Coraggio, follia, fortuna. È la vittoria di Tomić

Il successo del Rijeka sulla Dinamo (3-1) è il frutto del nuovo modulo adottato dal tecnico sebenzano, ma anche delle azzardate scelte di schierare Labrović e Obregon che hanno tolto punti di riferimento agli zagabresi

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Coraggio, follia, fortuna. È la vittoria di Tomić

Quando al 56’ il sinistro di Obregon ha sibilato vicino all’incrocio, con il centravanti colombiano a sprecare il possibile 3-0 che avrebbe di fatto messo i titoli di coda, in tanti hanno temuto il peggio, memori di quanto successo un mese e mezzo fa a Rujevica quando la Dinamo rimontò tre gol nella ripresa. Fantasmi che hanno assunto contorni alquanto tangibili 15 minuti più tardi dopo il sanguinoso errore di Pavičić che ha propiziato il corner dal quale è poi nato l’1-2 di Tolić. Subito dopo Smolčić e il palo hanno negato il pari a Oršić. Nel convulso finale gli zagabresi hanno schiacciato gli ospiti e il 2-2, e quindi i supplementari, sembrava inevitabile. E invece, praticamente fuori tempo massimo, è apparso Labrović che non solo ha compiuto un miracolo sul tentativo ravvicinato di Ademi, ma la sua parata ha pure innescato il contropiede per il sigillo di Murić che ha dato il colpo di grazia alla truppa di Krznar, spedendo il Rijeka dritto in semifinale. Alla vigilia Goran Tomić era stato profetico: “Per vincere e passare il turno ci vorrà anche una buona dose di fortuna”. E al Maksimir la Dea bendata sembrava proprio strizzare l’occhio ai fiumani. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci. E il Rijeka lo è stato eccome. A partire dal suo tecnico, che ha spiazzato tutti inventandosi un 3-4-1-2 che fin qui non aveva mai utilizzato. Una mossa azzardata, ma l’intento era chiaro, e cioè non dare punti di riferimento a Krznar.

 

Cinismo e concretezza

Ancor più azzardata è stata la scelta di rispolverare il buon Labrović al posto di Zlomislić, che soltanto pochi giorni prima aveva salvato i tre punti a Koprivnica parando un rigore nel finale. Una follia considerando che il giovane portiere prelevato in estate dallo Šibenik è rientrato da poco da un lungo stop, scendendo in campo solamente negli ottavi contro l’Oriolik. Alla fine però è stato proprio lui uno degli eroi dell’impresa. Come pure Obregon, che avrà anche mancato il colpo del KO, ma la rete che ha sbloccato il risultato porta proprio la sua firma. Fin qui il colombiano arrivato dal Varaždin è sempre stato un po’ un oggetto del mistero, utilizzato col contagocce da Tomić. Impensabile quindi lanciarlo dal primo minuto in una sfida così delicata, men che meno schierarlo accanto a Drmić. I due non hanno mai giocato assieme perché si pensava fossero incompatibili, che non farebbero altro che pestarsi i piedi a vicenda. Eppure il tecnico sebenzano ha azzeccato pure questa. Coraggio o follia? Probabilmente il giusto mix di entrambe le componenti. Il primo tempo è stato un capolavoro di tattica, cinismo, concretezza. Oltre che di fortuna. Sì perché se poco prima del vantaggio di Obregon Ivanušec avesse sfruttato un’occasione davvero clamorosa, forse staremmo qui a parlare di uno scenario ben diverso. Il secondo tempo è stato tutto di sofferenza. È uscita infatti la maggiore qualità individuale di Petković e soci. Ai punti avrebbe vinto la Dinamo, ma il Rijeka è stato più squadra. E non ha rubato nulla. Anzi, ha pienamente meritato la qualificazione tra le migliori quattro. Fiumani ora favoriti per il trofeo? Certamente con la Dinamo fuori dai giochi la strada è ora un po’ più in discesa, ma in corsa ci sono ancora Osijek, Hajduk e Gorica che hanno lo stesso obiettivo. Senza contare che si tornerà in campo appena a marzo e fino ad allora tante cose possono cambiare (nel frattempo la finale è stata fissata il 26 maggio 2022 al Poljud di Spalato). Fatto sta che il Rijeka ha lanciato un chiaro segnale a tutte le rivali su entrambi i fronti, campionato e Coppa. E poi, altro dato da non sottovalutare, nei tre confronti con gli zagabresi la squadra di Tomić ha segnato la bellezza di nove gol…

Servono 12 punti

”È una vittoria pesantissima perché ottenuta sul campo dell’avversario più difficile – gongola il tecnico sebenzano –. Nel primo tempo siamo stati tatticamente impeccabili, segnando due gol al momento giusto, anche se poco prima avevamo rischiato davvero grosso. Nella ripresa la Dinamo ha dominato creando un sacco di occasioni, ma la fortuna è stata dalla nostra parte. Noi schiacciati? Per tutto il tempo urlavo ai ragazzi di uscire e di salire, ma loro sono una squadra fortissima ed è davvero difficile opporsi al loro pressing. Ad ogni modo sono orgoglioso dei miei giocatori perché la Dinamo non si batte tutti i giorni, soprattutto non al Maksimir”.

Ora però bisogna subito voltare pagina. Alla sosta invernale mancano ancora quattro partite, da giocare tutte a Rujevica. Praticamente un’autostrada verso il titolo di campione d’inverno. Servono 12 punti, non sarà facile, ma per il Rijeka di Tomić nulla è impossibile.

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