Buie. La Comunità come una grande famiglia

Alla presenza di numerose autorità e ospiti, nella Sala del cinema festeggiato il 75.esimo anniversario della fondazione del sodalizio, uno dei pilastri della CNI

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Buie. La Comunità come una grande famiglia
La banda d’ottoni e il coro misto intonano il “Va’ pensiero”. Foto: ERIKA BARNABA

È con il “Va’ pensiero”, eseguito dal coro misto e dalla banda d’ottoni della Comunità degli italiani di Buie, che è iniziata la celebrazione del 75.esimo anniversario del sodalizio buiese, nella sala del cinema. A prendere la parola è stata quindi la presidente del sodalizio, Lena Korenika: “Per definizione la Comunità è un insieme di persone aventi in comune origini, tradizione, lingua e rapporti sociali. Possiamo interpretarla come famiglia allargata, questo è quello che è per me la mia Comunità. Un luogo dove ci troviamo bene, ridiamo, scherziamo, ci scambiamo opinioni, lavoriamo, costruiamo, ricordiamo il passato, per creare un futuro migliore. Litighiamo pure, perché no. In ogni famiglia si litiga, ma alla fine si rimane uniti, compatti, si collabora e si va avanti verso dei fini comuni. Questo è proprio ciò che ognuno dei miei predecessori ha fatto, tramandare alle generazioni future ciò che conta di più. Quindi ringrazio per il loro contributo tutti i presidenti della CI di Buie, in ordine cronologico: Antonio Gorjan, Pietro Potleca, Pietro D’Ambrosi, Romano Bonetti, Franco Kucich, Ernesto Krevatin, Franca Cimador Papich, Antonio Furlan, Adriana Vascotto, Lucia Moratto Ugussi, Corrado Dussich, Lionella Pausin Acquavita, Adriana Antonini, Norma Acquavita, Eliana Barbo e Franco Bonetti. Senza di loro oggi non saremo qua”, ha rilevato la presidente, ringraziando tutti gli attivisti nonché l’UI, l’UPT, il MAECI, la Regione Friuli Venezia Giulia e del governo croato per il supporto finanziario e morale.

Lena Korenika.
Foto: ERIKA BARNABA

Numerosi interventi
Il presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Marin Corva, oltre che a lodare il grande lavoro fatto dal sodalizio per il mantenimento della nostra lingua e cultura sul territorio, ha lodato la presidente Korenika e tutto il suo team, ringraziando pure i numerosi bambini attivisti, sottolineando come ciò lo renda tranquillo per il futuro di questo sodalizio, che, secondo lui, è uno dei pilastri portanti della CNI.
Emilio Fatovic, presidente dell’UPT, ha dichiarato toccante l’apertura con il “Va’ pensiero” raccontando di seguito alcuni aneddoti legati ad esso. Ha rilevato inoltre come sia importante il lavoro di consolidamento della propria identità che sta facendo la CI nell’ambito di una condivisione e inclusione, in quanto, onorando il passato, si crea un germe per il futuro. Pure secondo lui il più grande investimento che si possa fare è quello sui giovani, concludendo che “non esiste futuro se non c’è memoria del passato”. In occasione dell’importante anniversario, Fatovic ha consegnato alla presidente della CI una targa per il solerte lavoro di promozione e tutela della lingua e della cultura italiana nel territorio.

Emilio Fatovic.
Foto: ERIKA BARNABA

La Casa dell’istroveneto
Per Maurizio Tremul, presidente dell’UI, “la Comunità degli Italiani di Buie nacque nell’anno che segnò in maniera epocale il nostro destino a seguito della firma del Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Per noi, italiani autoctoni dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, come per molti altri popoli d’Europa, significò l’inizio di una radicale trasformazione della nostra presenza storica: l’espulsione forzata della componente italiana con l’esodo della grandissima parte dei connazionali, segnato profondamente dalla tragedia delle foibe, ha rischiato di cancellarci. Ma noi ci siamo. Siamo qui ad abitare le nostre contrade, a costruire il nostro presente, a progettare il nostro futuro, a parlare la nostra lingua, ad avere cura dei nostri dialetti, a coltivare le nostre tradizioni, gli usi, i costumi, a forgiare la nostra cultura, a costruire dialogo interculturale, orgogliosi della nostra identità”, ha concluso Tremul, confermando che a Buie, dove l’istroveneto è di casa, si deve continuare a investire costituendo una nuova istituzione, riferendosi alla futura Casa dell’istroveneto.

L’Italia orgogliosa della CI
Il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, ha confermato come l’Italia sia orgogliosa della CI e dei connazionali di Buie che quotidianamente dedicano la loro vita alla cultura italiana e alla cultura locale dell’Istria e di Buie. Ha voluto inoltre rendere omaggio a coloro che hanno fondato questo sodalizio con coraggio facendo una scelta negli anni in cui dichiararsi italiani non era semplice come adesso. Ha concluso sottolineando l’importanza della tutela di tutte le componenti nazionali minoritarie di un territorio, cosa che sta avvenendo sia in Croazia che in Italia grazie anche al significativo accordo sui rapporti bilaterale firmato trent’anni orsono.

Davide Bradanini.
Foto: ERIKA BARNABA

A rivolgersi ai convenuti sono stati pure il sindaco di Buie, Fabrizio Vižintin e il suo vice in quota CNI Corrado Dussich, di cui il primo ha definito il sodalizio un pilastro portante della storia, della cultura, della società e dell’identità di Buie.

Fabrizio Vižintin.
Foto: ERIKA BARNABA

La vicepresidente della Regione istriana, Jessica Acquavita, ha rilevato come la CI buiese abbia svolto un ruolo centrale nel mantenere presente, viva e vivace quell’identità italiana autoctona che ha segnato, segna e continuerà a segnare il nostro territorio.

Jessica Acquavita.
Foto: ERIKA BARNABA

Roberto Menia, Senatore della Repubblica Italiana, di origini buiesi, ha consegnato a Lena Korenika una riproduzione del quadro celebrativo raffigurante i deputati della Dieta Istriana quando, chiamati a eleggere i rappresentanti al parlamento di Vienna, risposero “nessuno”. Evocando i propri ricordi d’infanzia, non ha mancato di elogiare gli interventi di restauro finanziati dal governo italiano per il recupero dei beni storici che testimoniano l’italianità sul territorio.

Roberto Menia.
Foto: ERIKA BARNABA

Furio Radin, vicepresidente del Parlamento croato nonché deputato italiano al Sabor, collegandosi ai discorsi precedenti ha toccato il tema della rimozione dei confini. Accennando all’SMSI buiese, ha rilevato come si è riusciti a far arrivare i fondi necessari pure dal governo croato. Ha concluso dicendo che “siamo riusciti a sopravvivere perché lo volevamo e perché ci ha tenuto assieme questa grande identità e, dagli anni ‘80 in poi, anche il supporto delle associazioni degli esuli”.

Furio Radin
FOTO ERIKA BARNABA

In sala pure Fabrizio Somma, segretario generale dell’UPT, Giuseppina Rajko, viceconsole onorario a Buie, Vladimir Torbica, assessore regionale alla Cultura, Lorella Limoncin Toth, sovrintendente ai beni culturali della Regione istriana, i presidenti di numerose CI e i presidi delle istituzioni scolastiche locali.

Le autorità in prima fila.
Foto: ERIKA BARNABA

Un sodalizio e i suoi gruppi
I presentatori della serata Rosanna Bubola e Daniele Kovačić hanno proposto una dettagliata cronistoria del sodalizio, anche per quanto riguarda i suoi gruppi artistici, quali il coro misto, la banda d’ottoni, quella giovanile, i minicantanti, la filodrammatica, ma anche il gruppo del Carnevale e la sartoria della CI, quest’ultima promotrice della mostra “El baul dei ricordi”, che per l’occasione ha proposto una sfilata di abiti d’altri tempi. Il sodalizio vanta pure un gruppo creativo per bambini e una biblioteca dedicata alla poetessa Vlada Acquavita.

I minicantanti.
Foto: ERIKA BARNABA

La parte artistica ha visto sul palcoscenico il coro misto con “In vino veritas”, che poi assieme ai minicantanti ha intonato “Che sarà”. A fine esibizione non è mancato un riconoscimento ai coristi più anziani, Lucio Celega, Antonio Moratto e Giovanni Crevatin. A concludere il programma sono stati i minicantanti delle CI di Buie e Crassiza, accompagnati dalla banda giovanile buiese, aiutata dai membri di quella d’ottoni. La serata si è conclusa con un momento conviviale e il tradizionale taglio della torta.

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