Palazzo Milchenich-Cernik, un concentrato di bellezza

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Palazzo Milchenich-Cernik, un concentrato di bellezza
Casa Milchenich-Cernik come si presenta oggi. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Passeggiando per il Corso fiumano non si può non notare una palazzina originalissima e particolare, dalle dimensioni strette e l’apertura rotonda nel solaio, che nonostante l’uso seriale delle decorazioni a forma di foglie di castagno, grazie alle quali viene considerata un’altra soluzione originale per quanto riguarda l’ispirazione dalla flora locale, fanno pensare all’art nouveau belga. Trattasi della bella palazzina Milchenich-Cerniak, sita in via Corso 25, i cui ornamenti sulla facciata, come nel caso della casa Schittar, non precisamente definiti negli abbozzi, furono scelti ad hoc. Nonostante ciò, la loro ampia e libera diffusione a forma di intreccio di tralci sulla superficie delle parti frontali, resero la palazzina appariscente e unica nel contesto del Corso. A detta della storica dell’arte Julia Lozzi Barković (in “Natura, creatività e produzione nell’architettura art nouveau a Fiume”), il motivo figurativo del mascherone, ripreso in svariati momenti fu, al contrario, realizzato seguendo dei disegni d’autore e rappresenta una collaborazione positiva e affiatata tra gli architetti fiumani e i maestri locali che li effettuarono. In questo caso si pensa allo scalpellino Domenico Rizzo, nel cui archivio familiare fu trovato uno schizzo della raffigurazione firmata dall’architetto Emilio Ambrosini.

Un dettaglio della facciata.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Un negozio piccolo ed elegante
Nel 1905, ispirati dall’ottimo adattamento dell’adiacente palazzo Schittar, i suoi primi vicini, Antonio Milchenich e la vedova Regina Cerniak, decisero di ristrutturare anche la loro casa, tipica per la sua estensione ridotta e, senza badare a spese, commissionarono il progetto al succitato Ambrosini e la realizzazione dei lavori al rinomato ingegnere edile ungherese, Giuseppe (Jozsef) Farkas. Dal prospetto confermato dal Consiglio cittadino in data 26 agosto 1905 è rilevabile si trattasse di un edificio residenziale-commerciale. Infatti, nel pianterreno e nel mezzanino, dietro alle grandi superfici vetrate della vetrina, aveva trovato il suo spazio un piccolo negozio di attrezzature fotografiche. La zona del pianoterra era protetta da una cinta in ferro battuto intrecciata da tralci e dal motivo di un cerchio il quale, successivamente, fu trasferito sulla porta d’ingresso dei locali commerciali. Sopra il portone, Ambrosini aveva posto un piccolo lucernario a quattro quadrati, mentre nel piano ammezzato, rivolto verso il Corso, aveva previsto uno spazio adibito alla stampa delle attività del negozio. In mancanza di capienza per le decorazioni, l’architetto decise di farle realizzare nella parte liscia della facciata esterna alle vetrate di cui sopra, dove i motivi della ghirlanda sembrano essere sospesi su fasce verticali, che ricordano delle lance sopra le quali, nel passaggio dal mezzanino al primo piano, aveva posto delle consolle in ferro battuto, le cui basi poggiano su fiori aperti realizzati in profili metallici che sostengono il balcone. Inoltre, come già accennato, il palazzo è ricco di tanti altri abbellimenti floreali, tra i quali prevalgono le foglie di castagno e i rami d’alloro.

Le moderne soluzioni interne
Molto originali anche le soluzioni interne dove, per la prima a volta a Fiume, è stato pianificato l’ascensore. A tal proposito Branko Metzger-Šober (“L’architettura secessionista di Emilio Ambrosini sul Corso fiumano”) scrive che, negli spazi interni, larghi 3,05 e profondi 8,19 metri, Ambrosini aveva, molto perspicacemente, ideato una comunicazione verticale attraverso scale a chiocciola (per il mezzanino) e semplici con ringhiera (per i piani), mentre l’ascensore si fermava a ogni piano.

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