I bambini scoprono la vita preistorica

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I bambini scoprono la vita preistorica

Attenzione! La tribù è in pericolo, la speranza è quasi persa e la fine sembra avvicinarsi inesorabile. Lo stregone annuncia che il dio dei fulmini è incollerito. E allora, tutti al riparo in caverna, quella simulata dal Museo archeologico istriano di Pola per la mostra “La preistoria nelle mani” allestita alla Chiesa-Galleria dei Sacri Cuori. Il bello è che gli “stoneager”, alias i bimbi della Sezione Delfini della scuola materna in lingua italiana Rin Tin Tin, guidati da due capotribù, che sanno il fatto loro – le educatrici Serena Sirotić e Xenia Dajčić – hanno provato brividi da fifa didattica nell’ambiente dei trogloditi e scoperto, che a fare la nanna in quelle condizioni e senza fiaba concilia-sonno in TV, è davvero scomodo. Il Servizio della scuola museale, coordinato dalla responabile Giulia Codacci Terlević, ha giocato un tiro mancino e fatto fare un tonfo plurimillenario (se non milionario), nel mondo a digiuno di automobili, frigoriferi, fornelli, gas ed elettricità. Ma come facevano a fare la pipì sotto la pioggia, quando la grotta dell’era, ancora glaciale, era l’unico ambiente di soggiorno tribale? È la domanda del sapientone del gruppo. Banale la soluzione: pazienza e… doccia. Tanto peggio se nel più profondo paleolitico, il fuoco non era ancora diventato patrimonio della civiltà.

Cultura accessibile a tutti
Aprendo la porta del paese dei cavernicoli, le guide, curatrici museali Andrea Sardoz e Đeni Gobić Bravar, hanno concesso la libertà di toccare con mano la vita preistorica e di godersi appieno quello che è il maggior pregio dell’esposizione realizzata nell’ambito del progetto europeo Come In, che rende la cultura accessibile, visibile, tattile anche alla categoria dei disabili. L’ingresso nella preistoria ha concesso di fare visita ai manichini che simulano l’età della caccia e pesca, per capire che quel signore vestito con pochi pezzi di pelle, con una folta barba e una lunga lancia non è un “selvaggio”, ma semplicemente l’uomo che non ha ancora imparato a coltivare la terra, non ha ancora rinchiuso un animale in gabbia, ma sa solo ascoltare i suoni della natura e catturare l’attimo fuggente. Passando in rassegna l’era delle stirpi neolitiche, la loro vita più progredita, entro abitacoli rudimentali, attrezzata di arnesi più pratici e di primo vasellame dalla fattura grezza, si è attraversata anche la necropoli con le sue tombe a tumulo, le urne cinerarie, la sepoltura dentro l’abitazione.

Lo sbarco a Nesazio
Fatti gli scongiuri: gli scheletri (perfetti), non sono veri, ma di plastica. Da Lisignano, fino al colle di Moncodogno e poi la discesa verso il salone di moda nel tardo preistorico (età dei metalli), a provare come si fa a tessere una coperta (ruvidissima), a vedere come si cucivano i primi vestiti di migliore fattura, dove si ricavava la materia prima per i monili anche unisex (uguali per uomo e donna). Poi lo sbarco a Nesazio, a scambiare per uno strano “culetto” la scultura bicipite con i due volti delle emozioni (felicità-tristezza), a scrutare con occhi sgranati il simbolo del potere propiziatorio costituito dai ciondoli e dagli amuleti raffiguranti il re cavallo. Salendo al primo piano, a fianco del magnifico colonnato della Chiesa Sconsacrata dei Sacri Cuori, tutti a imitare le decorazioni delle situle bronzee della città histrica, riflettendo in particolare su quella raffigurante la scena della battaglia marittima (esperti in questo i “pirati” di re Epulo). In questo caso, si è lavorato a sbalzo su lamine, creando ognuno i propri reperti archeologici. Addio ingenuità. Una volta arrivati a casa, i saputelli spiegheranno ai nonni che i dinosauri e gli uomini non si sono mai incontrati, che non siamo la progenie di Adamo ed Eva cacciati per colpa di una mela, ma discendenti di una tribù di persone che un giorno hanno deciso di andare più in là nell’orizzonte.

Calendario quasi pieno
L’accortezza del servizio didattico museale ha architettato più viaggi agli albori della civiltà, nella protostoria ancora analfabeta, proponendo laboratori in serie non solo di lavorazioni a sbalzo, ma anche di manifattura per produrre oggettini in ceramica ed argilla, della tessitura e cucitura primordiale facendo uso di prototipi di aghi e ditali. Gli asili e le scuole stanno prenotando in massa le proprie visite da compiere nei mesi a venire. L’anno pedagogico-scolastico è iniziato da poco più di un mese ed ha già attirato cinque comitive prescolari, 6 nutriti gruppi di scuola, 8 sezioni di scuola media-superiore, inclusi gli studenti di storia e di archeologia dell’Ateneo polese. Calendario quasi pieno fino a gennaio, quando la mostra dovrà chiudere i battenti. Spazio anche per visite guidate e laboratori a misura di adulti, che però si annunciano con scarsità. In ogni caso, l’esposizione, inaugurata alla fine di agosto è già stata osservata con molto interesse da 4.695 visitatori.

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