«Liriche Istriane». Raccontare il passato

Il primo libro di poesie di Giorgio Tessarolo è stato presentato nei giorni scorsi nell’ambito di un programma organizzato nella sede della Comunità degli Italiani di Buie

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«Liriche Istriane». Raccontare il passato
Rosanna Bubola e Giorgio Tessarolo. Foto: ERIKA BARNABA

“Liriche Istriane” di Giorgio Tessarolo è un volume di poesie che, dietro la sua copertina che presenta una veduta di Buie, cela tratti di storia e di vissuto che parlano di persone attraverso sonetti, endecasillabi e rime. Un volume che contiene due raccolte di poesie, “La mia gente, la nostra storia” e “Pennellate Istriane”, che l’autore ha presentato al concorso letterario “Gen. Loris Tanzella” organizzato dall’ANVGD di Verona e che sono state premiate, la prima nel 2014, con una menzione d’onore e, la seconda nel 2016, con una menzione d’onore speciale. Dopo i saluti di accoglienza al pubblico e alle autorità che hanno presenziato alla serata, tenutasi presso la Comunità degli Italiani di Buie, la presidente del sodalizio, Lena Korenika, ha rivolto parole di gratitudine a Rosanna Bubola, per l’organizzazione della serata, come pure a Giorgio Tessarolo quale “autore di questo capolavoro”. Presenti in sala il vicesindaco della Città di Buie, Corrado Dussich, la soprintendente ai beni culturali per l’Istria, Lorella Limoncin Toth, la viceconsole d’Italia a Buie, Giuseppina Rajko, e la preside della Scuola media superiore italiana “Leonardo da Vinci” di Buie, Irena Penko.

In arrivo un’altra opera
Quindi, come definito da Rosanna Bubola, pure nel ruolo di presentatrice, “Liriche Istriane” è il primo libro di poesie di un “poeta non poeta”, un pretesto per raccontare la nostra storia in maniera equa in quanto sta nella verità e cerca di spiegare la memoria storica degli appartenenti a qualsiasi etnia, parlando di tutte le persone e dei luoghi di questo particolare momento storico. Come spiegato, questo libro nasce per ripicca, dopo aver sentito, circa una decina di anni fa, due negazioniste affermare dei “pensieri inascoltabili e non veri”. Questo sdegno ha fatto sì che Tessarolo iniziasse a scrivere: “Ho cercato di essere obiettivo, conformemente a quello che è il mio atteggiamento, di essere bravo nell’esprimere gli eventi per quelli che erano, nella verità, pur sapendo che è difficile”, ha rilevato Tessarolo spiegando come la prima raccolta, quella un po’ più dura, intitolata “La mia gente la nostra storia”, parla proprio dei fatti, della guerra e dell’immediato dopoguerra, mentre la seconda, intitolata “Pennellate istriane”, è invece un po’ più paesaggistica, culturale, con riferimenti ad alcuni personaggi importanti dell’Istria, a paesaggi e a eventi geografico-storici.
“Un anno fa ho iniziato a fare un’altra raccolta, sempre sulle tematiche istriane, un’evoluzione. Contiene poesie legate a eventi importantissimi, come il 10 febbraio 1947, il plebiscito, il trattato di Osimo, ma altre invece dedicate agli aspetti pittorici delle località istriane, che invierò al concorso per il premio ‘Tanzella’”, ha concluso Tessarolo rilevando quest’anteprima. Con la prefazione di Franco Fornasaro e un CD contenente un video realizzato nelle riprese, nella direzione fotografia e nel montaggio da Marco Tessarolo, che firma pure i testi illustrativi delle poesie, il volume è edito dall’Associazione delle Comunità Istriane ed è stato realizzato con il sostegno finanziario in applicazione della Legge statale 16 marzo 2001 n.72 “Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”. Una serata che prima della lettura delle poesie ha visto una premessa introduttiva al libro, un dialogo tra l’autore e la presentatrice: “Voglio presentarlo parlando di lui con lui, perché mi ha affascinato la sua storia. Al dottor Tessarolo, figlio di esuli, mamma di Valdarsa e papà di Buie, non davano la speranza di diventare dottore quando era piccolo in quanto si viveva un periodo dove si veniva incastrati in uno stereotipo, ma lui ce l’ha fatta”, ha rilevato la Bubola. Il volume difatti esprime una dedica nella pagina iniziale “Ai miei genitori, Aurelio e Ida, con amore e gratitudine”.

I luoghi di dolore
“Mio papà, dopo la guerra, venne a Trieste, dove incontrò mia madre e si sposarono. Noi non siamo mai andati in un campo profughi in quanto mia madre era una donna molto orgogliosa e non poteva immaginare di vivere in un luogo con l’assenza della privacy e quindi preferì vivere in subaffitto da una signora che aveva conosciuto, molto generosa, proprietaria di un intero stabile. Alla scuola, che preparava gli studenti per il liceo o l’avviamento professionale o commerciale industriale per indirizzarli al mondo del lavoro, vi era un professore estremamente classista e pensava che io, essendo figlio di un operatore ecologico, dovessi, per forza di cose, prepararmi al lavoro”, ha raccontato l’autore, confermando poi lo stupore del professore quando venne a sapere che era riuscito a iscriversi alle medie grazie anche alla preparazione dai figli ormai liceali della signora dalla quale la sua famiglia era in subaffitto.
“Questo ragazzo che si è fatto da solo è diventato alla fine direttore centrale dapprima della Formazione Professionale e in seguito, per oltre tredici anni, delle Relazioni Internazionali e Comunitarie della Regione Friuli Venezia Giulia. Un’altra parte della sua vita invece, quella della divulgazione della nostra storia, è quella dove egli entra in contatto con l’Associazione delle comunità istriane e inizia, una volta in pensione, ad andare per le scuole, per le Comunità e per le altre associazioni a raccontare la nostra storia”, ha concluso la Bubola.
Ogni poesia ha una parafrasi e una prefazione storica per coloro, in particolare i più giovani, che non conoscono la storia. Nel corso della serata sono state lette nove poesie. Tra queste ultime, “A Norma Cossetto”, dedicata alla memoria di colei che è divenuta il simbolo del martirio delle popolazioni istriane italiane per le sofferenze patite sia nell’autunno del 1943 che alla fine della guerra, dalla primavera del 1945 in poi, come pure “Vines”, che parla della frazione di Albona, situata a pochi chilometri dal capoluogo, e della foiba che si trova nelle vicinanze dell’abitato. Sono seguite “Pola 1947”, “Fiume”, ma anche “Cave Cise”, che descrive le emozioni provate dall’autore in occasione della sua prima vista a questo luogo di dolore.

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