Fort Bourguignon, un potenziale ancora inespresso

La Città di Pola punta ai fondi del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia 2021-2027 per riaprire al pubblico la struttura fortificata e trasformarla in un particolare luogo d’incontro e di scambio culturale

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Fort Bourguignon, un potenziale ancora inespresso
Il cortile interno di Fort Bourguignon

Il recupero di Fort Bourguignon e dell’area circostante di Monsival ha un obiettivo logico: l’apertura al pubblico di quest’opera fortificata, a 157 anni dalla sua costruzione, con la possibilità di essere fruita senza interporsi con la sua originaria funzione militare, di rappresentare una possibilità di conoscenza e di studio circa la tipologia costruttiva nell’ambito dell’architettura fortificata e dell’impiego delle artiglierie da parte dell’Impero austro-ungarico. A parte questo si vorrebbe proporre molto di più, per trasformare il vecchio complesso difensivo a forma perfettamente circolare, un vero e proprio kouglof (come una versione gigante del dolce profumato e celebrativo dell’Alsazia), in uno speciale luogo d’incontro e di scambio culturale.

Il fossato di Fort Bourguignon invaso dagli sterpi

Questo è l’obiettivo a cui tende la Città di Pola, che entro il prossimo 20 marzo intende salire in vetta con la candidatura ai fondi del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia 2021-2027, proponenti una dotazione finanziaria pari a € 172.986.266, che si concentrerà su innovazione e sostenibilità nell’economia blu, capitalizzazione di precedenti esperienze di cooperazione e creazione di sinergie, come anche di tutela dei beni naturali attraverso strategie d’adattamento climatico e misure di prevenzione dei rischi nonché di valorizzazione del patrimonio culturale attraverso prodotti turistici sostenibili e diversificati.

Fort Bourguignon in attesa di rivalorizzazione

E in quest’ultimo contesto che s’integra Fort Bourguignon per il quale s’intendono schiudere nuove possibilità di conservazione, che tengano conto del mantenimento del carattere di fortezza, compresa la patina del monumento militare e l’aura del luogo silvestre e di vegetazione mediterranea che lo circonda. Va tenuto conto del fatto che si tratta di una presenza, nata come presidio militare, nel bel mezzo di un’area litorale, dove troneggia alla grande il resort turistico alberghiero di Saccorgiana.

Unao dei vecchi cannoni di bronzo

Manovre in corso
Questa vecchia, rotonda “macchina da guerra”, fissa sul territorio, nascosta sopra alle depandance da vacanza, con i suoi cannoni ancora appostati, che da tempo non hanno annusato polvere da sparo, è di questi giorni teatro di notevoli manovre: Fort Bourguignon sta ridando a Cesare quello che è di Cesare. A dirla in breve, i reperti archeologici che ha ben custodito durante la lunga impresa di recupero dell’edificio del Museo archeologico istriano, si stanno restituendo al mittente, di giorno in giorno, con delicate e continue operazioni di trasloco mediante automezzi pesanti che fanno la spola tra il centrocittà e l’area turistico-balneare.

Ambienti da magazzino adatti a riprese cinematografiche

Più cresce l’impresa di creazione dell’allestimento permanente alla sede Museale, meno ingombra di reperti è la fortezza di Bourguignon che il Museo ha ottenuto in dotazione nel 2010, per adibirla a magazzino custode di tutto un inventario di materiale archeologico, che non riesce a trovare posto entro le strutture museali.

Qualcuno si è divertito a scolpire facce all’uscita in cortile

Naturalmente, tutto è ben difeso, oltre che dai bastioni inespugnabili del forte (perché con i sistemi protettivi austroungarici non si scherza), anche dall’aggiuntivo, moderno impianto d’allarme. Qualcuno ci aveva provato a fare il furbo, ma tutto si era concluso con un’espugnazione fallita. Conferma, il direttore del Museo Darko Komšo che si è in piena fase di trasloco e di restauro dei materiali che meritano l’esposizione duratura nel nuovo museo.

Passaggi permessi da strutture e interventi di rafforzamento

Una struttura esigente
”Fort Bourguignon rappresenta una delle batterie austro-ungariche in miglior stato di conservazione, ma è anche una struttura oltremodo esigente per essere gestita. Il Museo ha finora compiuto fior di investimenti per renderla agibile e utilizzabile al suo compito di custode del passato: vedi la realizzazione di elementi costruttivi tra i singoli livelli architettonici, il recupero degli ingressi, la realizzazione delle pareti divisorie in legno, le intonacature… Gli interventi compiuti hanno fatto sì di poter sfruttare gli ambienti, soprattutto il cortile centrale quale luogo di eventi estivi, concerti e party, ma anche mostre tematiche e laboratori di restauro.

Screpolature da soffitto spia di grande umidità

Va però anche detto che il forte è al buio pesto, privo dell’illuminazione e pure del rifornimento idrico. La luce Led che noi utilizziamo è fornita da un generatore e servirebbe un’opera infrastrutturale su un tratto lungo 200 metri per realizzare gli allacciamenti. In ogni caso, il forte per il Museo, pur avendo investito tantissimo in esso, rappresenta una sistemazione provvisoria in quanto l’ambiente non è adatto per tanto di reperti. E non lo sono nemmeno i capannoni di Vallelunga, che si dimostrano fin troppo interessanti alle incursioni di coloro che vogliono fare incetta di pietre antiche da costruzione… Nei progetti della nostra istituzione vi è la realizzazione di un vero e proprio deposito specializzato con scaffali industriali, dotato di spazi multimediali per mostre, eventi e officine, che però necessita dell’assegnazione di un appezzamento edificabile. Tutto questo non si può attuare dall’oggi al domani e il Museo non è in grado di sparire da Fort Bourguignon in un battibaleno”.

Parte della struttura militare baciata dal sole mattutino

L’umidità la fa da padrona
Visitando gli interni, anche un profano, scarso intenditore di recupero edile, riesce a dedurre che la valorizzazione permanente dell’ex impianto militare implicherebbe uno sforzo plurimilionario aggiuntivo, tale da non rendere sufficiente un’assegnazione europea, ammesso che si venga presi in considerazione dalle preposte commissioni.

La vista spettacolare che si gode dal tetto di Fort Bourguignon

L’umidità la fa da padrone (intonaci scrostati e pieni di bolle), il tetto invoca una totale ricostruzione, il freddo che impera in ogni androne e stanza, e, quel che più intralcia i propositi e tutta la forma della struttura in effetti adeguata alla difesa, dove vanno obbligatoriamente inseriti gli impianti necessari, le attrezzature informatiche e multimediali, gli infiniti accorgimenti indispensabili al suo funzionamento. Sono questi gli ostacoli da superare da parte di coloro che vorrebbero il forte reinterpretato nelle vesti di centro di presentazione di fatti storico-culturali al servizio dei cittadini, dei visitatori, dei turisti e delle future generazioni. Assai lunga si mostra la via del ripristino delle grandi risorse del passato e del rendere attivo l’enorme potenziale del patrimonio culturale ereditato.

Una postazione d’artiglieria del 1902 per vigilare gli attacchi dal mare

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