Mancanza di manodopera: l’economia arranca

Non c’è settore che non si lamenti. Urge un’azione mirata per ovviare al problema

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Mancanza di manodopera: l’economia arranca

Negli ultimi anni l’economia è profondamente cambiata. Possiamo dire che oggi, chi ha un lavoro fisso è davvero fortunato. Nel mondo che cambia velocemente e l’economia che arranca, i problemi non mancano, né nelle imprese né nelle famiglie. Purtroppo, centinaia, migliaia di persone devono fare i frontalieri oppure trasferirsi all’estero.

 

Con quale risultato? Soltanto poche dichiarazioni che abbiamo raccolto bastano e avanzano per fare il punto della situazione. Scomparse le famiglie di pescatori e contadini che avevano molti figli, ora le cose sono cambiate.

Pesca e agricoltura

Il pescatore Ezio Kocijančić, per esempio, concorda con il presidente del Gruppo d’azione locale per la pesca (FLAG) Danilo Latin. “In questo momento – dice – mancano, per ogni barca impegnata nella pesca, da uno a due persone… Ma mancano anche meccanici ed elettricisti per riparare i guasti. Le barche sono continuamente in moto, si lavora sempre, i guasti si verificano e per le riparazioni bisogna aspettare anche diversi giorni”.

Ezio Kocijančić

Se diciamo che ci sono almeno cento barche da pesca, allora il conto è presto fatto. Mancano anche idraulici, camerieri, cuochi, cameriere d’albergo, badanti e almeno una decina di altri profili professionali.

L’agricoltura, forse, sta anche peggio, come ci ha detto Dario Makovac, presidente dell’Associazione agricola di Umago. “Nei mesi estivi – ammette – servono centinaia di persone che vengono assunte con contratto stagionale. Un problema grave per il nostro settore. Come cerchiamo di superarlo? Per esempio, acquistando macchinari per la vendemmia, in modo da ridurre l’impiego umano. È lo stesso per gli altri settori, dalla raccolta del pomodoro alla raccolta della cipolla, ecc. Le macchine sostituiscono molti operai, ma nonostante questo ne servono decine e decine. La gente è sempre meno propensa a lavorare nei campi, dunque si usano le macchine, ma non sempre queste possono sostituire la mano dell’uomo. Per una macchina che raccoglie cipolla o patate servono comunque diversi operai”.

Dario Makovac

Tanti mattoni, poche mani

In campo edilizio le cose non vanno meglio. Certo, i grandi investimenti, che costano decine e decine di milioni di dollari, vanno avanti, ma con manodopera importata da altri Paesi. Oggi i bandi di concorso, per esempio, sono internazionali e non è un caso se un ponte viene fatto dai cinesi e il depuratore di Umago da sloveni o da manodopera di altre nazionalità. La realtà è questa.

Dunque, mancano operai per l’agricoltura, la pesca, l’edilizia, l’imprenditoria, il turismo. Il problema è serio e si guarda sempre insistentemente alla manodopera straniera. Decine e decine di operai africani sono stati già ingaggiati da una ditta che si occupa d’edilizia. Il problema è anche la lingua, ma chi ha bisogno di lavoro l’impara presto. Croati e bosniaci oggi preferiscono altri lidi, se ne vanno in Germania, Italia, Austria, dove sono ricercati perché lavorano bene. Nella stragrande maggioranza dei casi si cercano stagionali per 4-6 mesi; nell’edilizia a lungo termine, idem per la pesca, mentre l’agricoltura cerca gente per la raccolta delle patate, della cipolla, del pomodoro e per la vendemmia. Pochi mesi, per un guadagno limitato, ma che per chi è senza lavoro può significare il pane.

Anche l’edilizia ha bisogno di operai specializzati

Forza lavoro dall’estero

Stiamo andando sulle orme della Germania e dell’Italia, dove la manodopera scarseggia da molti anni e dove gli stranieri si sono fatti strada. In pochi anni succederà anche da noi, nonostante le quote fisse già imposte dal governo. Le associazioni di categoria da anni segnalano la mancanza di manodopera, ma in pochi le ascoltano. Mancano inoltre scuole professionali, quelle per l’avviamento al lavoro, le triennali, che danno un diploma da utilizzare subito. E quando ci sono, mancano gli studenti, perché sempre meno giovani vogliono fare i falegnami, i muratori, i piastrellisti, i meccanici, gli elettricisti, i camerieri, i cuochi: la lista è davvero lunga. In estate è ancora più difficile, perché si lavora di più e con il caldo.

Soltanto ora ci si accorge di quanto, fino a trent’anni fa, erano importanti gli stagionali della Slavonia, della Bosnia ed Erzegovina, della Macedonia, ecc. Gente che veniva ingaggiata e che era anche ben pagata, al punto da rimanere a Umago e farsi una famiglia. Dunque, che fare? Mentre la Città ha già predisposto alloggi e agevolazioni per gente qualificata (e qui si pensa ai medici, al personale paramedico, agli agenti di Polizia ecc.), per gli stagionali le cose stanno diversamente. Gli alloggi costano, anche tanto, a Umago e il risultato è che la paga stagionale non copre spesso le spese. Dunque, in futuro di questo argomento bisognerà parlare apertamente, a Umago come nel resto della Croazia.

Sono molti i frontalieri che lavorano in Italia

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