Violenza tra coetanei, un fenomeno in costante crescita

Nell’ambito del progetto «Colibrì al quadrato» (Kolibrići na kvadrat) la società abbaziana «Nostra infanzia» ha promosso una serie di conferenze a riguardo del bullismo tra i bimbi

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Violenza tra coetanei, un fenomeno in costante crescita
Un momento della conferenza. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

La violenza come fenomeno sociale suscita, giustamente, dibattiti di ogni genere. Quando la stessa va a intaccare la dimensione relativa ai bambini, le reazioni diventano ancora più dure. Nel percorso della crescita i pargoli crescono, curiosano, imparano a camminare e parlare, a confrontarsi (dapprima con genitori e parenti e poi con gli altri), a conoscere e giocare con i coetanei, momento in cui, inevitabilmente, iniziano i loro primi conflitti inerenti al giocattolo indiviso, alla compagnetta o compagnetto scelto/non scelto, alla caramella in più o in meno data o ricevuta, alle regole del giochi all’asilo o, con altre modalità, a scuola. Nelle liti e/o confronti con i coetanei, i bimbi imparano a trovare compromessi, a difendere la propria opinione, il che sarà loro utile nella vita da adulti. In questa fase, però, è fondamentale il ruolo degli educatori, insegnanti e genitori i quali, con un giusto esempio su come comportarsi in uno scontro, possono indicargli le modalità per disinnescare correttamente la situazione senza alcun tipo di aggressività e malessere. In tale contesto, ormai da alcuni anni a questa parte, la Società “Nostra infanzia” di Abbazia, al fine di fargli conoscere e interiorizzare i loro diritti, riportati nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child – CRC) e renderli individui attivi e partecipi, realizza svariati progetti tradotti in una miriade di attività creative, giochi, laboratori educativi e interattivi. In tale modo i bimbi acquisiscono i concetti di democrazia e responsabilità civica, il che porta alla costruzione di future comunità tolleranti, non violente e sicure.

L’importanza della sensibilizzazione
Per aiutare, consigliare, supportare, accompagnare e indirizzare i bambini e i genitori, come pure per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla succitata tematica e/o altre simili, la Società “Nostra infanzia” organizza settimanalmente altresì delle presentazioni/conferenze/incontri. Nel corso degli stessi, che si svolgono nell’ambito del progetto “Colibrì al quadrato” (Kolibrići na kvadrat) con il sostegno del Ministero del Lavoro, del Sistema pensionistico, della Famiglia e delle Politiche sociali, i partecipanti hanno modo di confrontarsi, raccontare le loro esperienze, chiedere consigli e imparare a rapportarsi e affrontare le suddette problematiche. “Ogni settimana teniamo una conferenza/laboratorio aperti al pubblico nel corso delle quali trattiamo i temi di maggiore interesse per il benessere emozionale, psicologico e fisico dei bambini e dei genitori”, ci ha spiegato la pedagoga Antonija Šenkižek, a margine della presentazione “La violenza tra coetanei”, svoltasi negli spazi dell’associazione ad Abbazia, che ha visto la partecipazione di una decina di genitori. “La prima ragione della scelta della succitata tematica è che un grandissimo numero di genitori, molto preoccupati per la crescita degli episodi di bullismo anche tra i più piccini, ci hanno chiesto di parlarne in maniera più approfondita sulle schede di valutazione che, ogni tanto, gli chiediamo di compilare. Il secondo motivo è, invece, relativo alla celebrazione della Giornata delle magliette rosa, ovvero della sensibilizzazione contro il fenomeno della violenza tra coetanei”, ha esordito l’esperta, chiedendo ai presenti di provare a definire la stessa.

Antonija Šenkižek.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

I «diversi» più a rischio vittimizzazione
“È qualsiasi forma di bullismo, non solo esclusivamente fisico”, “Può essere l’esclusione dalla società, lo spettegolare, il prendere in giro qualcuno in relazione al modo di vestire, parlare o in base all’aspetto”, sono state le prime risposte, a caldo, di alcuni genitori. Confermando le loro riflessioni, Šenkižek ha rilevato che, considerato che la Società ospita quotidianamente bambini con difficoltà nello sviluppo o in condizione di disabilità, che li espongono al maggior rischio di essere vittime del bullismo, la conferenza si sarebbe focalizzata specificatamente su tale problematica. “Ritengo che i minori con disabilità o, in qualche modo, ritenuti ‘diversi’ dagli altri, soprattutto quando c’è di mezzo il fattore fisico, siano più a rischio vittimizzazione degli altri, in quanto maggiormente soggetti a isolamento ed esclusione sociale. Secondo definizione, il concetto di ‘violenza tra coetanei’ viene spiegato come qualsiasi comportamento malevolo e ostile da parte di uno o più bimbi o ragazzini i quali, solitamente, sono fisicamente più forti di colei o colui verso il quale è diretta la violenza, il che comporta altresì l’essere socialmente più influenti o, forse, più popolari. Generalmente essi tendono a infliggere dolore o a effettuare la violenza fisica, emotiva o sociale nei confronti del più debole il quale, a sua volta, non ha la possibilità di difendersi”.

Agire con apertura e creatività
Alla domanda dei presenti su come distinguere il bullismo da un momento di conflitto, la pedagoga ha specificato che, se il suddetto comportamento viene effettuato soltanto una volta, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi in quanto si tratta di un semplice contrasto tra coetanei e “attraversarlo” è uno strumento educativo che si è dimostrato molto efficace. Se, invece, lo stesso persiste nel tempo, è fondamentale reagire. La violenza contro i minori con difficoltà nella crescita deriva dal pregiudizio, dall’intolleranza verso l’“altro” e dall’ignoranza relativa alla condizione di disabilità. Il rimedio più valido e incisivo, quindi, per scardinare la cristallizzazione dei ruoli è l’educazione alle differenze. In questa prospettiva, Antonija Šenkižek ha altresì affermato che “è importante dare ai bambini/ragazzi la possibilità di raccontarsi agli altri e metterli nella condizione di farsi conoscere e, al contempo, stimolare gli adulti a riflettere sulle dinamiche del bullismo, ponendosi loro stessi in discussione e parlando ai figli e/o alunni senza paura di fomentare il conflitto, ma lavorando invece sull’incentivare la creatività, e in nessun modo la punizione fine a sé stessa che si limita a emarginare i “bulli”, come strumento per disinnescare il conflitto stesso.

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