Radmila Čahut Juriši: «Nessun procedimento nei miei confronti»

Radmila Čahut Jurišić, presidente del Sindacato nazionale della Sanità punta il dito contro il direttore Alen Ružić

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Radmila Čahut Juriši: «Nessun procedimento nei miei confronti»
Radmila Čahut Juriši. Foto: Ivor Hreljanović

Radmila Čahut Jurišić, presidente del Sindacato nazionale della sanità, affiancata dall’assistente legale Petra Vasi, è tornata a puntare il dito contro la dirigenza del Centro clinico-ospedaliero di Fiume e il direttore Alen Ružić. La sindacalista ha voluto precisare la propria posizione in merito alle voci diffuse su cause giudiziarie avviate nei suoi confronti: “Non c’è alcun procedimento nei miei confronti e qui avete la conferma”. Radmila Čahut Jurišić ha detto di avere richiesto e ottenuto il documento da parte delle autorità giudiziarie, che la escluderebbero da ogni implicazione.
Passiamo alla sostanza, cioè al motivo per il quale è stata convocata la conferenza stampa, disertata da gran parte dei media locali e nazionali. Noi ci siamo stati e riportiamo, in sintesi, ciò che la fiduciaria sindacale ha voluto rendere noto all’opinione pubblica. Il tema principale è quello del licenziamento dell’infermiera del CCO di Fiume, Dinka Milinković, avvenuto un anno fa circa. Come era già stato reso noto in precedenza, l’interessata è affetta da una malattia oncologica e con il sostegno del Sindacato si sarebbe raggiunto un obiettivo, quello di riportarla al suo posto di lavoro, provvisoriamente, fino al termine della vertenza. Dinka Milinković avrebbe dovuto riprendere servizio al reparto di radiologia e oncologia. “Prima di tutto – ha detto Čahut Jurišić –, vorrei ribadire che il direttore Alen Ružić continua a mentire all’opinione pubblica e una delle menzogne riguarda le presunte denunce nei miei confronti. Ho un documento emesso il 27 luglio scorso che conferma quanto sto affermando, da parte del Tribunale comunale di Fiume. Inoltre, vorrei precisare che al CCO di Fiume soltanto il nostro Sindacato è rappresentativo, mentre gli altri tre, in mano alla dirigenza, coprono un numero modesto di dipendenti, non più di 200”. In sostanza, l’infermiera non è ancora stata riammessa. Non è tornata al posto di lavoro in quanto attenderebbe il certificato medico che ne confermerebbe l’idoneità. “Il 4 luglio il Tribunale ha stabilito che doveva riprendere servizio, ma fino al 24 luglio lottiamo con la dirigenza affinché possa effettivamente tornare al lavoro. Invece, da dieci giorni, è costretta a restare a casa”.

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