Olive? Tante e buone ma mancano i frantoi

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Olive? Tante e buone ma mancano i frantoi

UMAGO | Siamo ormai nel pieno della stagione della raccolta delle olive, ma purtroppo non tutto va per il verso giusto. Infatti, ci sono molti problemi legati alla produzione dell’olio extravergine legati non alla quantità di olive raccolte, bensì alla mancanza di oleifici in grado di elaborarle tutte. Quelli dell’Umaghese sono piccoli, con capacità molto limitate, motivo per cui i produttori sono piuttosto insoddisfatti. Quella che poteva essere una buonissima stagione, sia per quantità che per qualità, si sta rivelando (in parte) una delusione. L’olio è eccellente, ma l’incapacità di elaborare l’oliva in giornata sta causando parecchi disagi ai produttori. Per capire meglio l’entità del problema, abbiamo interpellato Flavio Kmet, presidente della associazione olivicola “Maslina – Ulivo” di Umago.

In viaggio verso Capodistria…

“Mentre stiamo parlando, mi sto recando a Capodistria per portare lì le olive affinché possano essere lavorate in giornata – ci ha detto –. La stagione è ottima, ma i frantoi dell’Umaghese hanno capacità limitate, il che comporta lunghe attese. Il malcontento fra i produttori è grande, anche se il frutto è ottimo e l’olio prodotto eccellente”.
“Oramai abbiamo centinaia di migliaia di olivi e servono oleifici capaci, più grandi, in modo da fare la molitura in giornata – ha proseguito –. Non va meglio nemmeno nei Comuni limitrofi. Per fortuna c’è Capodistria… Il problema è più grande di quello che sembra, perché ora serve anche piazzare l’olio e per farlo ci vuole una cooperativa a livello regionale. Abbiamo mercati ancora tutti da esplorare, come il Giappone, interessato al nostro olio, ma singolarmente si può fare ben poco. Le rese sono buone, la qualità eccellente, ma i problemi citati li dovremo affrontare quanto prima”.

I turni e le prenotazioni

“Oggi quasi tutti coltivano degli olivi nei propri orti e giardini – ha aggiunto Flavio Kmet –. Portano al frantoio appena 100-200 chilogrammi di olive e questo comporta una perdita di tempo, a danno dei grossi produttori. In caso di maltempo è anche peggio, perché poi saltano i turni (per la molitura è necessario prenotare il frantoio anche con 6-8 giorni d’anticipo). Ad ogni modo, per quanto riguarda la molitura le cose potrebbero andare molto meglio, ma a frenarci c’è la mancanza di frantoi più capaci, perché gli olivi ora sono in piena produzione e di olive ce ne sono davvero tante”.

Una politica mirata

Premesso che il settore agricolo non comprende soltanto la coltivazione degli oliveti, ma anche la viticoltura e la produzione di pomodoro e tante altre colture ancora, diremo che si tratta di prodotti estremamente quotati grazie al microclima favorevole e alla tradizione secolare. Olio, vino e pomodoro sono le ciliegine sulla torta di una politica che negli ultimi 25 anni ha prodotto enormi risultati e che alla fin fine potrebbero essere ancora migliori.
Grazie alla formula adottata oltre una ventina di anni fa e che prevedeva l’acquisto di nuove piante d’olivo con il contributo della Regione istriana (un terzo), delle autonomie locali, Comuni e Città (un altro terzo) e degli agricoltori (l’importo residuo) è stato possibile acquistare e piantare milioni di olivi che oggi sono in piena produzione.

Sempre ai vertici

“La nostra associazione è stata fondata 14 anni fa e conta 220 produttori con 250mila piante su mille ettari di oliveti – ha precisato Kmet –. I risultati che abbiamo conseguito sono eccezionali, perché il nostro olio è sempre ai vertici di tutte le graduatorie e fiere sia nazionali che mondiali. Di ottimi produttori ne abbiamo molti, come ad esempio Enio Zubin, che assieme alla sua famiglia, con il suo ‘Oio de Buscina’, ci ha portato a livelli mondiali, nella categoria monovarietale. Poi ce ne sono molti altri che sono stati inseriti nella prestigiosa guida ‘Flos Olei’. Però si poteva fare meglio. Non nell’oliveto, ma a livello di promozione e tutela a livello statale”. Infatti, c’è un DNA da difendere…

Carbonera, questione di DNA

“Pensate che la Carbonera, Carbonazza o Črnica, ha origini molto antiche in questa zona, ma quando abbiamo cercato un supporto diretto per dimostrare il DNA di questa varietà, è venuta a mancare la sensibilità politica per finanziare il progetto con una somma di circa 150mila kune – ha voluto puntualizzare Flavio Kmet –. Abbiamo una cultura olivicola millenaria. Basti pensare ai resti dell’antichissimo frantoio ritrovato appena dietro alla chiesa di Umago. Una cosa di cui pochi al mondo si possono vantare. Ma per mancanza di fondi, quel frantoio è stato nuovamente sepolto sotto alla ghiaia. Nel caso del DNA della Carbonera o Črnica, la politica ci ha sbarrato le porte e per questo motivo affermo che Umago avrebbe dovuto fare molto di più. È un atto moralmente dovuto, visto che abbiamo conseguito davvero risultati eccezionali. Sempre a proposito di questa varietà, era ed è nostra intenzione svilupparla con il suo DNA in modo da tramandarla alle future generazioni e donare, diciamo 300 piante anche alle scuole”.

Una realtà importante

Marco Oreggia, curatore ed editore della guida olivicola “Flos Olei”, aveva detto la scorsa primavera, in occasione della presentazione della guida, una cosa che vale la pena ripetere: “L’Istria è una realtà importante a livello internazionale. Sta dimostrando una grande costanza e un aumento delle potenzialità. Voi produttori siete gli interpreti della qualità nel mondo, siete già presenti in 80 nazioni, ma aumenta l’interesse anche di Cina, Singapore e Taiwan”. Già, però ora mancano i frantoi…

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