Istria. La Dieta non dorme sonni tranquilli

Gli echi delle Amministrative : sia per l’elezione del presidente della Regione che per il sindaco di Pola gli esponenti del partito regionalista dovranno ricorrere al ballottaggio

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Istria. La Dieta non dorme sonni tranquilli

La Regione istriana non ha (ancora) un presidente e la Città di Pola non ha (ancora) un sindaco. A dire il vero Boris Miletić ha bordeggiato bene in campagna elettorale, ma non ha avuto modo di attraccare. Il 46,77 p.c. delle preferenze dell’elettorato non bastano per dire di avercela fatta al primo turno. Quel 3 e un’ombra di punti percentuali mancanti probabilmente tolgono il sonno. Non che sia un flop, beninteso. Gli altri tre candidati alla presidenza (Danijel Ferić, Irena Hrstić e Divna Radolović Rosanda) insieme hanno raccolto il 48,19 p.c. dei voti. Non siamo al 100 p.c., ma al 94,96 p.c. Come si spiega? Beh, il resto, il 4,91 p.c. se lo sono portate via le 3.998 schede nulle. Tante. Il 30 maggio Miletić se la vedrà con Danijel Ferić, dell’SDP, che ieri l’altro ha incassato il 22,05 p.c. dei voti. Per dirla in numeri relativi, hanno cerchiato Miletić 38.102 votanti; Ferić 17.962. La differenza è grande. Forse nemmeno cancellabile. Non si sa in quale universo parallelo i Socialdemocratici potrebbero fare affidamento sull’elettorato dell’Accadizeta. Nell’evenienza potrebbero esserci quelli della coalizione Demokrati-HSS (Contadini)-Laburisti. Nell’evenienza. I Demokrati sono la costola spezzata (e di brutto) dell’SDP. Lo sa il cielo quanto a volte siano difficili da saldare le ossa. Per Miletić quindi si potrebbe trattare soltanto di un fastidio. Con l’incognita dell’adesione alle urne, notoriamente più bassa al secondo turno. Ma in politica bisogna essere o folli o ingenui a mettere la mano sul fuoco. Il fatto è che il candidato dietino si trova a dovere misurare le forze con l’eterna spina nel fianco che l’ha accompagnato nella carriera di sindaco di Pola.

Punti di vista opposti

“La DDI ancora una volta ha dimostrato la sua predominanza – ha dichiarato Miletić nell’immediato dopo voto –. Adesso andiamo a portare l’opera a compimento. La nostra campagna è stata costruttiva e positiva; la gente l’ha riconosciuto e per questo al primo turno abbiamo realizzato un buon risultato. Nelle due settimane a venire saremo in giro per la penisola, per incontrare la gente, spiegare il nostro programma e le misure che garantiranno la crescita. Grazie per il vostro supporto. E adesso, avanti, verso la vittoria!”
Ferić non la vede così: “La cittadinanza ha detto chiaramente no alla politica dannosa della DDI in Istria. Pinguente, Dignano, Verteneglio, Portole, Gallignana hanno detto no e tra due settimane faranno altrettanto a Pisino. E sarà no anche a Miletić”.
Alla DDI è andata bene con le liste per il rinnovo dell’Assemblea. Sui 41 seggi, ne ha conquistati 23 e quindi ha la maggioranza in tasca. A seguire, l’SDP si è assicurato 7 mandati, l’Accadizeta 6 e la piattaforma Možemo! 5.
Tornando alla presidenza, le precedenti consultazioni (2017) avevano portato Valter Flego (DDI e partner di coalizione) a chiudere la partita al primo turno, con il 65,61 p.c. Al secondo posto ancora l’SDP (e partner), rappresentato da Marino Baldini. Otto anni fa, e quindi siamo alle Amministrative del 2013, il nodo “zupano” era pure stato risolto al secondo turno. Sulla scheda di voto, Valter Flego e Damir Kajin. Il primo era entrato in ballottaggio con il 47,25 p.c. delle preferenze, il secondo con il 36,24 p.c. Quindi, il confronto era stato molto più ravvicinato. Vedremo. Come dire, se son voti… promuoveranno.

Il rebus Pola

Sonni meno tranquilli per Elena Puh Belci. A Pola ha ottenuto il 35,01 p.c. dei voti. L’indipendente Filip Zoričić si è aperto le porte del ballottaggio con il 18,26 p.c. dei voti. Al terzo posto Sanja Radolović, con il 17,43. Fuori dalla corsa, l’esponente socialdemocratica, ma comunque soddisfatta in quanto la DDI ha perso la tranquilla maggioranza in Consiglio: “Bisognerà chiedere qualcosa anche all’opposizione”, ha detto. Basterebbe la somma dei voti di Zoričić e Radolović ad affannare il respiro. Il ballottaggio non è la copia alla carta carbone del primo turno, ma considerando che l’SDP non considera la possibilità di votare Dieta, viene da pensare che i voti socialdemocratici convoglieranno verso la Lista indipendente di Zoričić. Altrettanto potrebbe invitare a fare la piattaforma Možemo!, che nel caso porterebbe in dote il 14,63 p.c. dei voti. Anche se qualche incomprensione tra Možemo e gli Indipendenti in campagna c’è stata.
Filip Zoričić si è detto soddisfatto del risultato, considerando che la sua lista è “un fatto nuovo”. “Grazie a tutti per il coraggio, specialmente ai giovani. Proprio questa è stata la nostra forza. Abbiamo condotto una campagna affermativa e la gente lo ha riconosciuto. Sono orgoglioso della lista; i cittadini sono decisamente delusi dai grandi partiti che guardano al proprio interesse. Sono convinto che sia giunta l’ora di gente nuova”. E per quanto riguarda appoggi di altri partiti dice “è una questione di logica”.
“Questa volta i candidati sindaco in Città erano molti”, ha commentato Puh Belci. Specificando che l’elettorato ha detto di volere alla guida di Pola la persona che lo farà con responsabilità e con il cuore. Occhiali sul naso, il messaggio non ci sembra propriamente questo. Se Miletić da solo ha quasi più voti di tutta la concorrenza, numeri alla mano, non si può dire la stessa cosa per Puh Belci, la cui corsa a questo punto ci sembra abbastanza incerta.
Non per mettere sale sulla ferita (o un graffio, per non esagerare, ma il sale fa comunque male), ricordiamo che nel 2017 Miletić aveva vendemmiato al primo turno, con il 51,83 p.c. delle preferenze. Si era lasciato dietro Mauricio Licul (SDP e partner) al 28,88 p.c. Non era andata bene subito nel 2013, quando Miletić aveva puntato sul ballottaggio, dopo avere intascato al primo turno il 48,63 p.c. Se l’era vista con Peđa Grbin (SDP). entrato in ballottaggio con il 24,54 p.c. dei voti. La risposta delle urne al secondo turno era stata secca. Miletić era salito a Palazzo comunale sulle ali del 59,5 p.c. dei voti e Grbin ne era rimasto fuori con un comunque solido 37,5 p.c. Un’altra volta Miletić aveva tagliato corto, vincendo, nel 2009, al primo turno con il 57,91 p.c. dei voti.

Consiglio, chi al potere?

La DDI in Città deve avere messo un piede in fallo. Da qualsiasi parte la si legga, ha perso la maggioranza in Consiglio, che conta 21 seggi. In virtù delle percentuali (ne facciamo grazia, perché troppi numeri potrebbero creare un po’ di confusione), la DDI avrà 8 consiglieri, la Lista indipendente Filip Zoričić e la piattaforma Možemo! 4 ciascuno, l’SDP 3 e l’Accadizeta 2. A dirla tutta, non vediamo per la DDI la possibilità di mettere su casa, anzi Consiglio con qualcuno. Dipenderà, ancora una volta dall’adesione dell’elettorato.
Možemo! gongola. “Il terzo posto per preferenze in Consiglio è incredibile. Abbiamo atteso il cambiamento troppo a lungo. La gente ha riconosciuto il nostro valore: Možemo! è il futuro, la DDI il passato”, ha detto, a caldo, Dušica Radojčić, capolista della piattaforma.
Venti di cambiamento
Che cosa è successo alla Dieta? È davvero così indebolita? Troppi candidati, in Città, hanno fatto la differenza? Forse sì, forse hanno frantumato l’elettorato solitamente vicino alla DDI e certamente hanno calamitato gli indecisi. Per quanto l’adesione non sia stata propriamente quella delle grandi manovre. A Pola ha votato il 38,7 p.c. degli aventi diritto, in Regione il 43,99. Bene che vada, c’è una larghissima maggioranza che a sentire parlare di politica si ritrova idiosincratica. Il proliferare di partiti, liste, piattaforme deve essere un sintomo di scontento. A volte anche di bisogno di emergere. Possibile che con tanti partiti di destra, sinistra, centro, centrosinistra, centrodestra, centrocentro qualcuno non trovi un’opzione aderente? Opinione personale, naturalmente. Comunque, forse chi più ferrato potrebbe trovare una risposta: probabilmente siamo lo Stato con il maggior numero di partiti pro capite.
Torniamo al nostro ridotto salotto di casa. La DDI ha un leggero capogiro, forse sintomo di anemia. Non è detto che sia così debole. Certo non è più così forte. Ma trent’anni di potere sono molti. C’è tutto il tempo di sbagliare. Ma anche di fare cose buone. Il fatto è che una cosa buona non può cancellarne una cattiva, ma una cattiva ne può cancellare mille buone. Questa è la politica. Il potere assoluto non ha mai fatto bene a nessuno e un confronto è sempre sano. La DDI, nell’incarico di sindaco, si è aggiudicata alcune Città e Comuni tradizionali. In altri andrà al ballottaggio. In altri ancora sta chiudendo la valigia. Come a Pinguente (vedere Kajin in testa deve causare un po’ di prurito: da dietino della prima ora è stato impegnato ad affilare la ghigliottina per un bel po’). O a Dignano, dove ha vinto l’indipendente Edi Pastrovicchio (nulla da spartire con l’omonimo sindaco di Valle!), sostenuto (ma c’è chi dice creato), per derivazione, dall’Infobip.
Venti di cambiamento, dicono, sull’Istria. Il bello è che tutti da nord a sud, da ovest a est, hanno proposto più o meno le stesse cose. Nessuno ha detto che bisogna distruggere, buttare giù scuole e asili, snobbare i vecchi, chiudere le fabbriche (le poche rimaste) e le zone industriali. Bisogna vedere i tempi e i modi di realizzazione. Viene in mente un pensiero di Alcide de Gasperi, che invitava a “promettere un po’ meno di quello che si pensa di realizzare vincendo le elezioni.” L’elettorato è sì distratto, ma a volte stupisce per la memoria che si ritrova. Ha vinto chi ha promesso più e meglio? Ma chi lo sa? Questa è la politica. In fondo, direbbe Talleyrand, la politica non è altro che un certo modo di agitare il popolo prima dell’uso. C’è chi lo fa meglio e chi no.

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