Istria in miniatura. Bellezze a portata di mano

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Istria in miniatura. Bellezze a portata di mano

UMAGO | Giancarlo Stival ha dedicato gran parte della sua vita a ricostruire l’Istria in miniatura, rappresentata in modellini che rispecchiano fedelmente, in ogni dettaglio, la realtà. Ultimamente, ha donato alla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza“ di Umago, il modellino storico della tenuta della famiglia de Franceschi di Seghetto. In precedenza, aveva già donato al sodalizio di Umago la miniatura della casa di Fulvio Tomizza di Moichia. Alla cerimonia di donazione erano presenti anche Zlatko Ivaštanin e Pino Degrassi, amici di Stival, grazie ai quali le donazioni sono state possibili, e la presidente della CI, nonché vicesindaco di Umago, Floriana Bassanese Radin.

Abbiamo incontrato Stival a San Giovanni, dove risiede da turista. Semplice e solare, racconta che ha iniziato quasi per caso a occuparsi delle miniature, realizzate interamente con il materiale della zona, cioè dell’Istria, come la terra e i sassi prelevati, in questo caso, a Seghetto. Un amore, quello verso la penisola, iniziato quando aveva conosciuto la moglie, esule fiumana, e che nel tempo è diventato talmente forte da portarlo a vedere le bellezze dell’Istria con gli occhi della compianta consorte.
Stival, lei è nato il 14 aprile del 1944 a Croce di Musil di Piave, ma poi si è innamorato dell’Istria grazie a sua moglie. Quante opere ha dedicato alla ‘Terra Magica’?
Da quando ho iniziato, ho fatto oltre 300 miniature storiche, vere e proprie riproduzioni, come quella di Seghetto. Ho utilizzato il materiale prelevato sul posto, come la terra istriana, che poi ho ‘tamisato’ al setaccio. Dunque non sono dei plastici, ma delle vere e proprie riproduzioni in miniatura.

Quanto tempo ci mette per realizzare una miniatura?

Ho realizzato la tenuta dei de Franceschi di Seghetto in 180 ore, inclusa la Cappella di Santa Costanza che si trova all’interno del palazzo. La storia di Seghetto è triste, ma molto importante. Un contadino, di cui non ricordo il nome, mi raccontò della proprietà dei de Franceschi, che fu liquidata dallo Stato con un milione di lire nei primi anni ‘50 del secolo scorso; dei contadini che aiutarono dopo l’8 settembre del 1943 i soldati italiani a scappare con i loro abiti civili; ci sono tantissime storie che ruotano attorno alla tenuta, come quella della biblioteca caricata a forza sui camion, portata a Fiume e mai più restituita né alla famiglia, né alla Città di Umago.

Come ha conosciuto l’Istria?

Ho cominciato a conoscere la storia istriana assieme a Graziella, mia moglie, esule fiumana, scomparsa dopo una dura battaglia con la leucemia. Graziella era innamorata dell’Istria e ha trasmesso quest’amore anche a me. Io sono veneto di nascita, istriano d’adozione e dal 1969 sono un pellegrino dell’Istria, che ho riprodotto nelle mie opere.

Quali luoghi dell’Istria ha rappresentato finora?

Penso di aver rappresentato quasi tutti i paesi dell’Istria: la chiesa di Buie, la tenuta di Seghetto, la tenuta dei Benedettini di Daila che donerò alla città di Cittanova, poi anche Montona, Moncalvo, Merischie, e decine di altre località, dove spesso mi piace fare un tuffo nel passato e godermi l’aria pura, i boschi, i mulini, le strade, i ruderi, le stanzie, le chiese e molto ancora.

Pola e l’Arco dei Sergi

Anni fa, sulle pagine del nostro quotidiano avevamo già raccontato la storia di Giancarlo Stival, scrivendo:
“Oggi, dopo una vita trascorsa con lei, Giancarlo vede ancora e sempre più, l’Istria e Fiume con gli occhi di sua moglie: ama queste terre perché ha amato lei e lei, con l’amore struggente, corrosivo e infinito dell’esule, gliel’ha inculcata nel sangue”.
Ricordiamo bene la sua Arena in miniatura, della quale all’epoca proponemmo una bella immagine che l’autore ci fece arrivare per posta scrivendo: ‘In attesa dell’entrata in Europa della Croazia, che ci permetterà più facilmente di organizzare una mia mostra a Fiume, vi mando questa foto’. Quell’Arena è stata esposta a Spinea, in provincia di Venezia, alla quinta edizione della Mostra dei presepi che raccoglieva più di 140 opere provenienti da numerose località del Veneto, ma anche dal Trentino, dall’Alto Adige, dalla Lombardia e dalle Marche.
Nel suo presepe, oltre all’Arena, Giancarlo Stival aveva inserito pure una fedelissima riproduzione dell’Arco dei Sergi, secondo monumento simbolo di Pola. Sullo sfondo aveva collocato poi numerosi rustici istriani. Riproduzioni fedelissime che continua a costruire tutt’oggi con grande pazienza ed estrema perizia.

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