Grand Hotel Europe, l’albergo dalla veneziana bellezza

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Grand Hotel Europe, l’albergo dalla veneziana bellezza

Alla fine del XIX secolo uno dei magnati più conosciuti e benestanti di Fiume, oltre a Whitehead e Ploech (siluri), Ciotta (legno), Ossoinack (navi e riso), nonché Ružić (pelle), fu anche Giuseppe Gorup, detto “lo sloveno più ricco” il quale, grazie ai suoi commerci con il legno e confidando nel rapido sviluppo della città, fece costruire una serie d’importanti palazzi. Tra questi spiccava il lussuoso “Grand Hotel Europe”, ubicato nell’allora Via del Molo (oggi Riva 10 – la facciata settentrionale è rivolta invece verso l’odierna via Adamich), progettato dal noto architetto triestino dalla firma storicistica, Giuseppe Bruni, avente già alle spalle i grandi progetti di Trieste, Palazzo Modello del 1870 e Palazzo del Municipio triestino del 1873. Per Gorup la sua costruzione rappresentava certamente un investimento, mentre per il suo architetto l’opportunità per concepire un edificio cubiforme con quattro facciate occupanti l’intera isola cittadina. L’imprenditore viene citato nelle fonti in qualità di proprietario dello stesso dal 1874 (anno della sua edificazione) al 1879. Già nel 1897, però, il magnate vendette la struttura a Florian Rossbacher il quale, nel 1908, affidò alcune modifiche all’architetto fiumano Emilio Ambrosini e ne rimase proprietario fino alla Prima guerra mondiale (precisamente fino al 1915).
A quel tempo e, nello specifico, nel suo mezzanino, l’edificio era ancora adibito ad albergo, dove operava la redazione dell’avveniristica rivista settimanale di cultura e politica “Yoga”, fondata da Giovanni Comisso e Guido Keller (di cui furono pubblicati soltanto quattro numeri) e in cui soggiornavano gli arditi di D’Annunzio. Dopo la Seconda guerra mondiale, il palazzo cambiò nuovamente proprietario e oggi è sede degli uffici amministrativi della città.

 

Importante punto di incontri

Albergo dell’alta borghesia e della nobiltà mitteleuropea e italiana “par excellence”, all’epoca di Giuseppe Gorup aveva anche un importante ruolo dal punto di vista della vita mondana e culturale della città, per cui molti artisti esponevano le loro opere nelle sue maestose sale, soprattutto nel Salone delle cerimonie. Tra questi, il pittore fiumano Lodovico Robelli che vi organizzò ben tre mostre, nel 1878, nel 1879 e nel 1882. Anche il Caffè Centrale fu a suo tempo ragguardevole in quanto luogo di ritrovo di giornalisti e intellettuali per un lungo periodo, fulcro d’incontri e fermenti culturali, di invitanti profumi e d’importante consumo quotidiano in tazzina.

Lo stabile come si presenta oggi

L’eclettica impronta di Bruni

Lo stimato architetto era un autorevole rappresentante dell’eclettismo veneziano della seconda metà del XIX secolo per cui, per il suo tramite, arrivarono nel capoluogo quarnerino, i moduli architettonici veneziani. Era suo tipico risolvere contemporaneamente i problemi architettonici e quelli urbanistici e, quindi, si comportò in questo modo anche con l’albergo “Europe”. Siccome aveva attinto l’ispirazione direttamente dalla fonte, i suoi tratti risultano più freschi e non si allontanano dalla concezione architettonica mediterranea, vincolata alla natura del suolo e al piacere provocato dalla volta del cielo. Nel maestoso hotel fiumano, Bruni elevò la qualità volumetrica degli elementi morfologici della composizione. Nel centro di Fiume, il palazzo si era fuso con il paesaggio e, come gli edifici veneziani si specchiano nei canali, così la sua pregevole facciata si rifletteva (e si riflette tutt’oggi) nel bacino portuale. Nel tempo in cui l’“Europe” fu innalzato, moltissimi viaggiatori raggiungevano Fiume con il piroscafo e l’edificio costituiva allora un pannello sfarzoso all’entrata della città, la sua prima immagine. Il bravo architetto articolò tutte e quattro le facciate con lesene, architravi, terrazze balaustrate e capitelli, dando loro un aspetto trinato, trasparente, tuttavia semplice, perché emanato dalla sensibilità cromatica della tradizione rinascimentale veneziana. La facciata rivolta al mare era sensibile alla luce, che rimbalzava vibrando dalle superfici sporgenti e sfruttò l’acqua come elemento del paesaggio cittadino, al quale legò le strutture architettoniche collocate sulla piazza nuda, verso la quale si aprono gli ampi vuoti delle arcate del pianoterra, che ricordano i portici veneziani e quelli del nord Italia e collegano l’interno con l’esterno.

Sopra il pianterreno, l’edificio conta altri tre piani. Al primo si trova un’ampia sala da ballo, con decorazioni in carta plastica e pareti simili a quelle delle facciate esterne, ma altresì fregiato con dipinti di romantici paesaggi illusionisti e con angeli fluttuanti creati dal famoso pittore, decoratore e restauratore Giovanni Fumi (i cui affreschi arricchiscono, tra l’altro, anche gli interni del palazzo dell’ex Zuccherificio, oggi Museo Civico). La stessa, come già accennato, molto frequentata e utilizzata per balli, concerti, mostre e feste cittadine, era attigua a un grande ristorante nel lato sud-est del pianoterra e al rinomato Caffè Centrale.

Promotore dell’arte

Per tutto ciò che lo stabile rappresentava e per lo scorrere di persone che vi affluivano, per la fama acquisita e l’innegabile bellezza, i fiumani, entusiasti del palazzo, consideravano Giovanni Gorup un vero e proprio promotore e protettore dell’arte.

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