Dino e Desanka Persi: due albonesi a Rovigno

Chiacchierata con l’ex presidente della CI e sua moglie

0
Dino e Desanka Persi: due albonesi a Rovigno

Sono già quattro anni che gli albonesi Dino Persi e sua moglie Desanka Bjedov seguono che cosa succede nella loro Albona da Rovigno, dalla Casa per anziani e disabili “Domenico Pergolis”. Dino è noto nella sua città natia come uno degli ex presidenti della Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona e come uno dei dirigenti dell’ex casa alberghiera “Rabac”, i cui hotel sono oggi gestiti dalla “Valamar Riviera”. Desanka, meglio conosciuta come Desa, ha trascorso buona parte della sua vita professionale lavorando come assistente sociale presso la ditta che gestiva l’ex miniera albonese negli anni che hanno preceduto la sua chiusura. A quel periodo della sua vita ha dedicato pure una pubblicazione edita dal Consiglio della minoranza italiana della Città di Albona e presentata nel 2010 nell’ambito della cerimonia di commemorazione dei minatori morti nella tragedia mineraria del 28 febbraio 1940, avviata nel 2007 dalla CI di Albona e dal Circolo di cultura istro-veneta “Istria” di Trieste.
La nostalgia
“Siamo venuti qui per motivi di salute e per avere l’assistenza di cui abbiamo bisogno”, ci hanno detto i coniugi durante la nostra visita. Il primo a diventare fruitore della “Domenico Pergolis” è stato Dino – è arrivato a Rovigno circa due mesi prima della consorte. Nato il 22 aprile 1935, dopo il pensionamento ha avuto un ictus cerebrale che gli ha provocato un grave danneggiamento alla vista e problemi di equilibrio. “Tre anni prima di venire qui, avevo visitato la Casa ‘Domenico Pergolis’ assieme a Elvino Kršulja, figlio del migliore amico di Dino, che consideriamo anche figlio nostro, ed ero rimasta entusiasta dell’accoglienza di Mirjana Banko Filipaj, che all’epoca ricopriva l’incarico di direttrice”, ci ha raccontato Desa, spiegando come lei e Dino abbiano sostituito la loro casa a Porto Albona con la Casa di riposo rovignese.
Oltre alla professionalità del personale e al rapporto amichevole nei confronti dei fruitori, la struttura ha soddisfatto anche gli altri due criteri cui lei ci tiene molto: l’igiene e la pulizia. Tuttavia, dice, come ex assistente sociale, nota dei piccoli difetti che potrebbero essere eliminati senza alcun problema. Suo marito si trova bene a Rovigno, però ha ancora nostalgia di Albona. “Lì conosco ogni sasso…”, ci ha detto Dino, il quale ha trascorso la sua infanzia nella Cittavecchia, dove ha completato la scuola elementare, prima di continuare il suo percorso formativo a Fiume, presso il liceo classico e a Zagabria, dove si è laureato in Economia e Commercio. È nato in una casa a Fortezza, dalla quale la sua famiglia si è trasferita in seguito nell’edificio che oggi funge da Galleria civica di Albona, venduto alla Città negli anni Novanta. Allo stesso decennio risale pure l’inizio del suo mandato di presidente della CI albonese. Dino ha svolto la funzione dal 1996 al 2002, periodo che continuerà a essere ricordato dalla CI anche per la fondazione, da parte della maestra Sabrina Stemberga Vidak, dell’odierno coro misto “Giuseppina Martinuzzi”.
I ricordi
Dino Persi è in pensione dal 1998. Nell’ex casa alberghiera ha lavorato più di vent’anni: era responsabile per la gestione di diverse strutture operanti nell’ambito dell’azienda, tra cui l’ex albergo Apollo, un supermercato, come pure i ristoranti “Jadran” e “Primorje”. Parlando del rapporto con il personale dell’ufficio da lui coordinato, dice di avere la “coscienza a posto”. “La gente mi voleva bene. Eravamo tutti amici, non c’era alcuna differenza tra il dirigente e l’operaio”, racconta. E gli vogliono bene pure i dipendenti della “Domenico Pergolis”. Lo ha confermato sua moglie Desa, nata a Knin, anche lei, come Dino, il 22 aprile, ma del 1939. Sono sposati da 57 anni. Si sono conosciuti a Zagabria, durante gli studi universitari, dove Desa ha iniziato la sua carriera nel campo dell’assistenza sociale lavorando nell’Istituto per i bambini con disabilità “Goljak”. Va molto fiera di quel periodo, ma anche della pubblicazione edita nel 2010 dal Consiglio della minoranza italiana della Città di Albona e consistente nella relazione compilata da lei in seguito alle sue visite, compiute nel 1971, alle famiglie dei minatori bosniaci morti nella miniera della ditta “Istarski ugljenokopi Raša”. Come si legge nella prefazione scritta da Tullio Vorano, oggi presidente della Giunta esecutiva della CI di Albona, l’opera è un omaggio ai minatori che hanno perso la vita e alle loro famiglie, paragonabile, dal punto di vista delle emozioni e delle opinioni espresse dall’autrice, ai lavori dedicati ai minatori dell’Albonese dal pittore albonese Eugen Kokot e dal fotografo Virgilio Giuricin. “Con appena un paio di frasi è riuscita a illustrare molto bene le dimensioni della tragedia affrontata da tutte le famiglie dei minatori che hanno perso la vita nella miniera”, sottolinea Vorano nella prefazione, definendo concrete e ragionevoli le proposte dell’autrice riguardo a come aiutare, innanzitutto dal punto di vista finanziario, le famiglie colpite dalle sciagure avvenute nelle miniere nell’Albonese dopo la Seconda guerra mondiale.
“Il mio contatto con i minatori albonesi, per lo più bosniaci, era ideale anche senza le risoluzioni sulla convivenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dell’Unione europea”, ha sottolineato Desa nelle ultime pagine della sua pubblicazione, che sfoglia con orgoglio e piacere anche nella Casa di riposo di Rovigno, dove lei e il marito Dino hanno decorato la loro stanza con fotografie e vari oggetti, tra cui alcuni risalenti agli anni ’30, appartenuti ai genitori di Dino, Giuseppina e Tullio. Tutto ciò li fa sentire come se fossero a casa loro a Porto Albona, aiutandoli a superare la nostalgia.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display