Capodistria. Avgust Černigoj, gli stili di un artista incompreso

Presentata la monografia di Matteo Bonanomi dedicata alla produzione dello sperimentatore triestino di nazionalità slovena

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Capodistria. Avgust Černigoj, gli stili di un artista incompreso
Matteo Bonanomi e Neva Zajc. In primo piano una copia del volume. Foto: ELENA BUBOLA

Insegnante, illustratore di libri per bambini, vignettista, scenografo, graphic designer, decoratore d’interni edil-clerico-navali, pittore amante dei grandi spazi con un rispetto all’ambiente organico, esigenze dell’esistente, nelle sperimentazioni tecniche di rifacimenti barocchi e medievali sacri. Chi è realmente Avgust Černigoj, figura emblematica del XX secolo? Si potrebbe definirlo un esploratore di stili, uno sperimentatore scivolato tra l’espressionismo e il costruttivismo, passando per il neorealismo e le esperienze astratto-materiche con un occhio di riguardo alle avanguardie cubo-futuristiche.

La storia del Novecento
A quattro anni dalla sua pubblicazione, si è tenuta a Palazzo Gravisi, sede della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, la presentazione della monografia “Černigoj e le avanguardie della Mitteleuropa” dedicata all’incompreso artista triestino di nazionalità slovena. La serata con l’autore della pubblicazione Matteo Bonanomi, storico e critico d’arte, dopo un breve saluto del presidente del sodalizio, Mario Steffè, è stata moderata dalla responsabile del Festival del Litorale, Neva Zajc, con l’obiettivo di presentare la 22esima perla della collana d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, che racchiude la vita e le opere dell’eterogeneo artista controcorrente la cui doppia appartenenza italo-slovena, comprese le vicissitudini esistenziali, offre l’opportunità di delineare parte della storia del Novecento di questo territorio, crocevia di confini in prospettiva visiva del vissuto, di colui che viene definito “il primo studente italiano della Bauhaus di Weimar a diretto contatto con la Mitteleuropa”.

Mario Steffè, Matteo Bonanomi e Neva Zajc.
Foto: ELENA BUBOLA

Influenze e sperimentazioni
Lo sguardo obiettivo-oggettivo di un milanese qual è Bonanomi, che si cimenta con le dinamiche triestino-slovene di frontiera, forgia l’immane lavoro che, dopo oltre un anno di ricerche storiche a vari livelli, ha dato vita al volume ricco di testi e immagini degli approfondimenti biografici che, di Černigoj, ripercorrono la formazione triestina, la maturazione internazionale, gli anni ‘30 del secolo scorso caratterizzati dal “ritorno alle origini” fino alla metamorfosi e alla maturazione evolutiva dell’ultimo quarantennio. Il saggio biografico introduttivo viene decodificato da tavole comparative a supporto del cambiamento artistico subito da Černigoj dalle diverse correnti che hanno gravitato in quel periodo con evidenti pre e post Bauhaus, che segnano il netto passaggio dal figurativo all’astratto nei collages grafico-materici della sua optical art. Sperimentazioni di tecniche e materiali in un crescendo costruttivista in cerca di collocazione dalla propensione ad una linoleografia dai chiaroscuri contrastanti di grande effetto dagli evidenti rinneghi al passato.

Necessaria una traduzione slovena
Anche Černigoj, come Picasso, “vuole costruire un mondo nuovo” attraverso un approccio meta testuale tanto amato da Bonanomi che ha voluto includere nella monografia l’opera per bambini dedicata all’illustrazione delle Tavole dell’Abecedario con l’artista che ritrae sé stesso mentre lo disegna. “Černigoj e le avanguardie della Mitteleuropa” è l’opera in cerca di traduttore e Casa editrice “per una imminente pubblicazione riedita in lingua slovena”, così Neva Zajc, già impegnata ad organizzare la promozione per gli appuntamenti dell’anno prossimo per celebrare il quarantennale dalla scomparsa del riscoperto valore artistico dell’eclettico vanto sloveno. La CI “Santorio Santorio”, in collaborazione con il Festival Estivo del Litorale sono tra i promotori anche della mostra “Crepuscolo di libertà”, curata da Dejan Mehmedović della Galleria “Insula”, uno spaccato di grafiche e collage di Černigoj della più vasta collezione permanente esposta alla Galleria di Lipizza dedicata all’artista, che ospita oltre 1.400 originali e riproduzioni di opere perdute nel tempo. Un approfondimento dello stesso Černigoj, quello capodistriano, è in visione a Palazzo Tarsia fino al 15 giugno.

L’incontro a Palazzo Gravisi.
Foto: ELENA BUBOLA

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