UI. Statuto, il dibattito è iniziato

A poco meno di un anno dalla fine della «legislatura» 2018-2022 riprende il lavoro sulla riforma istituzionale e strutturale dell’Unione Italiana avviato nel 2019. Il presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin, sollecita i consiglieri a esprimere proposte e indicazioni

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UI. Statuto, il dibattito è iniziato

Prosegue il lavoro sulla riforma istituzionale e strutturale dell’Unione Italiana. Il dibattito pubblico si è concluso nell’ottobre 2019, le proposte e le osservazioni emerse dalle Comunità degli Italiani, dalle varie istituzioni e dai singoli appartenenti della Comunità Nazionale Italiana sono confluite in un documento redatto e presentato dal presidente Maurizio Tremul, che aveva anche avviato, gestito e coordinato la consultazione, insieme a Paolo Demarin, a partire dalla lettera inviata ai connazionali il 3 luglio di tre anni fa. La palla ora torna al centro dell’Assemblea UI.
Se n’è parlato anche in calce alla sessione di Pola, ma i margini per arrivare a uno scambio effettivo e più approfondito non erano tanto ampi, visti i limiti della durata dell’incontro. “La libertà del pensiero ce l’abbiamo, ora ci vorrebbe il pensiero”: così il presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin – richiamandosi alla celebre battuta dello scrittore austriaco Karl Kraus (1874-1936) –, ha sollecitato i consiglieri a prendere posizione, esprimere i propri pareri, propositi, indicazioni, visioni strategiche… L’intento è arrivare a un indirizzo il più possibile condiviso e vicino ai bisogni e alle necessità della Comunità. Tra la quarantina di consiglieri presenti alla riunione, solamente quattro hanno accolto l’invito.
Tremul ha introdotto l’argomento sintetizzato l’esito del dibattito pubblico, focalizzandosi su alcuni punti chiave, segnalati un po’ ovunque dal territorio: affermare e difendere l’unitarietà e la soggettività della CNI; rafforzare il ruolo politico dell’UI in favore e a difesa della CNI e dei suoi diritti; semplificare, modernizzare, snellire i meccanismi della stessa UI, per renderla più vicina ai connazionali, per offrire servizi, consulenze, informazioni più veloci ed efficaci, dal punto di vista amministrativo, burocratico e legale. Moreno Vrancich (Fiume) ha esposto i concetti alla base delle proposte scaturite nell’ambito della CI di Palazzo Modello: garantire l’unitarietà della CNI e della stessa UI, arrivando ad avere un’unica organizzazione; razionalizzare e sveltire il funzionamento dell’apparato, anche andando a sfoltire l’Assemblea; predisporre un elenco dei soci dell’UI; fare in modo che i connazionali si possano candidare contemporaneamente a più cariche. Gianclaudio Pellizzer (Rovigno) vorrebbe un’UI più equa, corretta, giusta, flessibile, razionale, trasparente (“Ma già non lo è?” Quale altra associazione attua questo principio, pubblica tutto, tutte le decisioni, i documenti, i bilanci, le spese?”, ha reagito Tremul), efficiente, efficace e responsabile in grado di “tutelare ogni connazionale”, a prescindere dalla località d’appartenenza. Secondo Pellizzer, bisognerebbe dare all’UI uno status specifico, quale organizzazione e non associazione, rivedere la doppia sede amministrativa a Fiume e a Capodistria, “fare qualche passo indietro” andando a ridurre il numero dei consiglieri e portare a due i presidenti (Assemblea e Giunta esecutiva).

Le consigliere Diriana Delcaro Hrelja (Gallesano) e Tamara Brusich (Pola)

Krsto Babić (Abbazia) ha messo in guardia dai rischi di un taglio dei consiglieri: potrebbe comportare la penalizzazione delle piccole Comunità, a discapito dei loro interessi, perché è un dato di fatto – e l’ha dimostrato l’esperienza maturata in questi anni – che spesso è proprio la presenza in sede di Assemblea che ne garantisce la tutela, o perlomeno l’attenzione. Va bene l’”alleggerimento” dell’Assemblea, ma a patto che ci sia un rappresentante per ogni CI – ha sottolineato Babić – e che l’Attivo consultivo si trasformi in una specie di seconda Camera, con il diritto di veto sulle questioni relative alle CI.
L’eventuale snellimento dell’Assemblea non dev’essere a discapito delle Comunità più piccole: “Non vedo comitati centrali che si occupano delle zone rurali, ma periferie spesso dimenticate”, ha osservato Marko Gregorič, consigliere di Isola, nonché vicepresidente della Giunta esecutiva. Inoltre, secondo Gregorič bisogna andare cauti nel definire il ruolo dell’Ufficio UI a Capodistria: andrebbe ingaggiato uno studio legale che individui le migliori soluzioni formali, resistendo alla tentazione di trasformarlo in una specie di filiale, perché perderebbe peso politico, anche nei rapporti con lo Stato sloveno, rappresentatività e spazi di manovra, senza i quali non avrebbe ad esempio realizzato progetti europei che hanno portato indubbie risorse e ricadute positive.
Le discussioni sono destinate a proseguire, come ha rilevato Demarin, auspicando che tutti i consiglieri facciano sentire la propria voce, prima che il progetto si avvii verso la sua fase conclusiva, passando per il Comitato per lo Statuto e il Regolamento, prima di ritornare al vaglio dell’Assemblea. Che appunto ha voluto assumersi quest’impegno, inserendolo tra le priorità del suo programma di lavoro, con l’obiettivo di arrivare ad avere un’organizzazione ancora più moderna e un documento che garantisca maggiore democrazia, più autonomia e soggettività. Poiché manca poco meno di un anno alla fine della “legislatura” 2018-2022, se si vuole portare a conclusione il progetto, si dovrà ingranare la marcia e partire in quarta.

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