assistenziale esclusivo della casa-famiglia. Si parla insomma di istituire piccole unità assistenziali che imitano il nucleo familiare tipico di tre, quattro o cinque membri seguiti da un educatore-assistente-tutore. Ma la deistituzionalizzazione dei portatori di handicap intellettivo è tanto più complessa quanto più sono esigenti e duraturi i bisogni dell’utenza, condizionata da disabilità permanente e scarsa autonomia sul lungo periodo. Il bambino che lascia la casa-famiglia dopo gli studi potrà lavorare, sposarsi, mettere su casa e procreare, mentre questo non avviene quasi mai nel caso di disturbi tipici della disabilità intellettiva. Tuttavia l’alloggio extra-istituzionale, la piccola comunità che simula la famiglia, fosse pure una famiglia d’adozione, è sempre una condizione di vita migliore rispetto a quella dell’istituto.

Avuta la casa, occorre ristrutturarla…
Foto: FACEBOOK.COM/CENTAR.PODRSKE

La sistemazione va pianificata
Abbiamo chiesto precisazioni a Marko Perkov, il presidente dell’associazione, che ci racconta: “È ancora presto per dire quanti e quali tra i nostri soci andranno ad abitare in via Coatto perché abbiamo ritirato le chiavi di casa soltanto ieri (l’altro ieri per chi legge, n.d.a) e non abbiamo potuto fare altro se non constatare la sua assoluta inabitabilità: ora dobbiamo svuotarla delle suppellettili degli inquilini precedenti, dobbiamo ristrutturarla e arredarla, renderla funzionale, e poi si vedrà di pianificare una nuova sistemazione in base ai criteri fissati dalla legge, ma anche in armonia con quelle che sono state le nostre esperienze sin qui maturate. Finora abbiamo dato alloggio a 21 assistiti in 7 comunità abitative condominiali. Se mi chiede delle spese, si tratta di un programma sostenuto in larghissima parte dal Ministero delle Politiche sociali e in misura minore dall’amministrazione cittadina con importanti contributi europei”, ci spiega Perkov e aggiunge che questo tipo d’assistenza dovrebbe essere assicurata anche ai fruitori domiciliati in altre località istriane come Parenzo, Pisino e Albona. Inutile spiegare oltre la necessità.

… e arredarla: il fai-da-te è una parte importante della terapia occupazionale.
Foto: FACEBOOK.COM/CENTAR.PODRSKE

L’indipendenza abitativa
L’indipendenza abitativa è uno dei diritti umani fondamentali secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità di cui la Croazia è firmataria. Per usare le parole di Perkov, “tutti vorrebbero vivere come noi che abbiamo una casa, e non in un istituto, per cui la società ha l’impegno di soddisfare questo loro bisogno”. Per farlo ci vogliono innanzitutto le abitazioni, ma non basta. Il personale richiesto include anche psicopedagogisti, educatori, badanti, infermieri, tecnici.

Una delle case-famiglia gestite dal Centro per l’inclusione.
Foto: ACEBOOK.COM/CENTAR.PODRSKE

Un centinaio di assistiti
Per non campare di soli aiuti ministeriali e dei modesti aiuti degli enti locali, il Centro per l’inclusione sociale si è rimboccato le maniche in cerca di finanziamenti aggiuntivi. L’europrogetto denominato “Sviluppo, diffusione e potenziamento dei servizi sociali extra-istituzionali del Centro per l’inclusione sociale”, che dura dal 25 ottobre del 2021 e si concluderà il 25 ottobre del 2023, vale otto milioni di kune (esattamente 7.992.664,68 kune), con l’85 per cento del bilancio assicurato dall’UE tramite il Fondo sociale europeo, e una parte minore (il 15 per cento) coperta dal governo croato. Quanti sono o saranno i beneficiari degli investimenti? Gli assisti sono circa un centinaio, ma soltanto una ventina sono alloggiati in comunità abitative organizzate. Gli altri partecipano alle attività diurne, ai laboratori, alle gite, ai raduni… In realtà la comunità abitativa assistita è un servizio di cui il disabile avrà bisogno soltanto in età matura, e spesso solo in età avanzata, dopo la morte o l’impedimento dei genitori. Fintanto che vive nella famiglia d’origine, l’assistito può concedersi il lusso di frequentare unicamente il Centro diurno, che garantisce attività assistenziali e psico-sociali come l’animazione, la terapia occupazionale, la socializzazione…

Insieme è meglio.
Foto: FACEBOOK.COM/CENTAR.PODRSKE

Maggiore responsabilità
La comunità abitativa è sempre solo un’ultima tappa e consiste, come si è detto, nella sistemazione in appartamenti condivisi tra due, tre o quattro fruitori capaci di autogestirsi sotto la supervisione di uno o più specialisti, ma comunque in grado di badare all’igiene e condurre una vita decorosa e rispettosa degli altri membri della comunità. In case così assortite gli inquilini devono occuparsi della pulizia dell’appartamento, della cucina, della spesa e dell’alimentazione, insomma di tutte le mansioni individuali e collettive che costituiscono la base della vita civile. Certamente non sono mai lasciati a sé stessi, ma sono anche in grado di occuparsi di sé stessi con maggiore iniziativa e responsabilità e i risultati sono sempre migliori di quelli conseguiti in un istituto.

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