Derby gastronomico tra Napoli e Genova

Settimana della Cucina italiana alla Capanna del pescatore

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Derby gastronomico tra Napoli e Genova

Due cucine a confronto, doppi piatti che sono deliziose espressioni della cucina mediterranea, cibi e bevande che rappresentano la sintesi e la memoria storica di territori con un ricco bagaglio di cultura e tradizioni. Cosa hanno in comune la cucina campana e la cucina ligure? La voglia di stare a tavola, pietanze originali dal sapore sublime, l’apporto della fantasia e della creatività degli chef nel produrre varietà di ricette che innestano le migliori tradizioni della cultura culinaria popolare ai dettami validi di una nouvelle cousine.

 

Tutt’altro che una disputa tra maestri, l’evento-cena denominato “L’Altro mare – derby gastronomico Napoli – Genova”, alla Capanna del pescatore di Pola, alias Fisherhutte di austroungarica origine, ha messo in campo la più sana rivalità e la voglia di gioco con piatti gourmet d’autore, veri interpreti della cultura del popolo italiano. Il terzo appuntamento promosso dal Consolato generale d’Italia a Fiume, dalla Comunità degli Italiani di Cittanova e da Slow Food Istria nell’ambito della Settimana della Cucina italiana nel mondo, ha bandito la tavola degli avventori di un’inconfondibile identità culturale, che per robustezza e peculiarità di tradizione supera di gran lunga il mero aspetto gastronomico.

Gli avventori del “derby” gastronomico

Il segreto del successo di questo cenone di confronto – cui si è visto partecipare il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva e al quale ha fatto gli onori di casa lo stesso presidente della Giunta esecutiva della CI di Cittanova, Glauco Bevilacqua – si è nascosto tutto nella cucina capitanata dal masterchef Carmine Esposito. Da oltre un anno firma in quest’ambiente di classe piatti squisiti e, come ci dice, lo fa con gusto e tantissimo divertimento. Ci spiega il piatto forte napoletano della serata, molto legato alla storia partenopea: “Pasta mista alla zucca. Si usa tanto d’inverno a Napoli. Uniamo spaghetti, reginelle e altri tipi di pasta alla zucca, nel caso nostro cucinata con la birra e a questo menu specifico aggreghiamo qualcosa che non è napoletano, come il cotechino”. E via spiegando la pasta e zucca (“a past e cocozza”), pietanza semplice e cremosa dal gusto delicato che mette in bocca la storia e lo spirito di una città che non ha eguali. Inutile cercare di adombrare i sapori napoletani.

Gli chef Paolo e Antonello Barbieri de l’Osteria “Il Borgonello” di Sestri Levante, hanno potuto soltanto fare altrettanta splendida figura. “La cucina ligure – così Antonello – è fatta di piatti semplici, nati dai bisogni del popolo, da quello che è stata la storia di Genova, città marinara. Il nostro piatto principale, tipico della riviera ligure di Ponente, si chiama ‘brandacujun’. Brandare è un termine francese che significa agitare, scuotere. Per fare questo piatto è necessario scuotere la padella dove ci sono lo stoccafisso, le patate, le olive taggiasche e altri ingredienti. Ha due motivazioni storiche e nessuna delle due è vera o forse sono vere tutte e due, non si sa. Una è che il, tra virgolette, ‘cuiun’ (coglione, nda) della nave, il mozzo, quello che aveva le mansioni più umili, doveva agitare questa pentola fino alla preparazione. Era un piatto che si poteva fare sulle navi perché sia le patate che lo stoccafisso si conservavano facilmente. L’altra spiegazione è che per poter agitare queste grosse pentole, che servivano a sfamare tutto l’equipaggio, venivano incastrate all’altezza dell’ombelico e poi si faceva un movimento sia con le braccia, sia con il bacino. Nella cucina di casa è praticamente sparito. Nelle trattorie tipiche a ponente è sempre in menu quale offerta dal costo medio-alto per la particolarità della lavorazione”.

Il vitello tonnato è pronto

La festa gastronomica ha offerto di tutto e di più: salumi barabino con formaggi Via Lattea e vitello tonnato per stuzzicare l’appetito; trofie al pesto avvantaggiate (da patate e fagiolini); agnello al forno “in-cavolato” nero, purea di carote all’anice stellato, i celeberrimi pandolce genovese e babà al limoncello per dessert, il tutto “annaffiato” da un buon sciroppo di rose e saporiti vini tipici. Un’eccellente pubblicità per la cucina italiana.

Salumi barabino e formaggi Via Lattea

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