Capodistria. Odonimi storici, tabelle in italiano che turbano

0
Capodistria. Odonimi storici, tabelle in italiano che turbano
Foto Claudio Moscarda

Una questione nodosa attanaglia da mesi la città di Capodistria, gli storici e la Comunità Nazionale Italiana ivi residente. È quella riguardante le tabelle con gli odonimi in italiano e in istroveneto che rischiano di essere rimosse. Oggi, mercoledì 28 febbraio, il deputato italiano al Parlamento sloveno, Felice Žiža, il presidente della CAN costiera, Alberto Scheriani e il presidente della Commissione per la toponomastica del Comune di Capodistria, Damian Fischer, hanno incontrato a Lubiana il segretario di Stato al Ministero della Cultura, Marko Rusjan, illustrando le motivazioni per cui le tabelle sono in italiano, le procedure seguite per la loro realizzazione, nonché le questioni riguardanti la coerenza storica.

“L’incontro ha avuto un esito positivo che, senza giungere a una conclusione definitiva, ha portato all’ideazione di un tavolo di lavoro”, ha dichiarato il deputato Žiža. Per riavvolgere il nastro sulla questione si deve tornare almeno al 2018, quando, dopo un lungo processo di studio e preparazione, le vie e le piazze del centro di Capodistria vennero arricchite da nuove insegne dall’alto valore storico. Queste antiche denominazioni, presentate su tabelle dorate accompagnate dagli emblemi municipali, sono state scrupolosamente scelte nel rispetto della storia e delle indicazioni dell’Ente per la tutela del patrimonio culturale. Si è attinto agli odonimi risalenti al XIX secolo e raccolti in una lista denominata “Martissa”, stilata nel 1884 e in uso dal 1905, quando il territorio faceva parte dell’Impero austro-ungarico. L’idea principale era quella di risalire al XIX secolo per evitare gli abbinamenti tra toponomastica e le ideologie che hanno dominato il Novecento, quando, peraltro, i regimi si avvalevano anche del diritto di modificare i nomi propri. Nell’800, tuttavia, nella città non erano in uso nomi in lingua slovena. La situazione ha preso una piega negativa nel 2022, quando è emersa l’opposizione del Convento francescano di Sant’Anna, che si affaccia sull’attuale via Cankar, con il rifiuto di esporre i toponimi soltanto in italiano, senza una traduzione in sloveno. Questo ha portato all’intervento dell’Ispettorato del Ministero della Cultura, che ha ordinato la rimozione delle tabelle entro il prossimo maggio, poiché il presunto mancato rispetto della lingua slovena è stato considerato un problema.

Nonostante la contrarietà espressa dalla Comunità italiana e dalla stessa municipalità di Capodistria, che rischia pesanti multe in caso non rispetti il decreto ministeriale, per trovare una soluzione alla vertenza si è resa necessaria un’azione politica promossa dalla Commissione per le nazionalità del Comune, presieduta da Alberto Scheriani. Un passo molto importante è stato compiuto durante la riunione odierna, convocata per affrontare la questione e riportarla a un livello amministrativo. In questa sede, sono stati presentati tre pareri significativi e autorevoli, di cui uno redatto dall’ex direttore del Museo Regionale di Capodistria Salvator Žitko, in cui sono spiegati i motivi e le procedure legali seguite per l’esposizione delle tabelle e, soprattutto, le ragioni per cui la traduzione in sloveno dei nomi non è praticabile. Rusjan ha compreso queste ragioni e ha garantito che verranno prese in considerazione da una nuova commissione. Per far fronte al problema, ad esempio, è stata avanzata l’ipotesi di integrare le attuali insegne con delle perifrasi e delle informazioni aggiuntive anche in sloveno, nonché con dei QR Code per i più interessati.

La questione procede, quindi, con la promessa di trovare un compromesso che rispetti sia la storia cittadina sia le esigenze linguistiche e culturali.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display