Bracconaggio. Servono pene più severe

0
Bracconaggio. Servono pene più severe
Un cardellino osserva l’orizzonte posato su una pianta di girasole. Foto: Ivo Cagalj/PIXSELL

Il WWF Adria (fondato nel 2015 opera oltre che in Croazia pure in Slovenia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia e Kosovo) ha pubblicato un rapporto in cui indica il bracconaggio e il contrabbando di specie animali come i crimini contro la natura più diffusi in Croazia. L’organizzazione per la protezione ambientale ha chiesto pene più severe per gli autori di questi crimini. Il commercio illegale e il contrabbando rappresentano una minaccia per uccelli canori come cardellini, ma anche tartarughe terrestri e specie marine come istrici, avannotti e sterne, considerati una prelibatezza sul mercato asiatico. “Recentemente lo spazio mediatico è stato occupato dal caso della pesca illegale di cetrioli di mare nell’Adriatico. Fortunatamente, gli autori sono stati scoperti, ma non è sempre così. Un gran numero di casi passa inosservato sotto il radar”, ha affermato Snježana Malić-Limari del WWF Adria. “La Croazia – ha aggiunto – può vantare un numero considerevole di specie endemiche. Abbiamo anche circa tremila specie in via d’estinzione, che sono minacciate da varie attività illegali, quindi abbiamo bisogno di un approccio organizzato per combattere i crimini contro la natura a livello nazionale”, ha affermato.
Stando al rapporto pubblicato ieri, nel Mediterraneo un gran numero di uccelli rimane vittima del turismo venatorio e del commercio, della caccia ai trofei, della detenzione in cattività o della caccia per sport e svago. In Croazia una delle specie di volatili più cacciate è il cardellino, un uccello canoro passeriforme la cui carne è molto ricercata in Italia settentrionale e a Malta, dove è considerato una prelibatezza. Oltre agli uccelli, il bracconaggio uccide anche animali di grossa taglia come lupi, orsi e linci, che spesso vengono cacciati come trofei o uccisi in quanto considerati delle minacce per l’incolumità degli animali d’allevamento.

Snježana Malić-Limari. Foto: Marko Prpic/PIXSELL

Oltre al bracconaggio, anche l’avvelenamento e il commercio illegale rappresentano una grave minaccia per le specie protette. L’avvelenamento colpisce più spesso i rapaci che muoiono dopo essersi nutriti della carne delle carcasse avvelenate poste da allevatori senza scrupoli come esche per attrarre i grandi predatori. Le vittime più comuni di quest’attività illecita sono l’aquila reale e il grifone. L’avvelenamento è la principale causa di mortalità dei grandi rapaci, avverte il WWF.
I crimini contro la natura sono il quarto ramo più redditizio della criminalità organizzata al mondo, subito dopo il traffico di esseri umani, la droga e le armi. Stando alle stime i costi dei crimini contro l’ambiente e la natura sono quantificabili (a livello globale) attorno ai 258 miliardi di dollari l’anno e provocano danni incalcolabili al pianeta – favorendo l’estinzione di alcune specie vegetali e animali e riducendo notevolmente il livello di biodiversità e la salute dell’uomo. Al fine di contribuire a contrastare queste attività illegali l’UE ha adottato – anche nell’ambito di EMPACT, l’iniziativa faro dell’UE nella lotta contro la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità internazionale – misure per combattere le reti criminali coinvolte in tutte le forme di criminalità ambientale, anche introducendo norme sulla gestione dei rifiuti, sul commercio di flora e fauna selvatica e sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale. Le autorità di contrasto e doganali di tutti i Paesi dell’UE, le istituzioni, le agenzie e gli organismi dell’UE, nonché gli Stati e le organizzazioni partner, collaborano per combattere questa forma di criminalità attraverso indagini, sequestri e altre operazioni di Polizia.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display