Rovigno. Le barche e le vele di Antonio Macchi: Testimonianza di una metamorfosi

L’argomento è stato elaborato dal prof. Libero Benussi nel Centro multimediale

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Rovigno. Le barche e le vele di Antonio Macchi: Testimonianza di una metamorfosi
La conferenza al CMM. Foto: ROBERTA UGRIN

Il Centro multimediale cittadino ha ospitato la conferenza intitolata “Le barche e le vele nel mondo pittorico di Toni Macchi”, svolta dal prof. Libero Benussi, che si è soffermato su come siano cambiate le imbarcazioni e le vele tipiche dell’acquatorio rovignese a partire dal 1900 fino ai giorni nostri, facendo riferimento alle tele del maestro Antonio Toni Macchi (1887-1991), artista autodidatta che nei suoi quadri dipinse le vele appartenenti alla sua epoca.

Con una serie di proiezioni delle suggestive vedute del porto di Rovigno, raffigurate da “sior Toni”, il pubblico si è lasciato trasportare lungo le rive di Sottolatina, a Punta San Nicolò, nella piazza centrale e sul molo piccolo, riscoprendo dettagli minuziosi del ricco opus delle vele al terzo dipinte e decorate con particolare cura e creatività dai rovignesi.
Il porto con i suoi “batei”, “topi”, bragozzi, trabaccoli, batane e barchini, creava un ambiente vivace attorno al quale ruotavano mestieri e lavori legati al mare. La vela è sempre stata il simbolo più appariscente del bragozzo chioggiotto, un’imbarcazione caratteristica spesso rappresentata dal Macchi, che le dipinse usando i colori più facilmente reperibili ai suoi tempi: l’ocra, il rosso mattone, il nero, a volte l’azzurro, il verde e il marrone; colore in polvere, che veniva sciolto in acqua di mare. Non mancavano le decorazioni che abbellivano gli scafi delle barche dei pescatori costruite in faggio precotto, le quali venivano benedette dal sacerdote con l’acqua santa in occasione della Festa dei Santi Pietro e Paolo nel mese di giugno. A testimonianza di tale momento religioso, una foto in bianco e nero del 1937 della Regata di barche tradizionali con vela al terzo o latina.
Durante la serata sono state inoltre proiettate fotografie e cartoline di Rovigno raffiguranti batane coperte e quelle con albero maestro, usate come imbarcazione d’appoggio per la pesca, tra le quali la “Saturnia”, la più grande mai costruita a Rovigno, lunga otto metri e mezzo, la “Risorta”, con la sua vela degli anni ‘30 siglata “R68” e la “Luigia”, del 1936.
I motivi dipinti sulle vele di regola rappresentavano fiori a cinque o sei petali, le iniziali del proprietario dell’imbarcazione, ma anche scene di vita quotidiana, come ad esempio un parrucchiere intento a pettinare una ciocca di capelli, oppure San Giorgio che uccide il drago, motivo che però, come spiegato dal relatore, non riaffiora nei ricordi dei pescatori rovignesi. La ricerca scientifica svolta dal prof. Libero Benussi è racchiusa in un catalogo schematico delle vele al terzo usate dal popolo marinaro rovignese.

Il prof. Libero Benussi.
Foto: ROBERTA UGRIN

A concludere la serata, l’analisi di un’opera con tracce d’avanguardia: il quadro dipinto dal maestro Macchi su commissione nel 1981, che raffigura il porto in bonaccia con alcune barche ancorate, una riva deserta, una Torre dell’orologio spogliata del suo leone marciano, in un gioco di sole con la luna sopra un mare in tempesta al largo di Rovigno. Dulcis in fundo, un omaggio in dialetto rovignese dedicato alla bellezza intangibile che traspare da ogni tela del “sior Macchi”.
L’evento è stato organizzato dalla Comunità degli Italiani “Pino Budicin”, il cui vicepresidente Matteo Tromba ha colto l’occasione per annunciare l’appuntamento di mercoledì prossimo, fissato per le ore 19 negli spazi del CMM, che andrà a concludere il ciclo degli eventi di marzo svolti nella cornice della mostra dedicata alle opere di Macchi, allestita dalla CI rovignese in collaborazione con l’Associazione artistico-culturale “Giusto Curto”. Infatti, il 29 marzo, verrà presentata la monografia “Rovigno, una città modellata dal mare”, opera a tre mani, sviluppata intorno alle fotografie suggestive scattate da Igor Zirojević insieme a Nicolò Sponza e Silvio Forza, rispettivamente autore del testo e redattore della monografia, che presenteranno al pubblico l’identità della città, partendo dalla premessa che Rovigno, come l’ha definita Eligio Zanini, sia “un angolo di paradiso”.

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