LA CITTÀ NASCOSTA Costabella: mare, rocce e… bunker

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LA CITTÀ NASCOSTA Costabella: mare, rocce e… bunker
Foto Roni Brmalj

Occhieggiano sui lidi, tra brandelli di boscaglia e il mare, sotto le appartate villette costruite nel periodo tra le due guerre e il pacato lungomare, in posizioni strategiche con panorami emozionanti, ben mimetizzati con i colori delle rocce scagliose, indelebili memorie di cemento del passaggio del conflitto. Sono le vestigia belliche puntellanti la costa di Costabella, che scegliamo di rintracciare dopo esserci avventurati lungo i già narrati percorsi silvestri. Lasciamo la macchina lungo la strada, non lontano dal nuovo resort Hilton Costabella Beach Resort & Spa e confidando, come sempre, nelle competenze del collega Igor Kramarsich, scendiamo lungo una piacevole scalinata protesa verso il mare.

Foto Roni Brmalj

In men che non si dica ci ritroviamo abbracciati da una sinfonia di colori in cui il blu del mare si fonde con l’azzurro del cielo e il verde della macchia mediterranea incontra il biancore e il grigio chiaro degli scogli. Appoggiati alla ringhiera lasciamo riaffiorare i ricordi di cui tanti, tra i tuffi con gli amici, le rumorose famiglie, le interminabili merende/pranzo sotto l’ombrellone e le pennichelle all’ombra degli alberi di Costabella, scopriamo avere in comune. Tra questi, però, non emergono alcuni relativi ai manufatti militari i quali, siti a pochi metri più in là, ci vengono indicati da Igor. Trattasi di casematte di controllo e presidio dissimulate ad arte, abilmente mimetizzate con l’ambiente circostante, eccezionali esempi dell’architettura dell’inganno.

Foto Roni Brmalj

Le cupole in mezzo agli scogli
Come molti altri raccontati negli appuntamenti precedenti, i bunker individuati a Costabella, di datazione incerta ed entrambi edificati in cemento armato, senza segni di feritoie, consistono in due cupole corazzate fisse destinate alla difesa ravvicinata oppure all’osservazione. Realizzati secondo progetti standard perfettamente definiti per esigenze svariate, il primo è costituito da una camera ricovero interrata con un ingresso principale e un accesso di sicurezza formato da un pozzo circolare in cemento che consentiva di raggiungere la postazione di combattimento. La stessa è raggiungibile tramite una piccola e stretta scalinata fermata da due mura, ai piedi della quale ci si trova davanti uno scenario poco invitante anche per i più appassionati, contrassegnato da rifiuti e detriti di ogni genere, il quale ci distoglie dall’idea di farci una capatina.

L’entrata in uno dei bunker. Foto Roni Brmalj

Idem per l’entrata nel secondo bunker, non molto lontano, dove nel tempo si sono accumulati materiali di vario tipo, sterpi, lunghi pezzi di legni, teli in nylon e vegetazione incolta, per diventare, infine, un deposito di spazzatura. Ci allontaniamo allibiti, consapevoli della loro insensatezza come segni di una forza offensiva e difensiva che implode in sé stessa, si sbriciola e si abbatte lasciando resti che, considerandone la collocazione, potrebbero venir (ri)utilizzati in quale occasione per un turismo consapevole e originale.
La guerra, volendolo, potrebbe venir trasformata in pace e le casematte del rione di Costabella, in opposizione al loro significato originario, potrebbero ospitare contenuti per trascorrere momenti di ilarità e/o crescita.

I resti di un fortino. Foto Roni Brmalj

Dopo esserci fermati a osservare due basamenti in pietra, con un foro al centro per l’inserimento della bandiera, molto più piccoli e bassi in relazione a quello incrociato nel bosco e descritto la volta scorsa, diamo una lunga e curiosa occhiata alla sunnominata struttura. Rimaniamo fortemente colpiti dal suo incredibile impastamento con le rocce circostanti, come pure dalla fusione delle sfumature di grigio e dei materiali con la costa, ravvivate soltanto da una sporadica gigantesca scritta nero-azzurra. Ce ne andiamo, impensieriti e consci, per l’ennesima volta, di quanto Fiume abbia ancora da essere (ri)scoperta. Il percorso di ritorno, stavolta nel mezzo della macchia boschiva, a pochi metri dalla strada principale, ci riserva un’altra sorpresa: altre rovine, altri ammassi di pietre, distintamente indicanti una costruzione circolare, altri accenni dell’indubbia presenza di qualche fortino o altra testimonianza architettonica militare, sommersi in gran parte dalla vegetazione.

Foto Roni Brmalj

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