Mostro di Fiume. Ecco le parole dello psichiatra

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Mostro di Fiume. Ecco le parole dello psichiatra

La condanna definitiva di Roman Brnada per il delitto di cui si è macchiato domenica 6 febbraio, quando in bar in piazza dei Paolini, a Fiume, ha picchiato a morte la 67.enne Darinka Krivec, dipenderà a grandi linee dal referto della perizia psichiatrica (probabilmente più di una) alla quale sarà sottoposto il 36.enne nel periodo di durata dell’inchiesta, ma anche successivamente, nel momento in cui verrà dato il via al processo in Tribunale. Ricordremo che Brnada è stato trasferito mercoledì 9 in psichiatria penitenziaria a Zagabria. I periti psichiatri (ovvero i medici chiamati a eseguire gli esami per le necessità del caso) dovranno rispondere innanzitutto a una domanda chiave: l’assassino, al momento del delitto, era capace d’intendere e volere?

“Ci sono vari aspetti che in casi come questo vengono contemplati dagli esperti del campo – ci ha spiegato uno specialista psichiatra, nonché perito forense, che svolge la sua attività professionale presso un centro clinico ospedaliero –. Nel caso avvenuto a Fiume, è stata pure ventilata l’ipotesi di femminicidio, ma io lo escluderei, fino a prova contraria. Tutto dipende da quanto fuoriuscirà dalle prossime indagini, dalla natura del rapporto tra il carnefice e la vittima, dal fatto se l’assassino fosse emotivamente legato alla donna che ha ucciso. Ciò che, appunto, potrebbe escludere qualsiasi tipo di responsabilità, è l’ipotetica individuazione da parte del perito psichiatra, dell’eventuale presenza di una malattia mentale (precedente) nell’autore del reato, per la quale questi era presumibilmente in cura farmacologica, e la quale in un dato momento (in seguito a uno stimolo) potrebbe avergli offuscato la mente spingendolo a compiere l’estremo gesto. Il fatto che durante la fuga si sia liberato dei vestiti proseguendo il suo percorso in stato confusionale, denudato del tutto, potrebbe essere una prova della sua incapacità d’intendere e volere, ma d’altra parte, il suo volersi a tutti i costi spogliare dei vestiti insanguinati (visti da lui come prova schiacciante della sua colpevolezza), potrebbe invece raccontare il contrario, ovvero che fosse del tutto consapevole dei suoi atti”, ci ha riferito il medico.
Capace o incapace d’intendere e volere, l’assassino di Cittavecchia rischia, in ogni caso, la condanna alla massima pena prevista dal Codice penale, da estinguere in carcere o in una delle quattro strutture psichiatrico-ospedaliere in Croazia.

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