Croazia e Slovenia. Il riconoscimento dell’indipendenza

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Croazia e Slovenia. Il riconoscimento dell’indipendenza

Sono trascorsi tre decenni dal giorno nel quale la Santa Sede ufficializzò d’aver riconosciuto le Repubbliche di Croazia e Slovenia quali Stati sovrani e indipendenti. La decisione del riconoscimento venne comunicata lunedì 13 gennaio 1992. A illustrare la questione fu mons. Piero Pennacchini, all’epoca vice direttore della Sala stampa vaticana. Lo Stato Pontificio anticipò di due giorni l’analoga decisione presa dagli Stati che componevano la Comunità europea (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Germania, Portogallo, Spagna e Regno Unito), ma anche dal Canada, dall’Ungheria, da Malta, dalla Polonia e dalla Svizzera.
Una nota fu consegnata dalla Santa Sede alle autorità federali di Belgrado. Nella medesima venne rilevato che la suddetta decisione non aveva alcun carattere di gesto ostile nei confronti della Jugoslavia. Inoltre, il Pronunzio apostolico a Belgrado, il vescovo Gabriel Montalvo, continuò la sua missione di rappresentante pontificio nell’ormai ex Jugoslavia. Il 7 gennaio Belgrado destituì il suo Ambasciatore presso la Santa Sede, mons. Ivica Maštruko.
I diritti minoritari
L’idea di un riconoscimento “concertato e condizionato” e “non in ordine sparso”, delle due Repubbliche da parte della comunità internazionale era stata lanciata alla fine del novembre del 1991 proprio dalla Santa Sede con un memorandum indirizzato ai Paesi membri della Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa (CSCE). In un commento pubblicato il 13 gennaio sulla prima pagina dell’Osservato romano, lo storico Giorgio Rumi osservò che “i casi della Jugoslavia mostrano incontrovertibilmente il realismo del principio di autodeterminazione, non mai separabile dai diritti delle minoranze come dalle aspettative dell’intera regione”.
Rispetto dei principi
Mon. Pennacchini annunciò che qualora altre Repubbliche dell’ex Jugoslavia avessero chiesto d’essere riconosciute la Santa Sede avrebbe applicato i medesimi criteri stabiliti nel caso della Croazia e della Slovenia. La nota vaticana chiarì che prima di procedere al riconoscimento definitivo la Santa Sede sottopose delle condizioni ai governi di Zagabria e di Lubiana: “Rispetto di tutti i principi dell’Atto finale di Helsinki e della Carta di Parigi; rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali come sanciti dai documenti internazionali, in particolare di quelli delle Nazioni Unite, della CSCE e del Consiglio d’Europa; impegno ad attuare le disposizioni dei documenti della CSCE relativi ai principi e alle istituzioni democratiche, di modo che queste ultime corrispondano alle norme d’adesione al Consiglio d’Europa; accettazione formale delle decisioni dei documenti della CSCE nelle riunioni di Copenaghen e di Ginevra sulle minoranze nazionali; accettazione del controllo, da parte del comitato degli alti funzionari della CSCE, dell’applicazione delle misure relative alle minoranze nazionali”.
L’invito alla pace
”Giacché – si legge inoltre nel comunicato vaticano – la Comunità europea aveva proceduto sulle stesse linee nel sottoporre il riconoscimento a certe esigenze da chiarire entro il 23 dicembre, i governi croato e sloveno hanno dato rapidamente la loro risposta alla nota di riconoscimento condizionato da parte della Santa Sede. La Santa Sede ha inoltre auspicato che, con il loro ingresso nella comunità delle nazioni quali Stati sovrani ed indipendenti, la Croazia e la Slovenia sappiano contribuire alla pacificazione della regione dei Balcani e alla costruzione di un mondo più fraterno e solidale”.

I Banski dvori sede del governo della Repubblica di Croazia
La bandiera croata sventola all’ingresso del Sabor in piazza San Marco a Zagabria

ONU e UE
La Croazia e la Slovenia proclamarono entrambe la propria indipendenza il 25 giugno 1991, riconoscendosi a vicenda. Il primo Paese a riconoscere la loro indipendenza fu la Lituania, a sua volta non ancora riconosciuta dalla comunità internazionale. Il primo Paese membro delle Nazioni Unite (e della NATO) a riconoscere l’indipendenza di Zagabria e Lubiana fu l’Islanda, il 19 gennaio 1991 (lo stesso giorno la decisione fu presa dalla Germania che però attese il 15 gennaio per attuarla). Il 22 maggio 1992 La Croazia e la Slovenia vennero accolte nell’ONU. Oggi entrambi gli Stati sono membri dell’Unione europea, la Slovenia dal 2004 e la Croazia dal 2013.
Il 1º gennaio del 2007 la Slovenia ha aderito a Eurolandia, adottando come mezzo di pagamento la moneta unica al posto del tallero. Lo stesso anno, ma il 21 dicembre Lubiana aderì pure allo Spazio Schengen. Due obiettivi che la Croazia spera di ragguiungere a Breve. Zagabria anbisce ad sostituire la kuna con l’euro il 1º gennaio del 2023 e a essere inclusa nello Spazio Schengen entro la fine del 2024
Date importanti
Dell’anniversario del riconoscimento internazionale della Repubblica di Croazia si è discusso ieri nel corso della seduta dell’Esecutivo, riunitosi negli spazi della Biblioteca nazionale e universitaria (NSK) di Zagabria. Il primo ministro Andrej Plenković ha sottlineato che si tratta di una ricorrenza importantissima, alla pari del 24.esimo anniversario della reintegrazione pacifica dell’Area danubiana croata (entrambi gli eventi vengono abitualmente celebrati il 15 gennaio). “Stiamo parlando di date importanti per la storia del nostro Paese. A causa della pandemia non organizzeremo le celebrazioni come avevamo pianificato in origine. Ad ogni modo ricorderemo con orgoglio e dignità il trentennale della Croazia indipendente e sovrana”, ha dichiarato Plenković.

La lugimiranza di Papa Wojtyła
In occasione del trentennale del Riconoscimento dellì’indipendenza della Croazia da parte della Santa sede il Nunzio apostolico in Croazia, l’arcivescovo Giorgio Lingua, ha dichiarato che “solitamente una volta compiuti i trent’anni una persona può essere considerata matura. Dunque possiamo dire che anche la Croazia ha raggiunto l’età della maturità. La prova di ciò si rispecchia nei traguardi che il Paese si accinge a raggiungere, ad esempio l’adesione allo Spazio Schengen e l’introduzione dell’euro, dopo aver aderito alcuni anni fa all’Unione europea”. “La Santa sede è orgogliosa d’aver riposto sin dall’inizio piena fiducia in questo Paese, dimostrando, in primo luogo grazie al Santo Giovanni Polo II, un’intuizione profetica”, ha rilevato il Nunzio apostolico.

Il Nunzio apostolico Giorgio Lingua. Foto: Zeljko Hladika/PIXSELL

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