L’INTERVENTO La banalità del legale

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L’INTERVENTO La banalità del legale
Palazzo Modello. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Come un fulmine a ciel sereno, giovedì 22 febbraio la Comunità nazionale italiana ha avuto modo di scoprire, tramite un breve comunicato stampa, che più di un mese prima sette Consiglieri dell’Unione Italiana residenti in Slovenia si sono riuniti come Consulta in un luogo imprecisato per eleggere Astrid Del Ben nuova Coordinatrice dell’Unione Italiana di Capodistria. Lo stesso comunicato affermava che l’elezione era stata fatta nel pieno rispetto dello Statuto dell’associazione e delle norme vigenti della Repubblica di Slovenia, cosa comprovata anche da una Decisione dell’Unità amministrativa di Capodistria che ha iscritto la nomina della Del Ben nel proprio registro delle associazioni.
Al di là delle considerazioni legali e della legalità del fatto e dell’iter procedurale seguito dalla Consulta, sul cui merito si sono già espressi alcuni e si esprimeranno sicuramente altri, come Consigliere dell’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume nutro delle perplessità sugli aspetti politici ed etici di tale azione, soprattutto riflettendo sugli episodi di recente passato della CNI e sulle lezioni da imparare da questo fait accompli al quale è stata sottoposta la nostra Comunità nazionale.
La seduta della Consulta si è tenuta, infatti, il 9 gennaio 2024, meno di due mesi dopo la seduta dell’Assemblea UI di Verteneglio nella quale il 21 novembre 2023 si è dibattuto e poi votato sull’articolo 9 del Regolamento di procedura della stessa. Per farla breve, secondo tale articolo, spetta a uno dei tre presidenti dell’Unione Italiana di Fiume, cioè a quello residente in Slovenia, il ruolo di Coordinatore dell’Unione Italiana di Capodistria. L’Assemblea si è trovata divisa a metà sulla questione, ma l’esito del voto (al quale ha partecipato sia la maggior parte dei Consiglieri residenti in Croazia, che la maggior parte di quelli residenti in Slovenia) ha sancito una posizione secondo la quale l’articolo 9 va mantenuto e il Coordinatore dell’Unione Italiana di Capodistria, in tale momento il Presidente dell’UI di Fiume, di conseguenza resta in carica.
Nel frattempo, il 1º febbraio 2024, la Giunta Esecutiva ha approvato una conclusione secondo la quale l’articolo 9, nella sua forma originaria, non è applicabile e ha annunciato la propria volontà di aggiornare “gli atti interni dell’Unione Italiana (Fiume e Capodistria)”, in coordinamento con il Comitato per lo Statuto e per il Regolamento dell’Assemblea.
Ripasso breve: il 21 novembre 2023 l’Assemblea, organo massimo dell’UI e del quale fanno parte anche i membri della Consulta, si esprime a favore del mantenimento dell’articolo 9; il 9 gennaio 2024 la Consulta, riunita senza informare i vertici dell’UI o il pubblico, decide di ignorare l’esito del voto di novembre ed eleggere una nuova Coordinatrice; il 1º febbraio 2024 la Giunta Esecutiva esprime la propria posizione in quanto all’inapplicabilità dell’articolo 9; il 22 febbraio 2024 i vertici e gli altri Consiglieri dell’UI, attraverso i media, vengono informati della riunione segreta della Consulta del mese prima.
Alea iacta est, inutile girarci intorno. I sette membri della Consulta hanno preso le proprie decisioni. Rimane lecito, però, chiedere ed esigere di ricevere delle spiegazioni che vadano oltre la mera (ri)affermazione della legalità del loro atto. In primo luogo, va chiesto perché e con quale motivazione hanno deciso di ignorare una posizione chiara riguardante la figura del Coordinatore presa dell’Assemblea UI, della quale fanno tutti parte, poco tempo prima? In secondo luogo, va chiesto perché, se la prassi dell’Assemblea UI, della Giunta Esecutiva e delle assemblee delle nostre Comunità è quella di svolgere sedute aperte al pubblico e di informare i media di dove e quando si terranno, hanno deciso di svolgere la propria seduta senza informare nessuno? In terzo luogo, va chiesto perché hanno preso la decisione di svolgere la propria seduta senza l’Assemblea UI, anche se lo Statuto dell’UI di Capodistria prevede si riunisca e deliberi in seduta comune con la stessa? In quarto luogo, va chiesto perché hanno preso la decisione di svolgere la propria seduta senza informare la figura che fino a tale momento era il Coordinatore/rappresentante legale dell’UI di Capodistria, cioè il Presidente dell’UI?
Per quanto riguarda il futuro della nostra Unione, ci sono altre considerazioni che vanno fatte. Stando al comunicato del 22 febbraio, la nuova Coordinatrice è stata eletta “per includere le comunità di Bertocchi ed Ancarano” nello Statuto dell’UI di Capodistria, nonché per avviare il processo di “unificazione de facto e de iure” delle due Unioni di Fiume e di Capodistria, sul quale tema “la decisione finale sarà presa dalla Giunta esecutiva, dall’Assemblea dell’UI, dalla Consulta e dal suo Coordinatore”. La prima serie di domande sorge spontanea: questi due punti del programma, per quale motivo non sarebbero potuti essere realizzati se il Coordinatore fosse rimasto il Presidente dell’UI di Fiume? Era proprio indispensabile cambiarlo di nascosto?
La seconda serie deriva invece dagli organi indicati come quelli che prenderanno la decisione sull’assetto futuro dell’UI: l’Assemblea UI e la Consulta vanno interpretati come due organi distinti? I consiglieri residenti in Slovenia, in questa visione, non faranno più parte dell’Assemblea e si esprimeranno solo attraverso la Consulta? La Coordinatrice, invece, che non ha partecipato alle ultime elezioni UI e che non è stata confermata in tale ruolo dall’Assemblea nel suo insieme, quali connazionali rappresenta e a nome di chi esprimerà i propri pareri? Terza serie di domande, forse la più importante: se l’Assemblea dell’UI dovesse prendere in futuro una nuova decisione con la quale non saranno d’accordo alcuni Consiglieri residenti in Slovenia, dobbiamo aspettarci nuove sedute parallele ed esterne all’Assemblea che ribalteranno di fatto l’esito del voto comune? Su cosa dovremmo, noi Consiglieri residenti in Croazia (oltre a quelli di Bertocchi e Ancarano), basare la nostra fiducia nei confronti dei colleghi che, quando non sono d’accordo con le decisioni dell’Assemblea, ignorano la nostra volontà collettiva e poi prendono altre decisioni senza nemmeno informarci se non con ampio ritardo?

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