Il settore della pesca con le gomme a terra

Per sopperire alla manodopera si guarda all’estero

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Il settore della pesca con le gomme a terra

La pesca sta perdendo la bussola? Sembrerebbe proprio di sì. E il motivo va ricercato nella mancanza di manodopera, a causa della quale decine d’imbarcazioni sono costrette nel porto. La stessa cosa succede nei campi, dove mancano braccianti per i lavori stagionali, come pure nel settore turistico. Ma se questo problema era già noto nel turismo e nell’agricoltura, nella pesca e nel comparto ittico è di recente data.
Molti pescherecci sono quindi già fermi per mancanza di operai. E ora, come ci spiega il presidente del Gruppo d’azione locale per lo sviluppo della pesca (FLAG), Danilo Latin, si considera sempre di più l’idea di assumere stranieri. “Il fabbisogno di assumere manodopera straniera è anche motivato dall’invecchiamento della popolazione, sia rurale che marinara – dice –. D’altra parte i giovani locali sono sempre meno disposti a perdere la notte in mare o l’intera giornata nei campi. Due settori che, assieme a quello turistico, chiedono ora quote maggiori per gli stranieri. Le macchine non sempre possono certo sostituire l’uomo. L’evoluzione vissuta dai vari comparti economici, quali appunto la pesca, l’agricoltura e il turismo, ci portano a nuovi problemi, fino ad oggi sottovalutati. Serve dunque una maggiore flessibilità del lavoro, ma le quote per gli stranieri sono chiuse. Inoltre molti si dimenticano dei vantaggi previsti per alcuni settori. Per esempio, chi pesca, e lo fa come artigiano, non ha nessun beneficio sulla pensione: ma chi lo fa come operaio ha invece il vantaggio di avere riconosciuti sull’età pensionabile non 12 mesi all’anno, bensì 15, perché 3 sono regalati, con il risultato che andrà prima in pensione. Ma neanche questo basta”.

Pescatori sempre meno numerosi

Che fare dunque? La pesca come le altre attività, ha una tradizione antica, basata sull’esperienza e il sapere. La riduzione del numero dei pescatori e l’evoluzione vissuta dai sistemi di pesca, che nella prima metà del secolo scorso avevano subìto una profonda trasformazione beneficiando dell’apporto delle innovazioni tecnologiche con la motorizzazione delle imbarcazioni, l’utilizzo di nuovi materiali per gli attrezzi e la diffusione di ausili meccanici di coperta, si sono affiancate a una profonda modernizzazione del settore. Negli ultimi vent’anni del secolo scorso e nel primo decennio del nostro secolo, la riduzione del numero dei pescatori ha però subìto un’accelerazione, soprattutto in conseguenza delle politiche comunitarie volte alla riduzione dello pesca, perseguita, quest’ultima, tramite l’erogazione di contributi e incentivi per la demolizione dei pescherecci. In soli trent’anni si è così assistito a un ulteriore dimezzamento, o quasi, del numero dei pescatori.
“Lungo la costa da Salvore a Cittanova, i pescherecci sono quasi 150, ma senza operai, questi non possono lavorare – ha aggiunto Latin –. Agli inviti dei pescatori, rispondono giovani della Bosnia ed Erzegovina, della Macedonia, della Serbia, e questo significa che in Croazia c’è poco interesse per la pesca e non solo. A lungo andare questo problema dovrà essere affrontato di petto anche dal governo”.

Equipaggi… internazionali

Da quello che abbiamo appreso parlando anche con altri pescatori, non si tratta solo di una questione di soldi, ma anche di fatica e impegno. In mare si va al mattino presto, con qualsiasi tempo, caldo o freddo; chi lavora con la rete a strascico lo fa di notte, dunque parliamo di un ingaggio quasi totale, e tanti non sono disposti a un tale sacrificio. D’altra parte la vita del pescatore non è certo facile, anzi è tra le più impegnative, ma oggi con l’evoluzione tecnologica molte cose sono cambiate e si fatica di meno. Ora il FLAG cercherà di verificare la situazione, ossia la reale necessità della pesca in termini di manodopera, ma è quasi sicuro che in futuro anche sulle barche dei pescatori istriani gli equipaggi saranno… internazionali.

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