Alice Robinson, sciatrice per caso

La neozelandese è pronta a vivere un Mondiale da protagonista puntando forte sul «suo» gigante e sul superG. «Mi aspetto sempre tanto da me stessa. Nelle ultime due stagioni ho avuto alti e bassi e adesso sono alla ricerca di un equilibrio, ma sono pronta a vincere ancora, a cominciare da questi iridati»

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Alice Robinson, sciatrice per caso
Alice Robinson

Cresciuta in Nuova Zelanda, oggi ha fatto della Val di Fassa il suo paese delle meraviglie, dove a partire dal 2019 si allena nell’International Ski Racing Academy fondata dal connazionale Chris Knight, già allenatore di Lindsey Vonn per tre stagioni. Classe 2001, Alice Robinson è già stata capace di vincere tre giganti in Coppa del Mondo, a cominciare dall’opening di Sölden del 26 ottobre 2019, quando all’età di soli 17 anni aveva messo in fila una certa Mikaela Shiffrin e un’altra fuoriclasse come Tessa Worley. Il debutto nel massimo circuito era arrivato il 6 gennaio 2018 nel gigante di Kranjska Gora, mentre nella stagione successiva aveva conquistato il primo podio nella sua specialità preferita con il secondo posto alle finali di Soldeu. Ma la campionessa di Queenstown, che a PyeongChang 2018 è diventata la più giovane neozelandese di sempre ad aver partecipato alle Olimpiadi invernali, ha nel sangue anche la velocità e può diventare una mina vagante anche in superG.
Alice, prima di te non eravamo abituati a vedere la Nuova Zelanda associata allo sci: com’è nata la tua passione per questo sport?
“Mi sono avvicinata allo sci in maniera abbastanza casuale. Pur essendo nata a Sydney, sono cresciuta a Queenstown, una località sciistica della Nuova Zelanda dove la mia famiglia si è trasferita quando avevo quattro anni. Sin da bambina mi piaceva praticare tante discipline sportive, tra cui anche lo sci. Così i miei genitori mi hanno iscritto a una scuola di sci e da lì ho iniziato a sciare e a disputare anche le gare”.
Da qualche anno risiedi e ti alleni per lunghi periodi dell’anno, specialmente in inverno, in Val di Fassa. Che rapporto hai con l’Italia?
“Sono innamorata dell’Italia. Mi piace tanto allenarmi qui, è veramente un bel posto dove vivere. Ovviamente adoro il cibo, così come le montagne e la gente”.
E con il tuo allenatore Chris Knight?
“Abbiamo un ottimo rapporto. È neozelandese come me e nel mondo dello sci siamo in pochissimi, quindi è abbastanza singolare che ci siamo ritrovati a lavorare insieme. Venendo entrambi dallo stesso Paese si è instaurato un grande feeling e ci capiamo al volo”.
L’ultimo acuto in Coppa del Mondo risale ormai al gigante di Lenzerheide del 21 marzo 2021. Il tuo talento non si discute, ma non hai la sensazione che avresti potuto raccogliere qualcosa di più?
“Mi aspetto sempre tanto da me stessa. Soprattutto nelle ultime due stagioni ho avuto alti e bassi e adesso sono alla ricerca di un equilibrio. Sto cercando di essere più solida e continua, di limare certe imperfezioni, ma sono fiduciosa per il futuro perché sono certa che la mia crescita stia procedendo nella direzione giusta”.
I Mondiali di Courchevel-Meribel sono già scattati e sarebbe scontato chiederti qual è il tuo obiettivo. Piuttosto, essendo fonte d’ispirazione per tante atlete che sognano di poter competere ai massimi livelli sin da giovanissime come te, che ricordi hai dell’oro ai Mondiali juniores di Val di Fassa 2019?
“È stato un successo davvero speciale che ha segnato una svolta nella mia carriera. Quella stagione è stata fondamentale per la mia crescita: mi ha permesso di fare tanta esperienza e ancora oggi sono veramente felice di aver conquistato l’oro nel gigante. Da allora è trascorso qualche anno, ma nel frattempo non mi sono certo annoiata e sono pronta a vincere altre medaglie, a cominciare da questi Mondiali”.
Lo scorso anno hai ottenuto quattro top ten anche in superG, tra cui un sorprendente quarto posto a St.Moritz. Ti piace anche la velocità?
“Certo, in particolare amo proprio il superG. Non a caso, al di là degli ottimi risultati della scorsa stagione, ci stiamo lavorando tanto in allenamento e sento di avere grandi margini di miglioramento”.
Come mai?
“Il superG è una disciplina molto stimolante perché è più veloce di un gigante, ma al tempo stesso richiede anche una certa padronanza tecnica. È un misto di velocità e tecnica in cui mi sento a mio agio e che, soprattutto, mi diverte da morire”.

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