Vukovar. L’obbligo della memoria

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Vukovar. L’obbligo della memoria

VUKOVAR | Come ogni anno il 18 novembre la Croazia si stringe intorno a Vukovar, ricordando la caduta della città danubiana in mano alle forze serbe nel conflitto degli anni Novanta, contrassegnata da orrori senza fine, morti, feriti, dispersi. Nonostante gli anni passino, il dolore dei familiari delle vittime, il ricordo delle vittime stesse, rimane indelebile nella loro menti come pure il ricordo della tragedia. Le manifestazioni e le fiaccolate sono un segno della volontà del Paese di non dimenticare, di mantenere viva la fiamma della memoria, perché, come scriveva Giovanni Pascoli, “il dolore se tace diventa ancora più forte”.

Ma non sono ancora vive soltanto le ferite della città martire. Anche Škabrnja ricorda le sue vittime: ieri nel villaggio dell’entroterra zaratino, alla marcia “I caduti nelle nostre menti e nei nostri cuori” hanno preso parte migliaia di cittadini provenienti da tutta la Croazia e dalla confinante Bosnia ed Erzegovina, per rendere onore agli 86 civili e difensori che il 18 novembre del 1991 persero la vita in seguito all’attacco nemico. Presenti numerose associazioni di veterani, l’emissario del Presidente della Repubblica, Mirko Šundov (capo di Stato maggiore delle Forze armate), l’inviato del presidente del Parlamento e vicepresidente del Sabor, Milijan Brkić, nonché una schiera di parlamentari e rappresentanti della Regione di Zara.

Pieno sostegno a Vukovar

Nella città martire sul Danubio le massime cariche istituzionali del Paese hanno preso parte al corteo della memoria – al quale hanno partecipato più di 10mila persone – partito come ogni anno dall’Ospedale per concludersi al Cimitero memoriale. Presenti il Capo dello Stato Kolinda Grabar Kitarović, il primo ministro Andrej Plenković, il presidente del Sabor Gordan Jandroković, numerosi ministri tra cui quelli della Difesa Damir Krstičević e dei Difensori Tomo Medved, nonché parlamentari della maggioranza e dell’opposizione, tra i quali il leader dei socialdemocratici Davor Bernardić. “Siamo qui oggi per rendere omaggio al sacrificio fatto dai veterani di guerra croati, per tutti coloro che hanno dato la propria vita per una Croazia libera e democratica. Siamo qui per le vittime della città di Vukovar, simbolo della guerra patriottica, per ricordare quanti hanno dato tutto ciò che avevano per il futuro della Croazia e per tutti noi”, ha dichiarato il premier, ricordando poi una serie di progetti e iniziative attuati due anni fa che, tra le altre cose, hanno consentito di dare un tetto a 490 famiglie; sono stati inoltre costruiti nuovi edifici e ristrutturati quelli vecchi e il fondo per Vukovar è aumentato del 50 p.c. “Sta a noi creare le condizioni per gli investimenti degli imprenditori privati a Vukovar affinché si possano aprire posti di lavoro, per superare l’evidente gap demografico emerso negli ultimi anni per una ragione comprensibile e far rimanere le persone in questa città meravigliosa”, ha dichiarato il primo ministro. Plenković ha sottolineato che a suo avviso per Vukovar debba essere creato un regime speciale di aiuti, diverso rispetto alle altre parti della Croazia e persino dell’Unione europea. In quest’ambito ha annunciato la volontà di parlare del “regime speciale” per Vukovar proprio con la Commissione europea. “I negoziati sono in corso. Lavoriamo per raggiungere quest’obiettivo perché crediamo che le circostanze specifiche che si sono verificate qui necessitino di un occhio di riguardo particolare a livello di Unione europea”, ha precisato il premier, ribadendo che la città “ha il massimo sostegno di tutte le componenti del governo”.

Guerra, soluzione peggiore

“Oggi siamo venuti qui per dimostrare rispetto per Vukovar, per i suoi cittadini, per esprimere la nostra massima gratitudine per tutto ciò che hanno fatto per la Croazia. Ricordiamo le vittime, i morti, i dispersi, i veterani di guerra uccisi e i civili, ricordiamo quella che è stata una grande tragedia”, ha dichiarato il presidente del Sabor Gordan Jandroković, sottolineando che Vukovar ha mandato un messaggio preciso al popolo croato e al mondo intero, ovvero che “la guerra è il peggior modo che esista per risolvere i conflitti”. “Dobbiamo cercare soluzioni per via pacifica, negoziando e prestando attenzione alla dignità di ogni popolo”, ha puntualizzato. “A Vukovar, il popolo croato ha mostrato il suo eroismo, la sua disponibilità al sacrificio, il coraggio, la volontà di lottare per la libertà e per la Patria. Nonostante la tragedia, questa è stata in definitiva una grande vittoria”, ha concluso.

Vukovar, un simbolo

Il vicepremier e ministro della Difesa, Damir Krstičević, ha rilevato che Vukovar “ha significato tutto per la Croazia”. “Si tratta di una città di eroi che merita profondo rispetto per il ruolo che ha giocato nella Guerra patriottica. Oggi pensiamo alle famiglie dei nostri caduti, ai difensori croati dispersi, a quanti hanno sacrificato la propria vita per la pace e la libertà della Croazia odierna”, ha dichiarato Krstičević, sottolineando che per lui, come ministro della Difesa, e per l’intero esercito, Vukovar rappresenta il centro gravitazionale dello Stato croato. “Per questo motivo abbiamo riportato i militari in città, affinché quanto accaduto non capiti mai più, in funzione di un futuro di pace e di sicurezza”, ha precisato. A detta del suo collega Tomo Medved, nonostante gli anni che passano, le ferite rimangono “e per questo non dobbiamo mai dimenticare il sacrificio dei difensori che oggi a distanza di anni possiamo definire veri e propri eroi”. A proposito dei dispersi, il ministro ha confermato che “il governo sta facendo il possibile e continuerà con le ricerche per trovare ogni singola persona scomparsa”.

Massimo rispetto per le vittime

A commemorare le vittime è stato anche il leader socialdemocratico, Davor Bernardić. “Vukovar ha subito pesanti distruzioni e enormi sofferenze. L’unica cosa che possiamo dire è sperare che mai più si ripeta una cosa del genere. Il mio desiderio è che tutte le persone residenti a Vukovar vivano una vita decente, che non ci sia nessuna differenza e nessuna eccezione per chicchessia. Infine, dopo 27 anni, mi auguro che vengano portate a termine le ricerche delle persone disperse in modo che le loro famiglie possano finalmente trovare la pace”, ha detto il presidente dell’SDP. Presente anche il suo collega di partito, l’ex ministro dei Difensori Predrag Matić e reduce di Vukovar: “I difensori che hanno dato la propria vita per Vukovar e per la Croazia erano persone oneste, buone, e non sono proprio sicuro che sarebbero soddisfatte di avere dato la vita per la Croazia così com’è oggi”.

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