Albona. Il sindaco Glavičić: «La via è sbagliata»

Dibattito sulla nuova Legge sul demanio marittimo

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Albona. Il sindaco Glavičić: «La via è sbagliata»
Tanja Pejić. Foto: TANJA ŠKOPAC

“Ho paura che la Legge sul demanio marittimo e sui porti non vada in buona direzione”. Ad affermarlo ieri, durante la seduta del Consiglio cittadino di Albona, il sindaco Valter Glavičić (DDI), nel rispondere nell’ambito del question time alla domanda di Tanja Pejić, consigliere dei Democratici dell’Istria, che ha voluto sapere se la Città avesse intenzione di partecipare alla procedura di consultazione pubblica relativa alle modifiche di Legge, aperta fino al 17 dicembre.
Secondo la Pejić, conformemente a quanto si propone con la stessa Legge, le cosiddette aree commerciali funzionali, ovvero le varie concessioni che interessano le spiagge e la costa, saranno di competenza delle autonomie locali e regionali. La rappresentante dei Democratici dell’Istria ha voluto, inoltre, sottolineare che, a giudicare dal contenuto della Legge, l’intenzione del governo croato non sarebbe quella di tutelare il demanio marittimo, ma di spianare la strada allo sfruttamento e alla privatizzazione della costa attraverso le concessioni pluridecennali. Nel rispondere, il sindaco Glavičić ha detto che si tratta di un tema riguardo al quale dovrebbero esprimersi le autonomie locali e i cittadini “perché il mare è la nostra più grande ricchezza”.
Il sindaco ha inoltre confermato che la Città intende partecipare alla procedura di consultazione pubblica. A giudicare dalle sue parole, le spiagge nel territorio cittadino non saranno chiuse al pubblico. Stando al sindaco, dal testo della Legge legato alle cosiddette aree commerciali funzionali, si evince il fatto che chi vicino a una spiaggia disporrà di un’area commerciale di questo tipo e potrà diventare concessionario della stessa spiaggia senza dover partecipare a un concorso. “A mio parere, questa non è affatto una cosa positiva”, ha detto Glavičić, parlando in base alle esperienze della Città, nel cui territorio c’è, per esempio, “la spiaggia Girandella, data in concessione, ma dove nessuno di noi ha problemi d’accesso alla spiaggia o al mare” e citando altri esempi dove ci sono diversi interessi finanziari e dove la Città non può influire sulla situazione.
Glavičić ha ribadito, inoltre, che la Città non ha ancora una decisione del Tribunale competente riguardo alla causa avviata contro la Regione istriana per risolvere la situazione delle concessioni legate alle attività commerciali sulla spiaggia principale nella baia di Maslinica: come noto, la Città aveva approvato le concessioni per un periodo di cinque anni e non per un anno, come previsto dalla Regione istriana nel regolamento approvato soltanto a conclusione del concorso bandito dalla Città. “Per cui, sono necessari controlli approfonditi non soltanto dei concorsi, ma anche della loro implementazione. Il concessionario di una spiaggia o di un’attività commerciale può essere soltanto chi mantiene l’area pulita e la gestisce in modo appropriato. Ho paura che questa Legge non vada in buona direzione”, ha concluso Glavičić.

Un pessimo inizio e un’ammonizione
Sulla baia di Maslinica si è soffermata pure Katarina Filipović, consigliere dell’SDP, la quale si è guadagnata pure un’ammonizione da parte della presidente del Consiglio, Eni Modrušan (DDI). Infatti, la Filipović ha parlato di quelli che ha definito esempi di usurpazione delle aree pubbliche nella stessa baia, compiuta dal gestore degli alberghi e di altre strutture ricettive e ristorative nella zona, come pure dei casi di subaffitto da parte della stessa ditta, a danno della Città. Dopo il primo avvertimento della presidente del Consiglio, secondo la quale le domande erano troppe e il tempo previsto per i quesiti stava per scadere, la Filipović ha detto che la Modrušan si comporta così soltanto quando a intervenire è lei o il consigliere Mladen Bastijanić. Avendo in seguito superato, di poco, il tempo che aveva a disposizione e non essendo il suo comportamento piaciuto alla Modrušan, si è guadagnata anche l’ammonizione ufficiale. A difenderla è stato in seguito Bastijanić, secondo il quale, la presidente del Consiglio non avrebbe dovuto interrompere la Filipović prima che questa avesse concluso il proprio intervento. “La seduta non avrebbe dovuto iniziare in questo modo”, ha detto Bastijanić, mentre la Modrušan ha deciso di leggere la parte del Regolamento di lavoro del Consiglio concernente i minuti che ogni consigliere ha a disposizione per un intervento.

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