Un terzo della Regione a rischio alluvione

Presentata un’analisi sulla vulnerabilità del Quarnero per quanto riguarda eventuali allagamenti. I cambiamenti climatici, a quanto sembra, hanno un ruolo decisivo

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Un terzo della Regione a rischio alluvione
Igor Ružić, Koraljka Vahtar e Adam Butigan. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

I cambiamenti climatici stanno diventando ormai delle vere e proprie sfide anche per quanto riguarda le condizioni meteorologiche. Non esistono quasi più le mezze stagioni. Si passa dall’inverno all’estate e viceversa come se nulla fosse e le tiepide, piacevoli giornate primaverili o autunnali sono destinate a diventare un ricordo. Le frequenti alluvioni nella zona costiera della Regione litoraneo-montana, causate dall’alta marea, hanno dimostrato che c’è urgente bisogno di un’analisi dettagliata di quest’area. Per questo motivo, l’Istituto per l’assetto territoriale della Regione, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, ha effettuato un’analisi scientifica in base all’attuale situazione, ovvero in base a possibili scenari causati dai cambiamenti climatici. I risultati sono stati illustrati in una pubblicazione realizzata dal team di lavoro, ossia dai responsabili del progetto Vedrana Petrović e Igor Ružić, nonché dai membri del team Gorana Ljubičić, Dado Jakupović e Andrea Tadić. Koraljka Vahtar Jurković, capodipartimento per l’Assetto territoriale, l’Edilizia e la Tutela dell’ambiente, ha dichiarato che negli ultimi anni abbiamo dovuto combattere con periodi di siccità, alluvioni, incendi, comparse di specie invasive. Il tutto a causa dei cambiamenti climatici. “La Regione ha stilato già nel 2019 un programma di tutela dell’aria e dell’ozonosfera e volto alla mitigazione dei cambiamenti climatici. È stato inoltre riconosciuto che il rischio maggiore è caratterizzato dall’innalzamento del livello del mare nel Quarnero. Per questo motivo l’Istituto per l’assetto territoriale della Regione, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, ha avuto il compito di realizzare questo studio, perché i cambiamenti in corso influiranno su tutti i segmenti della società”, ha puntualizzato.

Metodologie
“Dopo due anni di lavoro, il progetto è giunto a termine e questa pubblicazione ne è il risultato – ha detto Adam Butigan, direttore dell’Istituto per l’assetto territoriale –. Il nostro scopo è stato quello di mappare tutta la costa e di capire quali zone sono quelle più a rischio per quanto riguarda eventuali e potenziali allagamenti e alluvioni. Un grande compito perché prima di tutto abbiamo dovuto scegliere la metodologia da usare. Lo abbiamo fatto assieme ai colleghi della Facoltà che studiano ingegneria idraulica. Abbiamo poi scelto gli indici di vulnerabilità mediante i quali è stata poi effettuata la mappatura su spezzoni di 25 metri di costa e la localizzazione delle zone più a rischio. Per alcune non avevamo dubbi, come ad esempio le zone di Cherso, Arbe, Fiume e Sansego. La pubblicazione verrà poi consegnata alle Città e ai Comuni affinché aiuti loro a portare avanti il progetto. Il nostro obiettivo, come Istituto, è trovare un punto d’incontro con i cambiamenti climatici per adeguarci in tempo e ridurre i potenziali danni. Il livello del mare è sempre più elevato, ma negli ultimi 15 anni abbiamo avuto tre casi estremi in cui questo è salito di un metro rispetto all’altezza media. Il fenomeno è stato visibile a tutti, in particolar modo nell’area dei Mercati cittadini, che sono stati allagati. Sono fenomeni che accadono, ma che non dovrebbero avvenire così spesso in un lasso di tempo così breve. Sono, invece, diventati eventi sempre più frequenti a cui bisogna abituarsi. La nostra idea è fare in modo che future costruzioni di case o edifici non avvengano nei luoghi in cui l’alta marea è diventata frequente. Per il momento possiamo innalzare le rive, ampliare le spiagge ed effettuare accorgimenti simili, che forse in parte potranno alleviare il problema e prevenire ulteriori danni”.
Igor Ružić, docente della Facoltà di Ingegneria, ha dichiarato che l’alta marea non è causata solo dai cambiamenti climatici, ma si tratta di un fenomeno naturale presente già in passato. “Se osserviamo le costruzioni dell’Impero Romano, vediamo che gran parte di esse sono affondate di circa un metro. Se prendiamo in considerazione il nostro Mercato cittadino, la situazione sarebbe stata anche più grave se non ci fosse il frangiflutti sul Molo longo. I punti più critici nella nostra Regione sono molteplici e lo studio ha dimostrato che quasi un terzo della stessa è a rischio. L’isola di Sansego è sicuramente quella che rischia di più. Seguono le altre isole, ma anche Volosca”, ha concluso Ružić.

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