Statuto UI. Nulla di fatto

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Statuto UI. Nulla di fatto

Nulla di fatto, con grandi probabilità, anzi quasi sicuramente, l’Unione Italiana andrà alle urne per il rinnovo delle sue strutture e dei presidenti con il “vecchio” Statuto. Non c’erano i numeri, ieri sera a Cittanova, per cambiare tutto, o quasi. Alla fine, l’approvazione del nuovo Statuto è naufragata formalmente per mancanza di quorum. Infatti, quando è emerso che non ci sarebbero stati i numeri necessari per farlo passare, un gruppo di una decina di consiglieri ha abbandonato l’aula. Hanno così manifestato il propio malcontento, non escludendo (a caldo), forse anche altre mosse, soprattutto per il mancato adeguamento sulla questione dell’elezione dei presidenti, che volevano riportare in sede di Assemblea e non, come avviene dal 2010, con suffragio universale e diretto.

Alla fine, non c’è stata altra soluzione che aggiornare ancora una volta la riunione. Si riprendevano le discussioni aperte la settimana scorsa. Si tratta della diciannovesima sessione, e forse i superstiziosi diranno che il numero non porta bene. Fatto sta che è andata, nuovamente, a vuoto. Si tornerà sul tema? Ci saranno i tempi? I rapporti di forze potrebbero subire una “rivoluzione”? Le chance sono oggettivamente poche.

Comunque, il presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin, farà ancora un tentativo per portare a compimento il processo di riforma istituzionale e strutturale dell’UI. Si sente nell’obbligo di farlo, tenendo fede agli obiettivi che si era posto all’inizio del mandato, anche se poi alla fine il risultato non era andato nella direzione che egli stesso avrebbe auspicato. Convocherà quindi una nuova seduta, nel rispetto della procedura, come ha puntualizzato. “Viviamo in un mondo democratico e l’Assemblea ha dimostrato un alto livello di democrazia”, ha commentato Demarin, cercando di nascondere la sua delusione. E dire che la serata non era iniziata nel migliore dei modi, con la sala al buio, senza tavoli, come se nulla dovesse accadere…

Ha dichiarato che si atterrà scrupolosamente allo Statuto, quello attualmente in vigore, anche il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, che intende indire le elezioni, come nelle sue prerogative, il prossimo 18 o 19 maggio, ossia sessanta giorni prima dello scadere della legislazione 2018-2022. Sarà ancora Tremul a dettare lo scadenzario e, da quanto anticipato, cercherà di evitare il voto in piena estate, a luglio. Non si è però espresso sulle date, ha solamente precisato che terrà in considerazione che ci siano tutti i termini necessari per completare il processo elettorale. Come scenario, si guarda alla seconda metà di giugno.

Dunque, vince ancora la linea Tremul. Come emerso nel corso delle votazioni palesi, un dato certo è che se ieri sera il presidente dell’Unione Italiana non ha avuto i consensi necessari per far passare il suo progetto, su alcuni punti aveva addirittura raggiunto la maggioranza semplice. Nell’insieme, i suoi 32 emendamenti sono stati bocciati, uno a uno. Senza un’apparente logica, alcuni hanno ottenuto più appoggio, fino a un massimo di 22 voti, ad esempio per il preambolo, altri decisamente meno, come quello riguardante l’Unione Italiana a Capodistria. Meno consensi ha ottenuto anche l’emendamento teso a mantenere l’elezione diretta dei presidenti (l’hanno appoggiato 18 consiglieri). In ogni caso, numeri insufficienti per far passare il suo “disegno”.

Presentando i propri interventi sulla bozza, Tremul ha voluto sottolineare che lo Statuto attualmente in vigore fu approvato nell’autunno 2017, quando era ormai entrata in vigore la Legge sulle associazioni ed era stato accolto e giudicato consono alla normativa vigente dal competente organismo dell’amministrazione statale in Croazia. Tremul ha ribadito inoltre che l’Unione Italiana è riconosciuta come l’organizzazione unitaria rappresentativa degli italiani di queste terre in base a trattati internazionali, ma che se si andrà nella direzione di trasformarla in una federazione di associazioni sarà rappresentativa delle Comunità degli Italiani associate e non di tutta la Comunità nazionale italiana.

Era rimasto sulle sue posizioni pure il consigliere di Abbazia, Krsto Babić, che in particolare ha richiesto l’inserimento, tra gli organismi dell’Unione Italiana, anche della Fondazione di mutuo soccorso e degli Ambasciatori della Comunità Nazionale Italiana, della limitazione dei mandati a tre e della nomina del Segretario generale da parte dell’Assemblea, mentre il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, aveva prima insistito (ma poi ha fatto un passo indietro) in particolare sul mantenimento dell’elezione dei presidenti con suffragio diretto.

Va detto che il procedimento di voto è stato “misto”: sugli emendamenti l’aula si è espressa per alzata di mano, mentre per la bozza dello Statuto è stato attivato il voto segreto, come richiesto da un gruppo di consiglieri.

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