All’hospice il Centro per affetti da Alzheimer e demenze senili

«Agli assistiti si continuano a prestare trattamenti loro indispensabili: degenza, cura, assistenza medica, alimentazione adeguata e quant’altro, spiega la direttrice dell’«Alfredo Stiglich» Doris Ivanković

0
All’hospice il Centro per affetti da Alzheimer e demenze senili
L’edificio in Grega non è più disabitato: ospita gli affetti da Alzheimer e altre demenze senili. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Si potrebbe temere e credere che i ladri abbiano fatto irruzione nell’edificio del Centro di cure palliative in zona Grega. Quasi in piena notte, nel suo interno è movimento. La struttura è illuminata a giorno e sembra quasi un’attrazione architettonica con le sue forme lineari e moderne dentro alla quale gli le persone hanno finalmente fatto il loro ingresso. Erra chi pensa che il servizio assistenziale alle persone in fin di vita sia stato finalmente avviato. L’impegno per una diversa sensibilità, e concretezza, nei confronti del dolore e della qualità della vita nelle fasi finali di una malattia inguaribile non sta ancora dando i suoi frutti tanto attesi. Se negli anni del Covid, l’edificio era stato utilizzato quale centro vaccinale, ora è stato messo in funzione di Centro per affetti da Alzheimer e altre demenze senili. È in atto quanto annunciato dalle autorità regionali al momento della sottoscrizione del contratto per la ristrutturazione logistica dell’anzidetto Centro operante in via Mažuranić, nell’ambito della Casa degli anziani Alfredo Štiglić, che dati i lavori in corso è stato trasferito a quest’indirizzo di via Santorio Santorio, da utilizzare come sede provvisoria. Da quanto confermato dalla direttrice Doris Ivanković, si abiterà qui per mesi e mesi, fin quando non si riusciranno portare a termine i lavori. “Nulla cambia in quanto a servizi. Agli assistiti si continuano a prestare le cure e trattamenti loro indispensabili: degenza, cura, assistenza medica, alimentazione adeguata, mantenimento dell’igiene personale e dell’ambiente, tutela dei diritti e degli interessi. Abbiamo già ultimato il trasferimento sia delle persone sia di tutti gli strumenti, attrezzature e mobili necessari”. La dimora provvisoria in queste stanze nuove di zecca per una superficie complessiva di 1.259 metri quadrati è adesso riservata a 17 anziani in sistemazione permanente, mentre un posto è sempre disponibile per un servizio d’assistenza a tempo determinato (60 giorni) in quei casi quando non è temporaneamente possibile assicurare un’assistenza adeguata nei domicili o in altre situazioni d’emergenza che non si possono gestire altrimenti.

Una soluzione ottimale
La soluzione si rivela ottimale per una sede che versa vuota e quasi inutilizzata da ben tre anni. Ricapitoliamo. Nel lontano novembre 2018, l’ex ministro allo Sviluppo regionale e i Fondi UE Gabrijela Žalac aveva simbolicamente collocato la prima pietra per la costruzione dell’hospice. Nel dicembre del 2020, le maestranze dell’impresa albonese De Conte, ingaggiate nella costruzione del Centro residenziale di cure palliative a Pola nei pressi dell’Ospedale, avevano terminato il lavoro per rendere fattibile quanto prima l’inaugurazione di strutture pronte a dedicare attenzione alla dignità del convivere con la condizione di malato terminale umanizzandone i percorsi assistenziali. Allora era andato a frutto un investimento computato ancora in kune, per un ammontare di 16 milioni. Dieci erano arrivati dallo Stato, da fondi europei dal Programma operativo di concorrenza e coesione 2014-2020, ottenuti tramite la Città e la Regione e sei erano i milioni di contributo della Diocesi di Parenzo-Pola. Si diceva che sono passati tre anni, ma quello che dovrebbe essere il primo Centro di cure palliative istituzionalizzato in Regione, un centro residenziale con 14 posti letto, pianificato per diventare un punto di riferimento nella rete delle cure palliative istriane, non esiste ancora nonostante le necessità della quarta età.

Hospice, una corsa ad ostacoli
Gli ostacoli che sembrano aver frenato e continuano osteggiare questo progetto, non sono sicuramente quelli legati alla parte edile quanto a quella amministrativo-legale. Si ricorderà che prima c’era stata la questione della ritardata nomina del vescovo della Diocesi di Parenzo-Pola, poi, lo scorso marzo, a insediamento avvenuto di monsignor Ivan Štironja, si era riaccesa la speranza di veder concordata la faccenda della (co)fondazione dell’istituzione che si sarebbe dedicata alle cure palliative (cui è stato conferito il nome del beato Miroslav Bulešić), come quella relativa alle modalità dirigenziali e di gestione. Tutta una serie di incontri di lavoro tra Diocesi, Regione, Città e altri soggetti coinvolti non hanno tuttora contribuito a smuovere le acque. A suo tempo, dalle pagine ufficiali del vescovado era stata fornita una spiegazione sul perché di tanto ritardo: questione di carte in regola e di complessità burocratiche, per cui i promotori del progetto non intendono incappare in errori, ma completare la procedura di fondazione del Centro perfettamente in armonia con le norme vigenti. Quanto al resto – fase finora raggiunta nel processo di fondazione dell’istituzione nella fornitura di arredi, nell’impiego di quadri medico-sanitari, di accoglienza dei primi assistiti – nulla è dato a sapere e nulla si fa trapelare. Stando ai vecchi intenti dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto hospice, la parte burocratico-organizzativa andava assolta in contemporanea con l’opera di costruzione edile. Valutando la situazione in base alla dinamica procedurale e alla necessità di elaborare una documentazione considerata esigente, invece, lo stesso vescovo Ivan Štironja aveva espresso i propri dubbi di poter inaugurare il Centro entro la fine del 2023, nonché ventilato la possibilità di demandare tutto per il 2024.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display