L’arte della fabbricazione di burattini al Teatro fiumano

La tecnologa Luči Vidanović, da trent'anni impegnata nella realizzazione di pupazzi e scenografie, ha fatto del suo mestiere un'arte vera e propria

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L’arte della fabbricazione di burattini al Teatro fiumano

I bambini che vedono uno spettacolo teatrale memorizzano le canzoni e ammirano i pupazzi come se fossero vivi e tali personaggi restano impressi nelle loro menti a vita. Un burattino nasce principalmente come un’immagine mentale dell’autore o regista dello spettacolo, che poi diventa uno schizzo su carta in base al quale viene realizzato il pupazzo. Ad esempio nello spettacolo “Mljek e Prljek” del Teatro dei burattini di Fiume, sono state usate le illustrazioni dell’albo illustrato per fare i pupazzi dei personaggi, mentre altri personaggi sono stati aggiunti e sono stati fabbricati dalla costumista, scenografa e autrice di burattini Luči Vidanović, la quale ha parlato con noi del lavoro che sta alla base dell’allestimento di uno spettacolo dei burattini.

Vidanović lavora non solo nell’officina fiumana, ma anche per teatri esterni come Zagabria e Spalato, e per la televisione, per la quale ha realizzato il pupazzo Digi Digi, che aiuta i bambini a superare la paura. Non di rado si cimenta nella fabbricazione di costumi di carnevale, ma il tempo libero non è molto, visto che già ora è impegnata fino ad aprile dell’anno prossimo.

In primo piano una marionetta a mano

Un’idea che diventa realtà
Nell’allestimento di uno spettacolo per bambini il creatore presenta a Vidanović lo schizzo del burattino e definisce il suo aspetto esteriore. Il creatore può avere ruoli diversi nell’allestimento dello spettacolo, ma da lui scaturisce l’idea per i pupazzi. Una professione diversa è quella del tecnologo, ovvero del tecnico che prende l’idea e la trasforma in qualcosa di tangibile. Il tecnologo parla con il regista per capire quali sono le necessità dello spettacolo, ovvero come rendere espressivi e vivi i pupazzi.
Al Teatro dei burattini di Fiume Luči Vidanović svolge il ruolo di tecnologo, ma in mancanza di personale il suo ruolo spesso si estende pure a creatrice di pupazzi. Uno dei personaggi nati dalle sue abili mani e amati dai bambini è la pecora colorata Vanda Lawanda, ma anche i numerosi personaggi della più piccola biblioteca in Croazia, “La casetta felice”. Vidanović spiega che la sua professione in quanto tale non esisteva trent’anni fa quando lei è entrata per la prima volta nell’officina del Teatro dei burattini e tutto quello che ha imparato nel corso degli anni è stato da autodidatta. Trent’anni fa non esistevano né scuole né corsi di questo tipo e Vidanović si è diplomata alla Scuola media superiore di Edilizia, indirizzo per le Alte costruzioni. Al giorno d’oggi i ragazzi interessati a questo settore possono iscrivere un corso di scenografia all’Accademia di Arti applicate, oppure un corso di fabbricazione di burattini a Osijek. Seppure le possibilità di studio ci sono, in questo mestiere niente può sostituire la pratica e il lavoro con i materiali. Vidanović ha trovato molto utile il sapere acquisito a scuola, soprattutto quello legato al disegno tecnico e al pensiero astratto, perché queste nozioni le sono tornate utili nella realizzazione dei burattini. Una volta soddisfatta la parte tecnica del progetto, si può passare a quella artistica, esteriore, per la quale è importante saper disegnare, dipingere o abbinare i colori. Niente di tutto questo, però, sarebbe sufficiente se i burattini non avessero un complicato meccanismo interno capace di dare loro la vita. La parte tecnica, il calcolo dello spazio e della resistenza dei materiali sono particolarmente importanti nella realizzazione della scenografia, che nasce nell’officina del Teatro dei burattini dalla mente e dalle mani di Vidanović.
Ma tornando all’inizio del suo percorso lavorativo, ovvero a trent’anni fa, l’artista spiega che una volta terminati gli studi ha lavorato per un periodo nell’officina di suo padre, dove è stato portato il furgone del Teatro dei burattini per un guasto. All’epoca era necessario realizzare una decorazione del furgone e il padre chiese a Vidanović di ritagliare una scritta da un adesivo. Le proposte di Vidanović piacquero molto agli attori, che poi le chiesero di venire a lavorare nell’officina del Teatro, che era rimasta da poco senza lo scenografo. Una volta iniziata questa avventura il mondo del Teatro ha completamente assorbito Vidanović, che è rimasta a lavorare e specializzarsi, trovando molto interessante la realizzazione dei burattini e della scenografia. All’inizio veniva fatta soltanto la scenografia, mentre i burattini arrivavano da Zagabria, mentre col passare degli anni dall’officina fiumana hanno iniziato a uscire pure i primi personaggi degli spettacoli.

Diversi tipi di pupazzi…
Per creare un personaggio di scena bisogna sapere innanzitutto quale tipologia di materiali e tecniche applicare, ovvero il regista definisce il tipo di animazione. Una volta definito questo segmento si scelgono i materiali da usare. Esistono i pupazzi morbidi, fatti di spugna e altre imbottiture, come ad esempio quelli usati in “Mrljek e Prljek”, che permettono una vasta gamma di movimenti. Le marionette di legno sono più pesanti e meno espressive, almeno per quanto riguarda la mimica facciale. Mrljek e Prljek, ma anche i bambini presenti sulla scena, possono aprire la bocca, muovere la lingua, piegare le braccia, e sono molto leggeri, quindi molto mobili sulla scena. Il Teatro dei burattini di Fiume ha portato sul palco pure pupazzi originali, che potremmo definire come l’unione dei muppet e dei pupazzi tradizionali giapponesi bunraku, in quanto l’attore mette la mano dietro la testa della bambola, ma il corpo cade liberamente e non è fissato in modo rigido come nel caso della tradizione giapponese. In compenso i burattini fiumani possono aprire la bocca, mentre quelli giapponesi hanno maggiore mobilità nelle braccia, ma non aprono la bocca. Visto che Mrljek e Prljek attaccano pure i dentini dei bambini, i pupazzi sulla scena dovevano avere la possibilità di aprire la bocca e mostrare i denti, motivo per cui Vidanović ha optato per un modo diverso di animazione.

Burattini fatti di spugna

Per quanto riguarda, invece, gli indumenti dei burattini, se si tratta di capi di abbigliamento che hanno un aspetto particolare, l’esperta lo dipinge a mano seguendo le indicazioni degli schizzi.
Tra gli altri tipi di burattini realizzati al Teatro dei burattini di Fiume ci sono, ovviamente i burattini da mano, indossati dagli attori come un guanto. Spesso tali burattini hanno un braccio fissato su un’asticella di ferro e quindi possono muoversi con più scioltezza e non sono limitati dal diametro dell’apertura della mano.
I personaggi più classici sono ovviamente le marionette mosse per mezzo di fili. Vidanović ci ha mostrato la marionetta di un vecchio elfo in legno di tiglio realizzata a Praga nel corso di un seminario. Esistono però pure le marionette siciliane, che hanno sulla schiena un filo rigido che rende più facile maneggiarle. A volte, per rendere più leggere le marionette, invece del legno viene usato il polistirolo, che garantisce una certa solidità della superficie.

L’artista con una marionetta classica e una siciliana

…e scenografie
Quello che sorprende del Teatro dei burattini di Fiume è che le grandi e complicate scenografie vengono fatte da Vidanović nella piccolissima officina, spesso senza l’ausilio di esterni, anche se non è raro che vengano assoldati un falegname o un fabbro, soprattutto se sono necessarie scenografie che devono reggere il peso dell’attore. La scenografia de “La casetta felice”, fatta in legno, è stata realizzata da Vidanović e dal falegname del Teatro, che ha la sua officina nel rione di Pehlin. Non di rado, però, gli elementi vengono fatti direttamente nella sede del Teatro, nel rione di Braida, e ciò presenta non pochi problemi. Innanzitutto c’è il problema del rumore. Gli utensili per lavorare il legno sono spesso molto rumorosi e ciò vuol dire che non si può lavorare se sono in corso le prove o gli spettacoli. Un altro problema rappresentano la polvere e la segatura che immancabilmente si creano nel processo di lavorazione del legno.

L’evoluzione dei materiali
In occasione del 60.esimo della fondazione del Teatro dei burattini di Fiume nell’atrio dello stesso sono stati esposti alcuni dei pupazzi usati negli spettacoli più famosi dell’ultimo mezzo secolo. Luči Vidanović ha spiegato che i materiali e la reperibilità degli stessi sono molto diversi rispetto a sessant’anni fa, ma le tecniche di base della costruzione dei burattini sono rimaste quelle di sempre. La marionetta viene mossa sempre da fili e deve avere il suo peso, ma a differenza di una volta, quando venivano usati i barattoli della vernice per fare le teste e altro materiale disponibile in ogni officina, oggi gli elementi si possono ordinare da Internet e con un click si possono ottenere delle articolazioni che prima dovevano venire fatte dal fabbro. Il burattino di Pippi Calzelunghe, ad esempio, è fatto di legno, ma l’autrice del personaggio ha insistito affinché gli occhi fossero di vetro e dunque questo elemento è stato ordinato appositamente dall’Inghilterra. Fondamentalmente, però, alla base della realizzazione dei burattini c’è sempre stato il riciclaggio di materiali e vecchi indumenti e anche oggi la fonte prima di materiale è quello che gli attori e il personale del Teatro dei burattini hanno negli armadi. Collaboratore della scenografa è pure lo scultore Mihajlo Uzelac, che cura i dettagli di scena e spesso si occupa delle ordinazioni di elementi da Internet. Vidanović ha fatto l’esempio dei capelli delle bambole, che solitamente vengono fatti usando i fili di lana, ma con un click è possibile acquistare una parrucca già pronta. Con lo sviluppo della tecnologia sono sempre più presenti le stampe in 3D di elementi di plastica su misura, che accelerano notevolmente i tempi se esiste, ad esempio, una serie di pupazzi con un elemento uguale, come ad esempio una mano, che può venire stampato più e più volte. Lo svantaggio della fabbricazione di bambole usando questa tecnica, spiega Vidanović, è che smettono di essere pezzi unici e “perdono la loro anima”.

La scenografa al lavoro

Una formazione da autodidatta
Quando ha iniziato a lavorare al Teatro dei burattini, Vidanović non ha potuto fare affidamento su un mentore o una persona a cui chiedere quali sono i segreti del mestiere. Non esistevano nemmeno i tutorial di YouTube e non erano nemmeno reperibili libri legati al tema. Quando arrivavano i burattini da Zagabria oppure i burattini di vecchi spettacoli cadevano in disuso, Vidanović li apriva, studiava il meccanismo e poi li richiudeva. Un’importante fonte di informazioni erano pure le Rassegne dei Teatri dei burattini, dove incontrava i burattinai dal resto d’Europa (Italia, Germania, Francia, Spagna, …) e aveva la possibilità di ammirare da vicino i loro burattini. In quelle occasioni prendeva appunti, realizzava gli schizzi delle bambole, e in tempi più moderni ha iniziato pure a fotografarle con lo smartphone. Si tratta di un duro processo di apprendimento, ma, secondo l’esperta, è quello che resta maggiormente impresso nella memoria, perché lo studio dei libri non ha mai lo stesso peso del lavoro pratico.

Approcci differenti
Nella fabbricazione dei diversi tipi di burattini esistono vari metodi di organizzazione del lavoro. I pupazzi di spugna, ad esempio, prendono forma piuttosto in fretta perché sono semplici da modellare, ma si perde molto tempo nella realizzazione dei dettagli, perché gli elementi esterni devono venire cuciti a mano. Si pensi soltanto a Mrljek e Prljek con tutti i puntini, le antenne e i peluzzi che hanno sul corpo e che devono venire fatti a mano. Quando si fanno le marionette in legno (come ad esempio Pippi o l’Ape Maia) sono necessarie almeno due settimane per un solo personaggio. Per le teste e i visi solitamente si usa il legno di tiglio perché ha una consistenza molto solida, ma contemporaneamente è molto leggero e morbido e non si spacca facilmente. Quello di faggio o quercia, che è più pesante e meno malleabile, viene usato per la realizzazione delle articolazioni. Pippi Calzelunghe ha mantenuto il colore originale del legno, ma volendo i visi si possono dipingere, come per esempio l’Ape Maia. Vidanović ha spiegato che molte volte si fanno i burattini più e più volte, perché ogni errore nell’intaglio del legno significa ripartire da zero. La spugna, il polistirolo o l’argilla permettono di “rattoppare” o rimodellare la parte riuscita male, ma i modelli in legno si devono eliminare se non vengono bene.

Due personaggi di “Mrljek e Prljek”

Un lavoro infinito
Guardando un brano lo spettatore si concentra principalmente sui personaggi principali, ma bisogna tener conto che l’allestimento della scena prevede la realizzazione di decine di piccoli elementi o personaggi. In “Mrljek e Prljek”, ad esempio, tra germi, ombre e bambini, Vidanović ha realizzato ben 36 personaggi, mentre per “L’Ape Maia”, tra api, vespe e calabroni, gli elementi erano più di 60 e ciascuno è stato fatto singolarmente. Se si considera che in trent’anni di carriera la scenografa ha curato la maggior parte delle scenografie e dei burattini, possiamo affermare che dalle sue abili mani sono nati centinaia, se non migliaia di personaggi amati dai bambini. Tra la miriade di spettacoli allestiti nel corso degli anni Vidanović ricorda con particolare affetto “Veli Jože” (impersonato da Rene Medvešek) e “I viaggi di Gulliver” (dell’autore e attore Saša Anočić). Alcuni degli autori di pupazzi, come ad esempio Agata Majaron, sono più esigenti nella scelta degli elementi e degli indumenti dei personaggi, ma anche delle sfumature di colore da applicare, altri invece, come Vojo Radoičić in “Vele barufe”, danno maggiore libertà ai tecnologi e non vanno oltre lo schizzo. Il lavoro dei tecnologi non si ferma alla realizzazione di un elemento scenico, ma comprende pure riparazioni e ricostruzioni. Spesso i burattini si sporcano e si rompono e in questo caso è necessario un intervento di ripristino delle condizioni originali. “La casetta del riccio”, ad esempio, ha avuto più di 500 repliche e vista la sua popolarità resterà in programma per molti anni ancora. Per questo motivo l’intera scenografia e i pupazzi verranno rimessi a nuovo. Lo stesso vale anche per i pupazzi in legno di “Edipo Re”, realizzati nelle officine dello “Zajc” secondo gli schizzi del regista Luciano Delprato, ma che sono stati inviati all’officina del Teatro dei burattini per un makeover.

Il disordine creativo dell’officina

Le porte dell’officina sono sempre aperte
Per l’officina del Teatro dei burattini di Fiume sono passati tanti giovani, a partire dai ragazzi che facevano il servizio militare e fino a quelli che erano entrati nel programma di tirocinio promosso dal Governo croato e poi sospeso. Il pittore Radovan Kunić, ad esempio, ha lavorato per un anno al Teatro dei burattini in seno a questa iniziativa e ha allestito lo spettacolo “Lutkofor”. In questi giorni è in preparazione lo spettacolo “Tonči Petešić”, realizzato in base all’albo illustrato di Kunić.
Non è mai stato rifiutato a nessuno studente desideroso di imparare la possibilità di mettersi all’opera. Prossimamente due ragazze dell’Accademia di Osijek visiteranno l’officina di Vidanović per imparare come si fanno i burattini e preparare la loro tesi di laurea, ma anche per dare una mano all’esperta nell’allestimento dei nuovi spettacoli. Ieri è andata in scena la prima de “La bella addormentata nel bosco” del regista teatrale veronese Matteo Spiazzi, mentre a partire dal 1.mo maggio iniziano i preparativi per “Žabeceda”. Vidanović spera che pure l’Accademia fiumana vorrà riprendere la collaborazione, iniziata qualche anno fa, per dare agli studenti un’occasione di mettere in pratica, come dice il nome stesso della Facoltà (Arti applicate) le nozioni acquisite. “Questo è un lavoro creativo, ma è in primo luogo un mestiere – ha concluso l’esperta – perché bisogna sapere innanzitutto cucire, perforare, piallare, modellare, lavorare il ferro e tutto ciò in pochi metri quadrati. Spero che in futuro il Teatro possa ottenere un’officina più grande, perché questa è la più piccola in Croazia”.

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