In Bulevard un acquedotto dalla raffinata bellezza

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In Bulevard un acquedotto dalla raffinata bellezza
La veduta mozzafiato. Foto: RONI BRMALJ

Fiume, per tutti i suoi abitanti, è la città che scorre. Vi fluiscono, da sempre, una miriade di lingue, culture, popoli, stili architettonici, idee, generi artistici e musicali, ricette gastronomiche e tante acque, notoriamente pulite e di elevata qualità. La storia inerente la distribuzione delle stesse è molto interessante e raggiunge passati lontani, dai primi pozzi dell’età del bronzo e dagli antichi acquedotti romani fino alle moderne stazioni di pompaggio. Tra queste, architettonicamente parlando, quella relativa all’acquedotto ubicato nel rione di Bulevard, merita un’attenzione particolare.

Una struttura elegante
Alla fine del XIX secolo, l’improvviso sviluppo della zona di Sušak, ha imposto all’amministrazione comunale di Tersatto-Sušak la costruzione di un’adeguata infrastruttura, atta a risolvere le varie problematiche alle quali man mano andava incontro, come, ad esempio, quelle relative alla canalizzazione e alla fornitura dell’acqua potabile. Inizialmente, la stessa proveniva dalla fonte naturale che si trovava lungo la Fiumara (Rječina), nell’ex via della fabbrica (Tvornička ulica), successivamente da quella dello Zvir e, infine, dalla sorgente della Fiumara. Oggidì il rione è dotato di due serbatoi, uno più grande, dalla capacità di 3mila metri cubi di acqua, e uno più piccolo, installato sul colle di Tersatto, da 500 metri cubi. L’approvazione edile relativa all’edificazione del sistema idrico è stata rilasciata dall’amministrazione cittadina di Ogulin in data 24 maggio 1912, i lavori durarono due anni e, nel marzo del 1914, venne inaugurata la nuova, moderna struttura.
Il complesso dell’acquedotto nel rione di Bulevard, caratterizzato da una costruzione in cemento armato bianchissimo, è particolarmente bello e stiloso. Da quanto riportato dalla storica dell’arte Radmila Matejčić (in “Come leggere la città”), tutti i documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Zagabria, riferiscono che i progetti sono stati firmati dall’ingegnere Milan Eisenthal il quale, nello spirito dell’alto storicismo mitteleuropeo, che si rifaceva al manierismo, ha mirato, oltreché al compiacimento dello sguardo, al fattore meraviglia e sorpresa. Realizzando l’ampia terrazza sopra la struttura contenente il sistema idrico, dalla vista mozzafiato che, partendo dal Delta interessa tutto il Quarnero, ci è riuscito alla perfezione. Infatti, sedersi su una delle due panchine durante una giornata di sole, circondati dal biancore del sasso e dal verde della generosa natura circostante, lascia letteralmente senza fiato. Non è, quindi, difficile immaginarne l’originalità nei tempi in cui, attorno all’acquedotto, non c’era nulla se non del terreno arido, ricoperto dalla vegetazione litoranea: una costruzione che spiccava e affascinava per l’armoniosità e la semplicità delle linee che caratterizzano i pilastri, le balaustre e i pergolati. All’architetto che lo ha ideato, scrive ancora Matejčić, bisogna riconoscere un’ottima consapevolezza e conoscenza dello spazio, raffinato ed elegante, che ha generosamente sposato la moderna struttura. L’acqua, quale simbolo dello stesso, contenuta in una vasca dai bordi arrotondati all’ingresso del parco sottostante, a mo’ di laghetto, che oggi ospita una trentina di tartarughe, bagnate da una fontanella centrale, assume il significato di un ninfeo.

La leggenda dei folletti Malik
All’ingresso dell’edificio, sotto le arcate, si trovano due targhe. Sulla destra si legge della storia e della funzione dell’Acquedotto, il quale forniva acqua potabile ai rioni di Tersatto, Vežica e Sušak, nonché ai villaggi del Grobniciano. Dalla stessa si viene a sapere che la sua edificazione ha avuto luogo grazie alla collaborazione degli ingegneri August Pisarić, Milan Eisenthal, Franjo Bouse e Slavo Batušić. Secondo una leggenda popolare locale, in epoca antica, un ruolo fondamentale per la difesa dell’acqua fiumana l’hanno avuto i Malik, folletti grandi come bambini di cinque, sei anni, con un cappello rosso sul capo. Non sono personaggi malvagi, anche se può capitare che, per capriccio, richiamino l’attenzione di qualche bimbo il quale, seguendoli, girovaghi e si perda nel bosco. Vivono nei sotterranei, nelle grotte, nelle caverne e nei pozzi d’acqua, dove aspettano, in agguato, di attirarne qualcuno, in genere il meno ubbidiente, per acciuffarlo e trascinarlo sul fondo. Così, almeno, i genitori facevano credere ai loro figli, affinchè non si sporgessero oltre i bordi delle cisterne. Gli stessi nanetti, si raccontava, custodivano la sorgente sotterranea della Fiumara (Rječina), scacciando chiunque volesse prendere dell’acqua. La loro resistenza, però, è stata vinta dall’ingegno e dalle invenzioni dei tempi e degli uomini nuovi i quali, oltre ad apportare benessere, hanno regalato al capoluogo quarnerino, un altro luogo di armonia e bellezza.

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