Radin: «Nessuno tocchi l’Istria»

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Radin: «Nessuno tocchi l’Istria»

In vista dell’inizio ufficiale della campagna elettorale, in Croazia si susseguono incessantemente i dibattiti pubblici sull’evoluzione futura della scena politica. L’argomento è stato trattato esaurientemente pure nel corso del talk show Otvoreno. A dibattere sull’argomento davanti alle telecamere della Televisione pubblica croata (HTV) il giornalista Branko Nađvinski ha invitato il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI, Furio Radin, i capigruppo di HDZ, SDP, Most, GLAS – rispettivamente Branko Bačić, Arsen Bauk, Nikola Grmoja e Anka Mrak Taritaš –, il deputato Stjepan Curaj (HNS) e il commentatore ed ex caporedattore della Slobodna Dalmacija, Josip Jović, intervenuto in videocollegamento da Spalato in rappresentanza del Movimento patriottico di Miroslav Škoro.
Nel corso dei suoi molteplici interventi, il parlamentare uscente della Comunità Nazionale Italiana, Furio Radin ha difeso a spada tratta la legittimità della XII circoscrizione elettorale, polemizzando aspramente con Nikola Grmoja. Il segretario politico del Ponte delle liste indipendenti, difatti, ha nuovamente criticato le modalità di elezione dei deputati delle minoranze nazionali, sostenendo che i medesimi dovrebbero essere eletti nell’ambito delle liste dei partiti, sulla falsariga di quanto avviene alle elezioni amministrative.
Nel proseguo della trasmissione l’On. Furio Radin ha difeso con determinazione pure la soggettività della Regione istriana, chiarendo, tuttavia, di condividere il parere che la struttura globale delle unità di autogoverno a livello territoriale (regionale) e locale vada snellita. Il parlamentare uscente della CNI ha spiegato che ciò non va fatto con la mannaia, bensì in modo ponderato. “Forse bisognerebbe valutare la possibilità di trovare una via di mezzo tra la suddivisione amministrativa odierna e gli ex Comuni”, ha dichiarato nel suo intervento a Otvoreno il vicepresidente del Parlamento di Zagabria.

«Anche le minoranze hanno il diritto di sognare»
“I deputati delle comunità nazionali hanno sempre saputo resistere al richiamo della demagogia e agli estremismi”. Ad affermarlo è stato lunedì scorso, nel corso dell’ultima seduta plenaria della nona legislatura, il rappresentante della Comunità Nazionale Italiana e decano dei deputati del Sabor, l’onorevole Furio Radin, parlando all’Emiciclo a nome del Gruppo parlamentare dei deputati delle minoranze nazionali. Forte dell’esperienza accumulata nel corso di otto mandati consecutivi, Radin ha stigmatizzato il proliferare di temi effimeri e ha espresso l’auspicio che dopo le elezioni politiche il dibattito parlamentare si elevi a un grado qualitativo migliore, contribuendo allo sviluppo della società.
“Dal 2012 ci stiamo confrontando con un crisi globale dovuta al fatto che consumiamo più risorse di quelle che il pianeta è in grado di rigenerare. Stiamo per diventare otto miliardi, saremo costretti a lottare per assicurarci le risorse delle quali abbiamo bisogno e ciò potrebbe fomentare la violenza e forse pure le guerre. Sono questi i temi dei quali dobbiamo occuparci. Prima ne diventeremo consapevoli è meglio sarà”, ha rilevato l’On. Furio Radin.
“Non posso concludere questa legislatura – ha proseguito il vicepresidente del Sabor – senza spendere due parole nel tentativo di illustrare la sensazione che abbiamo provato negli ultimi quattro anni noi deputati delle comunità nazionali. Non posso parlare a nome di tutti in quanto ci sono sempre persone che la pensano diversamente o semplicemente nutrono interessi diversi. Tuttavia, tengo a dire che alcuni deputati, e non soltanto quelli eletti nella XII circoscrizione elettorale, in alcuni frangenti hanno provato una sensazione strana, per non dire assurda”, ha affermato Radin.
Troppi miti in circolazione
“Questa legislatura – ha proseguito il parlamentare della CNI – ha superato tutte le aspettative per quanto concerne la perseveranza con la quale si è andati dietro ad alcuni temi privi di senso. Ci ha lasciati basiti la testardaggine con la quale si è tentato di foraggiare alcuni miti che in qualsiasi altro Paese democratico sono stati superati e relegati alla storia, come è giusto che avvenga”. “Dopo tre decenni, la Guerra patriottica funge ancora da pretesto per la promozione di interessi particolari di singole persone, di lobby o di taluni partiti politici. Non abbiamo archiviato neppure la Seconda guerra mondiale. In Croazia ci sono persone che continuano a vedere sbucare i partigiani, gli ustascia, i četnici, gli udbaši… da ogni angolo”, ha detto ancora l’On. Furio Radin. “Spesso – ha puntualizzato il vicepresidente del Sabor– le prime persone alle quali ho accennato e le seconde sono in realtà le medesime. Se le priviamo di questi argomenti ci accorgiamo che si tratta di semplici nullità. Il loro unico scopo è di mantener in vita, magari attaccate ai respiratori, le organizzazioni che operano a un unico fine, quello di farci rimanere eternamente in guerra e mantenerci in balia dell’autocrazia estrema”.
“Noi deputati delle minoranze nazionali siamo consapevoli di rappresentare delle realtà piccole. Tuttavia ci sarebbe molti più comprensibile sentirci definire piccoli da realtà come quella cinese, indiana, russa che non dai nazionalisti croati”, ha sottolineato Furio Radin nel proseguo del suo intervento.
Ricordarsi dell’esodo
“Tutti noi siamo piccoli se rapportati a realtà più grandi. Se da un canto è vero che i deputati delle minoranze nazionali vengono eletti con un numero relativamente piccolo di voti dobbiamo tenere a mente che i numeri sono questi anche perché in un determinato periodo storico le nostre comunità sono state cacciate, ma come ho detto all’inizio del mio discorso, finiamola di rievocare la storia”, ha dichiarato l’On. Furio Radin.
Pari diritti per tutti
“Sarà anche vero che siamo piccoli, ma ciononostante nessuno ci potrà impedire di esprimere le nostre opinioni né di sognare un mondo nel quale tutti godono dei medesimi diritti, a prescindere dal fatto di appartenere a una minoranza dovuta all’appartenenza nazionale, al genere, ai gusti sessuali, alla razza… Se amiamo la famiglia, non significa che dobbiamo provare fastidio quando sentiamo nominare il concetto di gender. Smettiamola di occuparci di temi effimeri”, ha concluso il deputato della CNI e vicepresidente del Sabor nella nona legislatura dalla conquista dell’indipendenza della Croazia.

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