Alla Croazia l’ultima «vera» Coppa Davis

0
Alla Croazia l’ultima «vera» Coppa Davis

LILLE | La Croazia ha vinto la Coppa Davis 2018, la seconda della sua storia dopo quella del 2005, superando la Francia per 3-1. Nella finale andata in scena a Lille sulla terra rossa indoor dello Stade Pierre Mauroy – ultima edizione disputata con il vecchio format – è stato Marin Čilić ha conquistare il punto della vittoria – sotto lo sguardo del Presidente croato Kolinda Grabar-Kitarović – superando per 7-6(3), 6-3, 6-3, in due ore e 19 minuti di partita, Lucas Pouille, assente nella prima giornata, ma schierato dal capitano francese Yannick Noah (all’ultima presenza in panchina: al suo posto dal prossimo anno ci sarà Amelie Mauresmo) nel tentativo di portare la sfida al quinto match. Ora la vecchia Coppa Davis va in soffitta e lascia spazio al nuovo format, che entusiasma poco i giocatori ed è stato accolto da diverse critiche. Sabato a tenere accese le speranze dei campioni in carica erano stati Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut, reduci dalla finale nel Masters di specialità a Londra, che si sono imposti per 6-4, 6-4, 3-6, 7-6(3), in tre ore e 38 minuti, sulla coppia Ivan Dodig/Mate Pavić. Venerdì, infatti, nei due singolari Borna Ćorić aveva battuto per 6-2, 7-5, 6-4 Jeremy Chardy. mentre Marin Čilić aveva sconfitto per 6-3, 7-5, 6-4 Jo-Wilfried Tsonga.

È stato il weekend dei sogni

Niente impresa della Francia, che si conferma allergica alla terra rossa di casa (sempre sconfitta in finale su questa superficie) e fallisce uno storico bis consecutivo, e apoteosi Croazia, che si lascia alle spalle lo shock della finale persa in casa contro l’Argentina nel 2016 e vince con pieno merito. Per la prima volta nella storia la finale di Coppa Davis coincide con quella dei Mondiali di calcio, ma questa volta a sorridere sono i tifosi croati. Merito soprattutto di Marin Čilić, il giocatore più atteso che nel recente passato aveva mostrato scarsa tenuta mentale (le sconfitte in Davis con Del Potro e Querrey sono ancora una ferita aperta), ma che a Lille è stato praticamente perfetto. Venerdì aveva regalato il 2-0 ai suoi travolgendo Tsonga e ieri si è ripetuto con Pouille, preferito da Noah al disastroso Chardy della prima giornata. A 30 anni, dopo quello agli US Open 2014, per il croato più vincente in Davis di tutti i tempi arriva pure il trionfo più importante in carriera. Dopo Čilić, che meritava questo riconoscimento, il secondo uomo copertina è senza dubbio Borna Ćorić, che ha vinto il singolare decisivo nella semifinale contro gli Stati Uniti e venerdì ha nascosto la palla allo sperduto Chardy. Per la Francia resta invece il rammarico per non averci provato sul serio con una formazione con più senso. “È stato il weekend dei sogni – ha detto il trentenne di Međugorje –, e giocare in questo modo in una finale è qualcosa di incredibile. Sono estremamente fiero di ciò che ho fatto. Avevamo la sensazione che avrebbe giocato Lucas, ma io ho pensato solo al mio match. È una vittoria di squadra, e siamo orgogliosi di essere diventati campioni del mondo. È un sogno che diventa realtà”.
Le scelte di Noah della prima giornata, ma soprattutto le convocazioni – Simon, Monfils e Paire a casa – per giocare con Chardy e uno Tsonga in questa fase apparso quasi ex giocatore, hanno fatto e continueranno a fare discutere. In particolare, su tutte, proprio quella di Simon… Che con Čilić poteva vantare un clamoroso 6-1 nei precedenti. Queste, però, sono analisi che lasciano già il loro tempo. Dal prossimo anno sulla panchina francese di sarà Amelie Mauresmo. Ma soprattutto ci sarà un’altra Coppa Davis. Evento secco, sessione unica (Madrid all’ultima di novembre), match al meglio dei tre set. Sarà insomma qualcos’altro. Alla Croazia l’enorme onore di essersi portata via l’ultima, storica, vera, Coppa Davis.

Match mai in discussione

Se nella storia ultracentenaria della Davis si è verificata solo una volta una rimonta dallo 0-2 in finale – nel 1939 l’Australia superò gli Stati Uniti a Haverford, in Pennsylvania – non è certo un caso. Chi ha l’Insalatiera d’argento a portata di mano evidentemente fa di tutto per non lasciarsela sfuggire. E così è andata anche stavolta. Marin, numero 7 del ranking mondiale, si è aggiudicato l’unico precedente con Lucas, numero 32, proprio in Davis, sul veloce indoor di Zara in semifinale due anni fa. La cronaca. Un boato ha accolto il primo “quindici” del match vinto da Pouille. Il primo set ha seguito i turni di servizio ed è stato il francese a concedere le uniche palle-break – una nel terzo e l’altra nel nono game – peraltro annullandole. Čilić ha servito meno della metà di prime palle di servizio, ma in compenso il 24.enne di Grande Synthe ha sbagliato troppo di rovescio. A decidere è stato il tie-break che il francese ha iniziato con un ace, ma che il croato si è poi aggiudicato per 7-3 conquistando gli ultimi quattro punti. Nel secondo parziale, al sesto gioco, Čilić per la prima volta nel match ha strappato il servizio a Pouille allungando poi sul 5-2. Il francese ha accusato il colpo e nell’ottavo gioco ha concesso altre tre palle-break consecutive, altrettanti set-point, ma li ha annullati. Marin ne ha sprecato un quarto cacciando in corridoio il diritto e poi con una gran prima Lucas ha accorciato le distanze (5-3). Čilić, però, non si è scomposto e nel game successivo ha archiviato anche il secondo parziale (6-3). Nella terza frazione Pouille ha continuato a lottare, ma nel quinto gioco ha ceduto ancora la battuta a un Čilić sempre più sostenuto anche dal servizio (non sempre potente, ma comunque estremamente efficace: alla fine chiuderà senza aver concesso palle-break). Il croato ha gestito il vantaggio: nel nono game ha fallito i primi due match-point sul servizio del francese, ma il terzo è stato quello buono.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display