Circoscrizioni. Per l’Istria e Fiume tutto è andato abbastanza bene

Il vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana, Furio Radin, fa il punto sulla proposta di legge presentata dal governo

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Circoscrizioni. Per l’Istria e Fiume tutto è andato abbastanza bene
Furio Radin. Foto: Patrik Macek/PIXSELL

In linee generali il vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana al Parlamento croato è soddisfatto della proposta di modifica delle circoscrizioni elettorali avanzata dal governo. “Ammetto di non conoscere a fondo la situazione nelle altre circoscrizioni, ma per quanto concerne l’Istria, Fiume e il Quarnero sono relativamente soddisfatto. Come sono assolutamente soddisfatto che non si sia intervenuti sulla XII circoscrizione (minoranze nazionali) e neppure sull’XI (voto all’estero). Anche se devo confessarvi che personalmente mi avrebbe fatto piacere che quest’ultima fosse ritoccata in positivo. Mi riferisco innanzitutto alla flessibilità del numero dei seggi garantiti alla diaspora, che aumenterei a 5-6, rispetto ai tre attuali”, ha dichiarato Radin, invitato giovedì scorso nello studio zagabrese del Network informativo N1 per commentare le modifiche alla mappa delle circoscrizioni elettorali proposte dal governo. “Io – ha proseguito – posso votare alle elezioni italiane e lo faccio per corrispondenza. Non vedo per quale ragione non si potrebbe ricorrere a questo sistema anche nel nostro caso, delle elezioni croate, si tratta del metodo di votazione più semplice che ci sia”. Radin si è però detto consapevole che per ritoccare i meccanismi di voto della diaspora sarebbe necessario intervenire sulla Costituzione, un’impresa che richiede un ampio consenso che in politica non è semplice raggiungere.
Una visita a Novi Vinodolski
“Oltre alla XII circoscrizione la prima cosa che m’interessa quando si parla di modello elettorale è vedere come sono trattati l’Istria, Fiume e il Quarnero. Ho notato che in questo ambito i cambiamenti sono tutto sommato contenuti, benché taluni partiti potrebbero sostenere il contrario. Nell’VIII circoscrizione elettorale è stata inglobata la Città di Novi Vinodolski, mentre dalla medesima è stato estrapolato il Comune di Mattuglie (entrambe le unità di autogoverno si trovano nella Regione litoraneo-montana, nda)”, ha detto Radin durante l’intervista rilasciata alla giornalista Iva Puljić Šego. “Ora che ci penso a Novi Vinodolski non ci sono mai stato. Ora che è ‘nostro’ devo visitarlo”, ha scherzato l’On. Radin, osservando che la bozza di legge sarà sottoposta a dibattito pubblico e che sarà interessante capire cosa ne scaturirà. “Sarà la prima volta che l’assetto delle circoscrizioni sarà soggetto a dibattito pubblico. Ed è bene che se ne possa discutere”, ha notato il vicepresidente del Sabor. Ha chiarito di non essere incline all’idea che in questo momento si debbano operare dei cambiamenti più radicali al modello elettorale, ad esempio rivedendo le norme che disciplinano il voto preferenziale o la soglia elettorale, fissando in questo caso sbarramenti diversi per i partiti che si presentano da soli rispetto a quelli per le coalizioni. “Manca meno di un anno alle prossime elezioni parlamentari. Non è il caso d’imbarcarsi in un’impresa del genere. Darebbe l’impressione che ci occupiamo d’ingegneria politica”, ha dichiarato Radin. “Sono dell’opinione che in questo caso abbia prevalso l’approccio democratico e che l’ingegneria politica abbia influito meno rispetto a quanto avvenuto in passato quando c’era da mettere a punto qualche norma connessa alle elezioni, ad eccezione della prima”, ha dichiarato Radin.
La normativa migliore
“La prima legge – ancora il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI – dal mio punto di vista era la migliore. E nessuno, né nell’HDZ né gli altri, osa contraddirmi perché si trattava della legge approvata con il beneplacito del Presidente Franjo Tuđman. Prevedeva l’elezione di 120 deputati ai quali s’andavano ad affiancare i parlamentarti delle minoranze nazionali. La metà dei seggi era assegnata con il metodo proporzionale a livello nazionale, mentre gli altri 60 deputati erano eletti a livello regionale, ovvero tre in ciascuna Contea”. “Per certi versi – ha aggiunto Radin –, se partiamo da un approccio ‘pro domo sua’ o nel mio caso ‘pro domo mea’, s’aveva l’impressione d’avere il diritto a esercitare il voto aggiuntivo. Nel caso degli appartenenti alle minoranze nazionali questo approccio consente da un lato di votare per le liste partitiche, mi riferisco al voto proporzionale, mentre nelle circoscrizioni regionali si può scegliere se votare per i candidati dei partiti o per quelli in corsa per il seggio specifico”. Radin ha affermato che si tratta di un esempio scolastico di discriminazione positiva. “Nessuno può sostenere, come qualcuno tenta di fare ora, che alle Comunità nazionali siano concessi diritti eccessivi”.
Ideologie e competenze
Commentando le citriche mosse dall’opposizione, che si lamenta di non essere stata coinvolta dall’HDZ nella stesura della proposta di modifica della legge sulle circoscrizioni elettorali, Radin ha detto che in caso contrario forse la mappa non avrebbe mai visto la luce del giorno. Ironizzando, ha osservato che esistono dei parlamentari ai quali affiderebbe il compito di mettere a punto il modello elettorale “per poi attuare l’esatto contrario di quello i medesimi gli consiglierebbero di fare”. Riferendosi all’approccio assunto a proposito della questione dall’Esecutivo o più correttamente dal Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione, ovvero al ricorso delle consulenze degli “esperti”, ha notato che in considerazione del suo trascorso accademico è consapevole che “le ideologie spesso hanno la meglio sulle competenze tecniche”.
Censimento da ripensare
Interpellato in merito alla sproporzione tra il numero di cittadini maggiorenni e quello delle persone iscritte nel Registro degli elettori, quest’ultimi circa 500mila in più rispetto ai primi, ha osservato che si tratta di una questione complessa. “Una delle ragioni di questa incongruità è dovuta all’emigrazione e all’emigrazione in nero. Questa disarmonia è dovuta anche al fatto che il Censimento della popolazione non è stato compiuto come si faceva ai tempi dell’ex Jugoslavia, oppure nel 1991 e nel 2001. Ora è in vigore il cosiddetto modello a rilevazione. Tutto dipende da chi apre la porta ai rilevatori o da chi compila i questionari online. Se a un indirizzo nessuno risponde dopo alcuni tentativi si smette di bussare a quella porta con tutte le conseguenze che ciò comporta”, ha dichiarato Radin. “Personalmente sarei favorevole ad adottare un approccio diverso. Perché non seguire l’esempio di altri Paesi e invece di fare un Censimento ogni dieci anni non raccogliamo i dati ogni anno, ricorrendo a un campione rappresentativo e facendo una verifica su scala più ampia ogni dieci anni?”, ha notato il vicepresidente del Sabor e parlamentare della CNI.
La Corte costituzionale
Alla domanda se questa sproporzione tra il numero degli elettori e quello dei cittadini oppure il fatto che non si sia tenuto conto dei confini delle Regioni nel definire le singole circoscrizioni elettorali potrebbe spingere la Corte costituzionale a bocciare la proposta, Radin ha chiarito di non essere un costituzionalista e di supporre che i giudici attenderanno di conoscere l’esito del dibattito pubblico prima di esprimersi. “Va anche detto – ha rilevato Radin – che esistono Consulte e Consulte. In alcuni casi la Corte costituzionale ha espresso pareri e approvato decisioni catastrofiche, altre volte, invece, i giudici hanno deliberato con la massima obiettività. In questo caso la Corte costituzionale si trova a dover risolvere un compito che non sono sicuro essere di sua competenza, forse stiamo parlando di questioni di competenza della politica”. Ha invitato a non dimenticarsi che l’ordinamento croato regola il processo democratico attraverso due leggi (quella sulle elezioni e quella sulle circoscrizioni elettorali), soggette sia alla logica della politica che all’andamento demografico.
La VII e l’VIII circoscrizione
La modifica dei collegi elettorali si è resa necessaria dopo che nel febbraio scorso la Corte costituzionale ha sancito l’abrogazione della legge sulle circoscrizioni elettorali (la decisione entrerà in vigore nell’ottobre prossimo) a causa della sproporzione degli elettori censiti nelle singole circoscrizioni. In base alla proposta illustrata ieri l’altro dal governo, la Regione istriana, le isole quarnerine (Arbe, Cherso, Lussini e Veglia) e la fascia costiera della Regione litoraneo-montana ad eccezione di Buccari costituirebbero l’VIII circoscrizione elettorale (365.860 elettori, lo 0,32 p.c. in più rispetto alla media. Buccari e la parte continentale della Regione litoraneo-montana (Čabar, Delnice, Castua, Vrbovsko, Brod Moravice, Čavle, Fužine, Jelenje, Klana, Lokve, Mattuglie, Mrkopalj, Ravna Gora, Skrad, Vinodolska općina e Viškovo), sarebbe, invece, incorporati nella VII circoscrizione elettorale (367.100 elettori, lo 0,66 p.c. in più rispetto alla media) assieme all’intera Regione della Lika e di Segna, a tutta la Regione di Karlovac, alle parti centrale, meridionale e occidentale della Regione di Sisak e della Moslavina (le Città di Glina, Kutina, Petrinja, Popovača e Sisak, nonché i Comuni di Dvor, Gvozd, Lekenik, Martinska Ves, Sunja, Topusko e Velika Ludina) e alla parte settentrionale della Regione di Zara (le città di Obrovac e Pago, nonché i Comuni di Gračac, Jasenice, Kolan, Novigrad, Posedarje, Povljana, Ražanac, Starigrad e Vir (Puntadura).

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