Da Monte Zaro parte la caccia alle meteore

Se c’è una realtà a Pola che ha il privilegio di contribuire a superare l’impenetrabile barriera che racchiude i confini del mondo e a sbirciare in direzione dei segreti della dimensione cosmica, la si può individuare dalla residenza della Società istriana di astronomia, padrona di casa dell’Osservatorio di cui è erede

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Da Monte Zaro parte la caccia alle meteore
Damir Šegon. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Dalla specola di Pola alla NASA di Cape Canaveral il passo è breve, ed è scienza non fantascienza da sigari e dischi volanti che sfrecciano nel cielo mossi da civiltà cosmiche evolute, perché nel mezzo ci stanno la Rete di meteoroastronomia croata (HMM, Hrvatska meteorska mreža), e la Global Meteor Network ad avere generato un’attività scientifico-amatoriale senza confini come lo Spazio. Se c’è una realtà a Pola con il privilegio di contribuire a superare l’impenetrabile barriera che racchiude i confini del mondo e a sbirciare in direzione dei segreti della dimensione cosmica, la si può individuare dalla cima di Monte Zaro, presso la residenza della Società istriana di astronomia, sempre padrona di casa dell’Osservatorio di cui è erede e degna cultrice della sua illustre storia. È sotto questa piccola cupola metallica, tuttora racchiudente il mastodontico Celestron 11, grande e vecchio spione del cielo notturno, che ancora sopravvive con onore la memoria dell’imponente K.u.K Hidrographisches Amt raccontato a ogni visitatore (tantissimi professionisti, studiosi, turisti, liceali, scolari, asili ecc.), attraverso un essenziale spaccato esteso a tutta la storia di Pola, città che 160 anni fa aveva ingranato l’acceleratore del progresso per diventare il principale porto di guerra dell’impero.

La storia dell’Osservatorio
L’Osservatorio ebbe i natali nel 1869 per ricevere subito l’espletamento di quattro servizi importanti: definire l’ora esatta (poi assegnato al Castello a colpi di cannone), effettuare cronometraggi, servizi meteorologici (come anche oggi) e geomagnetici. Grazie al fatidico 1848, anno di guerra, che segnò la chiusura degli osservatori astronomici di Venezia e Trieste, si trasse un bel vantaggio. Detto altrimenti, mors tua vita mea: parte dell’inventario e degli strumenti dei medesimi furono trasferiti a Pola. La storia racconta che la fine del XIX secolo è il periodo in cui iniziarono rapidamente a svilupparsi l’osservazione, lo studio dei corpi celesti e dei fenomeni astronomici grazie a una tecnica più avanzata di realizzazione di lenti, vetri ottici speciali e al perfezionamento degli strumenti astronomici. Tanto di attrezzatura e nuovi metodi di osservare il cielo, assieme agli sforzi dell’astronomo austriaco Johann Palisa (scopritore di 28 asteroidi), fra il 1871 e il 1880, fecero acquisire un rango elevato fino a entrare a pieno merito nella lista degli osservatori mondiali più importanti. Erra chi crede che un tale status di riconoscimento, si sia dissolto con la disgregazione della defunta Austria.
La Società istriana ha appena celebrato il suo primo mezzo secolo di attività senza ancora avere smesso di contemplare l’infinito stellare, anzi continua a dare un proprio contributo nel fornire il nettare della conoscenza e informazioni che completano lo scibile su di una realtà che va oltre alla dimensione terrestre. I membri di questa società sono sempre qui, anche se non più nel fiore degli anni e senza poter contare troppo sui giovani che escono dai licei di Pola e che emigrano in direzione di altri lidi. Pola sarà anche ignara, ma è proprio qui che arrivano sempre più comitive da tutto il mondo, astronomi dall’America, dall’Australia, dalla Germania, dall’Italia, oltre che come singoli anche in gruppo. Più che osservare il cielo ormai offuscato da Pola, vige uno spiccato interesse nei confronti della storia dell’astronomia e dell’osservatorio. Tuttavia, la conquista più spettacolare di questa specola è insito nel fatto di aver alimentato ed esteso ampiamente in rete la passione amatoriale e professionale nei confronti dell’astronomia, dando l’input alla creazione di importanti “meteor network”, ossia a un osservatorio su scala mondiale concentrato sullo scrutamento delle meteore. É una storia intrigante, affascinante e a dir poco stupefacente che ci viene narrata in breve e in un linguaggio divulgativo, semplificato e adatto alla comprensione per i non addetti al mestiere cosmico, da Damir Šegon, presidente della Società astronomica istriana e coordinatore della Rete di meteoroastronomia croata che assieme alla Global Network sta fornendo informazioni utili da, e per, tutto il pianeta.

I primi passi verso lo… Spazio
“Tutto era partito nel 2006 – ci rivela – con un esperimento alla specola e l’idea di prendere delle videocamere altamente sensibili come quelle dei sistemi di sicurezza, puntarle in direzione della volta celeste per riprendere il passaggio di una meteora e vedere se funziona. Osservavamo la situazione dal vivo, da un piccolo schermo televisivo. Scrutavamo, scrutavamo e scrutavamo, fino a quando un amico notò da quanto filmato il passaggio di due corpi filanti. Va detto che, noi ci stiamo occupando di meteore fin dagli albori dalla fondazione della società astronomica. Osservarle dal 1975 a questa parte, era sempre stata una tradizione della società, a costo di congelarci in cima alla specola, immaginando quanto bello sarebbe stato guardare tutto al comodo e al caldo, dalla TV. Con quell’esperimento del 2006 sulla specola durante la notte delle Perseidi, notte d’agosto di luna piena e nebbia, riuscimmo a catturare tre cosiddette stelle cadenti. In ottobre, al momento dello sciame meteorico delle Orionidi, quindi, ne individuammo 44, in meno di due ore mezzo; poi il 13 e 14 dicembre ecco un bombardamento di altre 192 meteore. Chiamammo Korado Korlević per dirgli che ‘abbiamo questo e questo’. Avevamo acquisito elementi a sufficienza per dare i natali alla rete di meteoroastronomia croata, progetto generato sotto il patrocinio del Centro scientifico-educativo di Visignano, che coprì le spese della distribuzione delle prime 13 camere su tutto il territorio nazionale. Straordinario vero? Il giorno 13 marzo 2007, celebriamo il compleanno della rete perché è allora che per la prima volta filmammo una meteora da due stazioni differenti definendone sia la traiettoria sia l’orbita. Da quella volta, la rete di meteoroastronomia croata crebbe tantissimo e grazie a Internet e alla posta elettronica, abbiamo instaurato una proficua collaborazione con altre Società. La scuola astronomica di Korlević a Visignano ha svolto un ruolo essenziale e aiutato tantissimo in questo senso, perché è da lì che sono usciti fuori alcuni singoli molto interessati alla faccenda e che si sono lasciati adescare dal fascino dell’astronomia. Uno di coloro che si fece catturare fu Denis Vida, proveniente da Valpovo, che aveva finito informatica a Osijek”.

La sua collaborazione con Vida e l’avvistamento di un’infinità di meteore è già nota ai mass media. Com’è che avete cominciato?
“La nostra Società non si lascia scappare le buone occasioni e partecipiamo sempre alle conferenze di meteoroastronomia internazionale. Dal 2009, a Parenzo, includemmo i giovani astrofili per dimostrare che la gente che si occupa di astronomia non sono dei superman, ma esseri normali, dotati di gigantesca curiosità. Abbiamo fatto conoscenza con Denis con cui fummo in Austria all’appuntamento di Mistelbach. È in quell’occasione che mi domandò se sarebbe stato possibile chiedere al dottor Peter G.Brown della University of Western Ontario a London in Canada di poter venire da lui per intraprendere una formazione. Gli diedi il contatto e gli dissi: ‘avvisati…’. Brown, che andava alla ricerca di giovani intelligenti, era allora uno dei tre più importanti studiosi di meteoritica. La sua risposta arrivò lo stesso giorno, anche se il dottor Brown era in vacanza… e, oggi, Denis è diventato uno di più promettenti dottori di astronomia meteorica al mondo.
Com’è che ci siamo specializzati nell’osservazione? Adesso mi spiego. Grazie al giovanissimo Dario Zubović della Società astronomica di Fiume, cambiammo concetti e modalità di operato. In partenza, usavano sempre computer vecchi, schede, dischetti, cavi accanto alla camera e tra tanta cilecca e upgrade di windows, era stato un problema fare manutenzione. Dario, ad un certo punto, mi chiese di ottenere in usufrutto un USB video capture stick, ossia una scheda di acquisizione video, per giocarci e trasferire tutto dal floppy al Raspberry Pi, un microcomputer a scheda singola, più piccolo del cellulare. Per me era impossibile. Dario invece, divertendosi e giocandoci, lo costruì per bene, nel 2014- 2015 creò il prototipo, per poi piombare alla conferenza di Mistelbach nel 2015 a presentare l’intero sistema al completo. Dal microcomputer alla camera, tutto venne perfezionato, e, Denis una volta arrivato in Canada continuò a investire energie in questo lavoro”.

È così che ha avuto i natali la Global Meteor Network?
“Certo. La GMN venne avviata nel 2018 e ha per coordinatore il nostro Denis Vida. Cominciammo con l’allestimento delle camere in Canada, quindi nel Nuovo Messico e usando quelle piazzate in Croazia. Con grande pretesa ci siamo assegnati la denominazione di rete globale attivando il sistema basato sul Raspberry Pi e su una camera valutati per un costo di 300 dollari. Abbiamo trovato un equipe in Istria che producevano e montavano i sistemi fino a creare un progetto open source, accessibile a tutto il pubblico interessato, acquisibile in negozio, fornitore di materiale know how che spiega come installare ogni cosa. Basta il collegamento a Internet e tutti i dati raccolti, vengono devoluti in Canada, alla Western University da Denis Vida, per poi renderli disponibili in tutto il mondo in Rete nel giro di 24-48 ore. Da allora sono passati cinque anni, e dalla decina di camere iniziali, alla fine del 2023 siamo arrivati a oltre 1.066 camere puntate verso il cielo di 45 Paesi del mondo. Soltanto in Italia ce ne sono 8, sopra la nostra specola di Pola due. Finora abbiamo rilevato più di un milione di orbite precisamente definite. Il nostro motto è “no meteors unobserved”, ossia quello di non lasciarci sfuggire di vista manco un oggetto filante. Ovviamente, si tratta di un’illusione. Quello di cui le nostre reti vanno a caccia è quel qualcosa che si chiama sciame meteorico come le Perseidi, le Geminidi, le Acquaridi ecc…
Ecco che cosa succede quando parti dal nulla equipaggiato di pura curiosità per sperimentare, coinvolgendo altri, fino a creare qualcosa di grosso, cosmico … Quello che all’inizio sembrava ridicolo, oggi non ci fa scappare manco uno sciame meteorico”.

Chiediamo qual è l’importanza e la reale utilità delle reti di osservazione create ed è a questo punto che il discorso si fa leggermente inquietante…
“Quando scopri uno sciame meteorico, finisci per pensare al paragone utilizzato da Korado Korlević: vedi gli orsetti scendere dal pendio montuoso, e, ti chiedi, dov’è che sta la madre…? La nostra idea è quella di scoprire tutti questi sciami di rocce in quanto si sa che per loro esiste.. una capostipite. Di quelli periodici, che ti fanno visita soltanto ogni paio d’anni anni, i corpi madre sono conosciuti, eventualmente, abbiamo la certezza che sono sufficientemente piccoli da non rappresentare un pericolo esagerato oppure che si sono del tutto disintegrati. Quegli sciami a lunghissimo ciclo e rari – non come la Cometa di Halley che appare ogni 76 anni circa – ma quelli che passano ogni centinaio, qualche migliaio o milione di anni, questi sì che sono pericolosi. Ebbene, il corpo madre delle Perseidi è tale. È lui, per ora, la maggiore minaccia per l’umanità, ma, non si preoccupi, eventualmente lo potrà essere tra qualche centinaio d’anni, non prima, in caso di cambiamento di rotta della cometa. Torniamo al nostro scopo, quello di non lasciarci scappare manco una nuvola meteorica, perché a volte la terra ci passa attraverso nell’arco di mezz’ora o un’ora. È un momento molto breve. Ancora non conosciamo quali sono i meccanismi di espulsione delle particelle dalle comete. Se noi potessimo riuscire a immaginare di far ingranare la retromarcia a queste particelle, a condurle indietro all’origine, allora potremmo calcolare anche l’ubicazione del corpo madre. Lo scorso dicembre, abbiamo notato uno sciame meteorico comparso per la prima volta, ed è il secondo caso che ci capita. Anche in maggio ne avevamo notato uno. Sono particelle catturate da Giove e che anche la Terra finirà attraversata dalle medesime. Un giorno si sarà sicuramente capaci di calcolare la loro strada in senso inverso”.

Asteroidi, meteore e meteoriti, intanto fa bene capire la differenza, stare allegri a fare incetta di sassi spaziali e di capire il lavoro delle reti specializzate nelle traiettorie delle rocce volanti. Vediamo gli scopi attuali…
“La Global ha per obiettivo di ottenere delle orbite quanto più precise. É un’attività che ci ha portato alla collaborazione con tutti i conoscitori leader del campo della meteoroastronomia. Con tutti. Non esiste un esperto con cui non si è collaborato. Nel 2011, quando eravamo ancora Rete croata, avevamo filmato un bolide, un meteore molto luminoso, calcolato la traiettoria e visto che la velocità e la dinamica di volo erano tali da capire che un meteorite era sicuramente sopravvissuto. La ricerca era risultata con la scoperta del quinto meteorite croato: è la storia del meteorite di Križevci. Abbiamo fatto un lavoro di assieme, con agli astronomi della Repubblica Ceca. Ripeto, una gran parte di tutto questo non sarebbe successa senza quel video capture stick e un curioso Dario di 15 anni”.

Quanto può contribuire una rete globale di videocamere puntate verso il cosmo per il lavoro professionale, per gente come quella che lavora alla NASA?
“Il vantaggio dell’attività amatoriale sta nell’approccio, parliamo di un citizen project aperto a qualsivoglia cittadino, non scienziato, che può inserirsi in Rete. Servono soltanto buona volontà e cielo terso verso il quale puntare la telecamera, anche dal centro città. È un progetto resistente, immune ai cambiamenti della tecnologia, con decine di programmatori seri e innovativi in grado di far evolvere il codice qualora sia necessario, collaudare nuove camere. Per questo la global ha una prospettiva, di sopravvivere a lungo, fornire i dati necessari a chiunque, anche alla NASA da curiosissime postazioni in ogni parte del mondo, come quella in Alaska che ti registra l’aurora borealis. Brevemente detto, se non ci fossero state la specola di Pola e la Società astronomica d’Istria, non ci sarebbe state né la Rete croata, né la Rete Globale. Sarebbero state create chissà quanto tempo dopo. Ecco che allora abbiamo un piccolo motivo di vanto…”.

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