Gallesano. I 70 anni di una Comunità legata a radici e territorio

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Gallesano. I 70 anni di una Comunità legata a radici e territorio

Identità, lingua, costumi, usi, cultura e tradizioni sono alcuni dei tratti fondamentali che Gallesano condivide orgogliosamente con la terra a cui appartiene: l’Istria. Tradizioni e valori della vita contadina che tutt’oggi sono strettamente legati a questa comunità “d’altri tempi”, ed emergono in modo chiaro nella grande dignità, nell’onore e nell’amore che i gallesanesi nutrono per il loro piccolo, ma grande patrimonio culturale. Una ricchezza unica, tramandata di generazione in generazione e sopravvissuta all’oblio del tempo. L’enorme merito di avere preservato, salvaguardato e addirittura valorizzato questo patrimonio va attribuito a tutti i gallesanesi, ma soprattutto alla Comunità degli Italiani “Armando Capolicchio” di Gallesano, una realtà fortemente radicata e riconosciuta sul territorio, una presenza costante che da sette decenni conserva fortissima e mantiene viva l’identità italiana autoctona di Gallesano e non soltanto.

I soci fondatori

Assieme ai sodalizi di Pola, Fiume e Buie, quello di Gallesano è infatti uno dei più antichi. La Comunità degli Italiani – in origine Circolo Italiano di Cultura – nasce nel lontano 1948 su iniziativa di Vittorio Andreani, Antonio Detoffi, Domenico Detoffi, Antonio Leonardelli, Giovanni Moscarda, Giovanni Sifari, Domenico Sifari e Giacomo Simonelli che – riunitisi in un Comitato direttivo – il 28 giugno del 1948 convocarono la prima Assemblea Costituente del CIC. La costituzione del neonato Circolo Italiano di Cultura – intitolato ad Armando Capolicchio, partigiano gallesanese caduto in un’imboscata durante la Lotta popolare di liberazione – viene, però, ufficializzata soltanto qualche mese più tardi, precisamente il 29 novembre dello stesso anno. Ed è proprio in questa data che gli italiani di Gallesano festeggiano la nascita della loro Comunità, che quindi, tra una manciata di giorni, spegnerà la bellezza di settanta candeline. Un traguardo importante, frutto di un lungo e tortuoso percorso iniziato in un momento storico estremamente difficile e delicato come quello del secondo Dopoguerra, un periodo triste e drammatico segnato dall’esodo di massa della popolazione italiana da queste terre e avvelenato da profondi sentimenti di odio nazionale, diffidenza, intolleranza e vendetta.

Coraggio e passione

La ferma volontà di mantenere vivo il fuoco della tradizione e dell’identità italiana ha, però prevalso sulla paura. Servirono comunque molto coraggio e passione per lanciarsi nell’arduo compito di fondare un’associazione degli italiani in un momento in cui essere italiani in Istria non era semplice. Come non sono stati semplici nemmeno i primi anni di vita della “Armando Capolicchio”. “Non avevamo soldi, non avevamo una sede, non avevamo praticamente nulla. Avevamo, però, tanta voglia di stare assieme”, ricorda con nostalgia Maria Capolicchio, una delle più anziane attiviste della CI di Gallesano, che all’epoca era soltanto una ragazzina non ancora maggiorenne. “Ci riunivamo in una stanzetta di una palazzina di piazza Grande, dove trascorrevamo le serate chiacchierando, leggendo, ascoltando musica e a volte anche ballando”, continua Maria, aggiungendo che l’attuale sede comunitaria, allora chiamata Casa di cultura, veniva aperta soltanto per le occasioni speciali come il Natale o la Pasqua.

Le prime attività

Il 1948 e gli immediati anni successivi non sono, però, soltanto quelli dei primi ritrovi tra gli italiani rimasti a Gallesano. Costituita la Comunità, i gallesanesi lanciarono infatti le prime attività e costituirono i primi gruppi di attivisti. Tra questi quello folcloristico, che un paio d’anni più tardi si esibì al Teatro Popolare Istriano e successivamente nientemeno che all’Arena di Pola. Prima di calcare i grandi palcoscenici, il gruppo folcloristico di Gallesano è stato ospitato da diverse altre Comunità degli Italiani dell’Istria. Delle tante uscite di quel primo e ormai lontano periodo, Maria Capolicchio ricorda con un sorriso sulle labbra quella di Pinguente. “Pur di non mancare all’appuntamento abbiamo chiesto un passaggio a un camionista di una vicina cava di silice. Poiché eravamo una decina e all’interno della cabina c’era spazio per non più di un paio di persone, raggiungemmo la nostra destinazione a bordo del rimorchio scoperto dell’automezzo”, racconta Maria, i cui ricordi aiutano a ricostruire la storia di quei primi anni della CI gallesanese. Anni in cui nacquero anche il coro maschile e la filodrammatica, che soltanto qualche anno più tardi sarebbero diventati il fiore all’occhiello della “Armando Capolicchio”. Lo rileva anche Oliviero Leonardelli, un altro degli attivisti più anziani della Comunità di Gallesano, che ricorda come il gruppo della filodrammatica della Comunità degli Italiani di Gallesano fosse in passato diretto dal rinomato regista Ivan Bubalo, assieme al quale la filodrammatica portò in scena nientemeno che l’operetta “Addio giovinezza “.

Un coro eccezionale

“Anche il coro era eccezionale. Nel corso degli anni abbiamo avuto dirigenti del calibro di Mladen Markov e Nello Milotti che in un’occasione, dopo l’ennesimo ritardo alle prove di diversi coristi, ci disse che gli sarebbe piaciuto poter dirigere un coro di persone dotate della voce dei gallesanesi, ma disciplinate come i polesani” racconta Oliviero Leonardelli, che continua ricordando come la CI Gallesano abbia avuto in passato anche un coro femminile e successivamente un coro misto, poi scioltosi e nuovamente riunitosi. Accanto a Maria Capolicchio e Oliviero Leonardelli, anche un altro anziano attivista si è offerto di condividere con noi i suoi ricordi. Si tratta di Lino Delmoro, “custode” della tradizione della musica e dei canti popolari gallesanesi e l’unico ancora capace di insegnare ai giovani i canti “a la pera”, “a la longa” e “zota le pive”, canti tradizionali che la Comunità degli Italiani è riuscita non soltanto a tramandare fino ai giorni nostri, ma anche a tutelare. Nel 2008, i tre canti gallesanesi sono stati infatti inseriti nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno di persone, tante persone, che come Maria, Oliviero e Lino, malgrado le difficoltà, non si sono mai tirati indietro e con impegno e tantissimo entusiasmo hanno portato avanti le attività della Comunità degli Italiani di Gallesano, la cui lunga storia è stata contrassegnata da una costante ascesa. Una crescita che a un certo punto, negli anni Sessanta, ha avuto un’improvvisa impennata.

Buon compleanno, gallesanesi

Intorno al 1965 – grazie alla collaborazione con l’UIIF (l’odierna Unione degli Italiani) e l’Università Popolare di Trieste – la CI, accanto al coro, la filodrammatica e il gruppo folcloristico, lancia numerose altre attività e iniziative, alcune tutt’ora in corso. Oltre al coro misto la CI di Gallesano ha tutt’oggi un gruppo folcloristico e una filodrammatica. Non mancano poi il folclore dei piccoli, il gruppo letterario (responsabile dell’organizzazione del Concorso letterario “Michele Dellavedova” e della realizzazione e pubblicazione di monografie, volumi e testi dedicati a Gallesano), il gruppo creativo riservato ai bambini, quello dei ceramisti, il gruppo di ballo ritmico composto da una decina di ragazze tra i 14 e i 15 anni, il gruppo di danza riservato alle bambine dagli 8 ai 10 anni, e quello sportivo. Insomma, gli attuali 700 soci della CI di Gallesano hanno un ampio ventaglio di possibilità tra cui scegliere. L’obiettivo principale della CI resta, però, la salvaguardia del patrimonio culturale locale (che comprende l’istrioto, l’inconfondibile idioma arcaico) e delle vecchie tradizioni, alcune delle quali recuperate soltanto negli ultimi anni attraverso l’organizzazione di degustazioni gastronomiche, feste e altri appuntamenti imperdibili. Un obiettivo centrato in pieno. Detto questo non ci resta che augurare un Buon compleanno alla Comunità degli Italiani di Gallesano.

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