La breve storia di una custodia subacquea

Una custodia subacquea, sia per fotocamera sia per videocamera, richiede oggi un gesto meccanico semplicissimo per essere certi di farla funzionare senza il minimo problema. Negli anni Ottanta non era così, fu allora che decisi di crearne una. Nacque la «Compact»...

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La breve storia di una custodia subacquea

Erano gli ultimi anni del decennio degli Ottanta del secolo scorso. Presentandola in questo modo ho l’impressione di dare maggiore lustro a quell’epoca così vicina per noi, ma tanto distante per coloro che oggi intraprendono l’avventura subacquea in qualità di fotografi e video operatori. Ma forse sono i tempi a non rilasciare più tante emozioni, a essere diversi da quando, a quell’epoca, ci si elettrizzava o ci si smarriva di fronte a un congegno tecnico o elettronico da portare in immersione. Oggi tutto è decisamente più semplice o quanto meno logicamente deducibile già da una superficiale lettura delle istruzioni per l’uso. Una custodia subacquea, sia per fotocamera sia per videocamera, richiede oggi quantomeno un gesto meccanico semplicissimo per essere certi di farla funzionare senza il minimo problema. Certamente aiutati dall’alto livello della tecnologia moderna. Al tempo cui mi sono riferito, invece, erano diversi i problemi cui ci trovavamo di fronte noi fotografi o video operatori.

Dall’analogico al digitale

Scafandrare un apparecchio da ripresa comportava una certa valutazione per l’uso e soprattutto un’attenta e accurata scelta dei modelli. A tutto ciò si aggiungevano un grosso problema economico, in aggiunta alla volubile e breve permanenza sul mercato soprattutto dei modelli di videocamere e, non da ultimo, quelli rappresentanti dalla scelta e dall’evoluzione dei relativi sistemi di registrazione. Fu allora che pensai di progettare una custodia per videocamera che, assieme al relativo ingombro e peso, potesse accogliere vari tipi e marche, soprattutto in un periodo di trasformazione tecnologica in cui l’era analogica stava per lasciare il posto a quella digitale. Il Super VHS e l’8 HB erano, a quel tempo, il ponte tecnico che stava preparando l’avvento del Mini DV. La mia custodia doveva avere le caratteristiche di capienza quasi universale per i modelli di videocamere di quel periodo; adottare soluzioni tecniche di adattabilità ai vari comandi per il funzionamento e doveva poter essere venduta a un prezzo competitivo a fronte di quelli più alti dei produttori affermati sul mercato. Soprattutto, doveva offrire un alto grado di sicurezza operativa per evitare il più possibile i problemi derivati dalla garanzia che si doveva comunque assicurare ai clienti.

Passione artigianale

La custodia, battezzata “Compact”, fu realizzata con amore veramente artigianale dalla PDE “Professional Diving Equipment” di Genova e fu messa in commercio in non tanti esemplari, che comunque furono tutti venduti. Uno di questi, unitamente a un modello di videocamera Super VHS della Philips, venne acquistato da un corallaio di Parma: un certo Lino Morini che la usò per anni, portandola anche nel Mar Rosso per documentare i suoi fondali. Come normalmente succede, anche la “Compact” con il passare degli anni concluse la sua carriera. Venne abbandonata nell’angolo dei ricordi mentre le videocamere mutavano la loro fisionomia tecnologica.

La donazione del corallaio

Un giorno, non molto tempo fa, capitai a Parma in casa di Lino Morini e nel trascorrere il tempo tra i ricordi e qualche fetta di buon Culatello accompagnato da una bottiglia di vino, l’occhio mi cadde proprio sulla “Compact” abbandonata. Quasi senza accorgermene mi uscì di bocca una proposta che feci lì per lì al corallaio. La feci sicuro di ricevere una risposta negativa. “Perché non offri la custodia al Museo Nazionale delle Attività Subacquee HDS di Marina di Ravenna perché venga esposta tra i cimeli?”, chiesi. La risposta fu positiva. “Anzi – mi disse –, la do molto volentieri assieme alla videocamera per la quale è nata. Mi ha permesso di raccogliere, in gioventù, tante testimonianze della mia vita. Se vorrò riviverle, vuol dire che farò un salto a Marina di Ravenna a trovarla al Museo”.

E così la “Compact” fa parte ora di quella raccolta di “meravigliosi” oggetti che al Museo Nazionale delle Attività Subacquee di Marina di Ravenna raccontano le tante esaltanti ed emozionanti storie che fanno parte della “vita” di un mondo che è e rimarrà indimenticabile.

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