Caporetto. «Non dimenticare, ma guardare al futuro»

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Caporetto. «Non dimenticare, ma guardare al futuro»

All’alba del 24 ottobre 1917 ebbe inizio nell’Alto Isonzo lo scontro che si concluse con la più grande disfatta arrecata al Regio Esercito Italiano dalle Armae austro-ungariche e tedesche. Centoquattro anni più tardi, al Sacrario militare di Sant’Antonio a Caporetto (Karfreit in tedesco e Cjaurêtin in friulano) – il cui ossario realizzato nel 1938 ospita le spoglie di 7.014 italiani caduti durante la Prima guerra mondiale (di cui 1.748 ignote) –, dopo un anno di stop forzato a causa della pandemia, le autorità civili e militari italiane e slovene (Caporetto/Kobarid si trova in Slovenia), guidate dal segretario di Stato in seno al Ministero sloveno della Difesa, Janez Žakelj, e dall’Ambasciatore italiano a Lubiana, Carlo Campanile, hanno commemorato l’evento e reso omaggio ai caduti e alle vittime di quel tragico evento.
L’Ambasciatore Campanile ha rilevato che il prezzo pagato dai soldati durante la Prima guerra mondiale si riproduce nel messaggio di pace e collaborazione lanciato dai Presidenti Sergio Mattarella (Italia) e Borut Pahor (Slovenia). “L’intento non è quello di dimenticare gli orrori della guerra, bensì volgere lo sguardo al futuro.

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