Pupovac e le pesanti eredità

0
Pupovac e le pesanti eredità

ZAGABRIA Non accenna a placarsi l’eco provocata dalle dichiarazioni del presidente della Serbia Aleksandar Vučić, che in occasione del 5 agosto, giorno in cui la Croazia celebra la Giornata della vittoria, del ringraziamento patriottico e dei difensori, ovvero l’anniversario dell’operazione Tempesta (Oluja), ha paragonato la Croazia indipendente con la Germania nazista. Una critica aspra e diretta per la quale Vučić non è ricorso a giri di parole. Tutt’altro. Per la manifestazione organizzata a Bačka Palanka è stato scelto il titolo “La Tempesta è un Pogrom” (Oluja je Pogrom) e nel suo intervento il presidente della Serbia ha affermato: “Hitler voleva un mondo senza ebrei, Zagabria una Croazia senza serbi”. Parole accolte in Croazia da un coro di condanne da parte delle forze politiche.

Il troppo stroppia
Il premier Andrej Plenković ha commentato trattarsi di una dichiarazione sopra le righe. “Quanto al paragone riferito all’Olocausto quel che è troppo è troppo”, ha detto seccamente Plenković. Per il presidente dell’SDP, Davor Bernardić, le parole di Vučić “non contribuiscono alla normalizzazione dei rapporti tra la Croazia e la Serbia”, mentre il presidente del Gruppo parlamentare dell’HDZ, Branko Bačić, ha dichiarato di ritenere che sia importante che a riguardo si esprima il deputato dell’SDSS Milorad Pupovac, che ha partecipato alla manifestazione a Bačka Palanka. Dello stesso parere è anche il vicepresidente del Sabor eletto in quota SDP, Siniša Hajdaš Dončić, che in un’intervista rilasciata all’emittente N1, ha dichiarato che a suo avviso Pupovac dovrebbe prendere le distanze dalle parole di Vučić. “Da cittadino croato non capisco che cosa facesse lì”, ha aggiunto Hajdaš Dončić.
Questioni di maggioranza
A sentire il parere di Pupovac sono interessati anche i rappresentanti del Most, che non hanno mancato di stigmatizzare le parole di Vučić, alle quali il parlamentare dell’SDSS avrebbe dato “un tacito assenso con la sua presenza a Bačka Palanka”. “Per quanto riguarda Pupovac sappiamo che fa parte della maggioranza di governo e quindi possiamo dire che mentre una parte del governo celebra la Giornata della vittoria a Knin, un’altra parte del governo partecipa alla manifestazione di Bačka Palanka e sostiene le scandalose dichiarazioni che paragonano la Croazia alla Germania nazista“, ha detto in conferenza stampa il segretario politico del Most, Nikola Grmoja, che si è detto molto interessato a sentire cosa dirà a riguardo Pupovac, ma anche di vedere la reazione del premier Andrej Plenković. Un ragionamento che non deve sorprendere considerati i rapporti di forza in Parlamento e i numeri sui quali poggia la maggioranza che impongono sia all’HDZ sia alle opposizioni di chiedere che venga fatta chiarezza a riguardo.

Parole dure
Dal canto suo, Pupovac, dopo alcuni giorni di silenzio stampa, ha deciso di mettere i puntini sulle “i”. Lo ha fatto esprimendo il suo ragionamento in un comunicato stampa, evitando così il contatto diretto con i giornalisti. Nella nota inviata ai media Pupovac afferma di “comprendere i suoi concittadini croati che ritengono che il paragone della Croazia indipendente con la Germania di Hitler sia troppo forte e che in queste dure parole pronunciate dal presidente della Serbia Aleksandar Vučić si celi una pesante eredità inerente alle sofferenze patite dai serbi durante e dopo l’operazione Tempesta, eredità che non andrebbe ascritta a loro“. Nel comunicato Pupovac fa presente che “i responsabili esistono, sono gli esecutori materiali, i comandanti, gli ideatori che non sono stati ancora condannati né da un Tribunale, né dall’opinione pubblica”. Prosegue poi puntualizzando “esistono anche i responsabili delle sofferenze subite in guerra dai croati. La collettivizzazione delle colpe non è soltanto ingiusta, è la fonte di tutti i mali. È per questo che la contrastiamo indipendentemente da chi riguardi: croati o serbi”.
Passaggi inevitabili
Pupovac ha poi espresso l’auspicio che “forti di quest’esperienza i rappresentanti dei due Paesi sapranno comprendere che il dialogo sugli scomparsi, sulle minoranze, sulla successione, sui crimini di guerra, sui confini, sulla realizzazione delle infrastrutture e sulla collaborazione delle polizie nella lotta contro il terrorismo, la criminalità e le migrazioni illegali non produrrà risultato se non si risolverà prima la questione inerente all’interpretazione della storia e alle prassi commemorative che rendono i cittadini ostaggi dei conflitti tra Stati”. (chb)

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display