Giardino giapponese: un’oasi abbandonata

Inaugurato nel 2013, oggi versa in condizioni di totale degrado

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Giardino giapponese: un’oasi abbandonata

Ignorata da molti, seminascosta tra i caseggiati del rione, pensata per creare armonia e bellezza, nei pressi della scuola elementare Vežica giace, ormai abbandonata e dimenticata, una piccola oasi. Un angolo nipponico da scoprire, uno spazio rigenerante, quasi mistico a cui accedere gratuitamente durante tutto l’arco dell’anno. O almeno, questa era l’idea di partenza. Trattasi del giardino giapponese, un raffinato tocco d’Oriente nel capoluogo quarnerino chiamato “Movimento avanti e pace”, ideato nel 2010 e inaugurato nel 2013, su progetto dei Rotary club di Fiume e di Tokyo e della scuola elementare. Purtroppo, da circa un anno a questa parte versa in visibili condizioni di degrado. Un vero manifesto d’incuria, un’opera d’arte offesa dal tempo e, purtroppo come spesso accade, dalle persone. Quei cittadini che, invece, dovevano prendersene cura, ai quali era stato fiduciosamente affidato affinché potessero incontrarsi, rilassarsi, raccogliersi, ricercare la serenità. Cosa c’è di meglio, del resto, di rifugiarsi in un piccolo angolo di pace dopo una giornata stressante e frenetica?

L’incuria regna sovrana

La «casa del vuoto»

Nella cultura giapponese il giardino è una delle espressioni più auliche in cui può essere declinata la passione per il giardinaggio e la filosofia ad esso connessa. Esso è, infatti, un luogo di riflessione e benessere psico-fisico in cui tutti gli elementi naturali che lo compongono nutrono mente e corpo. Ed è stato questo anche il pensiero di fondo dell’architetto giapponese di reputazione internazionale Hayato Isoa, che lo ha progettato secondo il concetto di parco del periodo Momoyama, di fine XVI e inizio XVII secolo. Durante lo stesso il famoso condottiero e politico Tyotomi Hideyoshi unficò il Giappone e gettò le basi per la sua prosperità e modernizzazione, caratteristiche pensate anche per il giardino di Fiume. Isoa, aiutato nella sua realizzazione dall’architetto croato Ivan Juretić, autore altresì delle 30 casette per volatili posizionate in giro per Fiume, all’interno del vivaio non ha lasciato niente al caso e tutto, almeno nei primi anni, appariva in ordine, senza che l’aspetto generale sembrasse troppo rigido, nel pieno rispetto dei due elementi essenziali di un polmone verde “alla Momoyama”: la presenza di blocchi di pietra compatti e stabili, disposti secondo un disegno ben definito, sinonimi di solidità e consistenza e il padiglione da tè, luogo della non-mente, “casa del vuoto” che invita colui che penetra nello spazio a fare lo stesso vuoto in sé, ad abbandonare tutte le turbolenze interiori per aprirsi alla pace. A differenza delle altre aree verdi della città, nel giardino giapponese manca completamente la simmetria e gli elementi naturali che lo costituiscono sono in numero dispari in quanto, secondo la filosofia nipponica, tutto ciò che è simmetrico è artificiale, creato dall’uomo. Le forme sono semplici ed essenziali, mai elaborate ed eccessivamente decorative. Tuttavia ogni elemento è ponderato, scelto e posizionato con grande attenzione, in un sincero abbraccio delle culture croata e nipponica.

Il laghetto è completamente asciutto
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Il trionfo del degrado

Nel visitarlo oggi, purtroppo si viene colti da una grande tristezza: le essenze giapponesi alternate a quelle locali sono estirpate o diventate erbacce cattive, i blocchi di pietra (tratti dalle cave di Delnice) si presentano aggrediti dall’ossidazione del metallo, il laghetto è completamente asciutto, privo anche della cascata, i lampioncini lungo il percorso sono rotti o non funzionanti, le pareti del padiglione da tè (con elementi in rovere della Slavonia) sono ricoperte da scritte e graffiti, al suo interno vi è anche un materasso e delle coperte, probabilmente usati la notte da qualche clochard, i cavi dell’acqua sono strappati, il prezioso merletto di Pago, incorporato nella pietra e custodito all’interno di un vetro, sembra affondare, i rifiuti regnano in ogni angolo. L’unico segno di colore e di vita sono i due ciliegi in fiore, sinonimi di una bellezza e di un delicato antico equilibrio che non si danno per vinti. Allo stato attuale, quindi, il giardino giapponese del capoluogo quarnerino, l’unico in Croazia, è un vero trionfo di rovina e imbarbarimento. Disinteresse da parte delle autorità cittadine? Mancanza di mezzi? Ignoranza? Covid? Difficile dirlo.

Le erbacce hanno invaso il giardino

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