Latita l’applicazione del bilinguismo. Necessarie ancora notevoli migliorie

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Latita l’applicazione del bilinguismo. Necessarie ancora notevoli migliorie

LUBIANA | Prima riunione ordinaria, ieri a Lubiana, della Commissione parlamentare per le Comunità nazionali. Presieduta dal deputato di nazionalità ungherese, Ferenc Horvath, ha esaminato il resoconto annuale del Tutore civico sloveno e il rapporto sul piano d’interventi del governo per l’attuazione del bilinguismo. La ombudsman Vlasta Nusdorfer ha riferito degli interventi del suo ufficio per tutelare i diritti degli appartenenti alle Comunità nazionali italiana e ungherese nei rapporti con le istituzioni statali o locali. La considerazione generale è stata che gli appunti ricevuti nel 2017 sono stati di molto inferiori a quelli protocollati l’anno precedente, poiché hanno avuto successo gli interventi effettuati presso varie sedi. La Polizia e i Tribunali hanno messo a disposizione numerosi documenti e moduli bilingui, facilitando la comunicazione con le due Comunità nazionali. In alcuni comparti delle Unità amministrative e sui siti internet le informazioni per il pubblico non sono completamente bilingui. Notata una proficua collaborazione con gli italiani e gli ungheresi che vivono in Slovenia, con sforzi comuni per migliorare le competenze linguistiche dei funzionari pubblici.

Un percorso positivo

Il problema del bilinguismo e della sua applicazione è stato ripreso dalla Commissione per le nazionalità nel secondo punto dell’ordine del giorno. Dopo aver ascoltato il resoconto dei segretari di Stato alla Giustizia e alla Funzione pubblica, la parola è passata ai rappresentanti delle Comunità nazionali invitati alla riunione. Il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, nel suo intervento, ha rilevato la positività di quanto fatto in questi anni da parte del governo e delle istituzioni pubbliche per quanto riguarda l’attuazione del bilinguismo previsto dall’assetto giuridico-costituzionale sloveno. Un percorso positivo che va proseguito con determinazione. Il presidente dell’UI ha quindi ricordato i 32 corsi gratuiti di lingua italiana, con 347 partecipanti, realizzati dall’Unione Italiana nel periodo 2011-2014, nell’ambito del Progetto europeo “Jezik-Lingua” finanziati sul Programma transfrontaliero Italia-Slovenia 2007-2013, per gli operatori degli Ospedali e dei Poliambulatori di Isola e Nova Gorica, per gli organi di Polizia, per i dipendenti dei Tribunali, delle Unità amministrative e del Centro Regionale RTV di Capodistria. Per quanto riguarda invece le criticità esistenti, il presidente Tremul ha presentato le violazioni del bilinguismo a livello locale, sia per quanto riguarda i bollettini/giornali informativi comunali, sia per quanto concerne l’operato degli Ispettori comunali. Ha quindi sottolineato il fatto che negli ultimi anni i finanziamenti statali per le Istituzioni della CNI e per le attività culturali sono rimasti sostanzialmente invariati e che pertanto andrebbero elevati. Ha rilevato, infine, che gli Ospedali e i Poliambulatori non operano in maniera bilingue, ad esclusione del bilinguismo visivo. Il presidente dell’UI ha quindi proposto che i costi dell’integrazione agli stipendi sul bilinguismo per i dipendenti del Centro Regionale RTV di Capodistria siano a carico del Ministero della Cultura e non più a carico della RTV di Slovenia, facendo obbligo, al contempo, all’Ente radiotelevisivo nazionale di investire i mezzi che così si andrebbero a risparmiare, destinandoli in favore dei Programmi Italiani di RTV Capodistria. Maurizio Tremul, infine, ha rilevato la necessità di regolare in maniera definitiva il riconoscimento dell’uso ufficiale della lingua italiana anche per i cittadini europei non in possesso della cittadinanza slovena. Esiste infatti una problematica con cui si scontrano tanti connazionali che dall’Italia vengono a vivere o a investire in attività economiche nell’Istria slovena nei territori nazionalmente misti. Spesso, infatti, riscontrano gravi difficoltà a farsi riconoscere il diritto all’uso ufficiale della lingua italiana nella comunicazione con gli Enti pubblici in quanto esiste un’errata interpretazione per cui il diritto all’uso ufficiale dell’italiano sarebbe riservato esclusivamente ai cittadini sloveni appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana residenti nei territori nazionalmente misti dei quattro Comuni dell’Istria slovena. Un’interpretazione non conforme al dettato della Carta fondamentale slovena. Il presidente dell’UI ha pertanto chiesto che la questione sia prontamente risolta riconoscendo a tutti il diritto all’uso ufficiale e paritetico della lingua italiana nei territori bilingui delle Municipalità di Ancarano, Capodistria, Isola e Pirano.

Cercare soluzioni

Il presidente della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, Alberto Scheriani, ha espresso soddisfazione per la disponibilità del governo sloveno, che nella legislatura precedente ha reso possibile un dibattito costruttivo sul bilinguismo, che i connazionali percepiscono come un problema molto serio. I risultati conseguiti sono pregevoli, ma resta ancora tanto lavoro da svolgere: “È importante che esista la possibilità di dialogare e di cercare le soluzioni più opportune in collaborazione con i massimi organi dello Stato, il Parlamento e il governo. È stata fotografata la situazione esistente per poter poi passare ai provvedimenti. In futuro sarebbe auspicabile approvare o modificare qualche legge settoriale per giungere all’attuazione del bilinguismo. Ad esempio, il primo problema segnalato dai cittadini è l’approccio con gli uffici della pubblica amministrazione. Decisivi sono i formulari bilingui, che spesso sono carenti o sono soltanto tradotti in italiano. La loro grafia e grafica andrebbe forse stabilita con norme di legge precise. La loro presenza faciliterebbe le procedure. Spesso sentiamo dire che le richieste di usare la lingua minoritaria negli uffici sono molto poche, ma io sono convinto che ciò dipenda dalla difficoltà di reperire anche la modulistica necessaria e che poi i tempi di risposta si allunghino”. Scheriani non ha mancato di elogiare i passi avanti registrati e il miglior rapporto con la lingua italiana. Ha auspicato che il dialogo con i Ministeri rimanga aperto anche nella legislatura appena iniziata. Lo sforzo e la disponibilità sono evidenti, ora servirà rimboccarsi le maniche e proseguire su questa strada. Il lavoro non mancherà, probabilmente, per i prossimi dieci anni. “Va detto ancora che la Slovenia può essere orgogliosa delle norme costituzionali e di legge a tutela delle Comunità nazionali di cui dispone, ma non può esserlo altrettanto per quanto riguarda la loro applicazione. Il divario esiste, ma può essere colmato“ ha concluso Scheriani.

Conoscenza delle lingue

Gli interventi dei rappresentanti della CNI si sono conclusi con quello del deputato e vicepresidente della Commissione per le nazionalità, Felice Žiža, che a sua volta ha voluto ringraziare i segretari di Stato e gli altri funzionari governativi presenti per il lavoro svolto in passato e ha auspicato che si continui su questa strada, perché è quella giusta. Esiste evidentemente la volontà di migliorare ancora la situazione esistente. “Desidero porre l’accento sull’uso delle lingue minoritarie, forse ancora più problematico per i cittadini di nazionalità ungherese. Bisogna ottenere una migliore conoscenza delle lingue italiana e ungherese da parte del popolo di maggioranza. Ne ho parlato con esponenti del Ministero dell’Istruzione e abbiamo esaminato ipotesi di legge che portino ad aumentare le ore di italiano nelle scuole slovene, a rendere più ambiziosi i programmi d’insegnamento, a includere l’italiano nelle materie per la verifica del sapere, il che porterebbe a una migliore padronanza della lingua minoritaria per i candidati ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione, che andrebbe poi verificata. Bisogna andare in questa direzione, chiarendo le modifiche alle norme necessarie. Vorrei soltanto tornare al bilinguismo nelle strutture mediche, che conosco per essere stato sino a giugno direttore sanitario dell’Ospedale generale di Isola. È vero che gran parte dei documenti viene stilata in sloveno, ma sono molti i medici che conoscono l’italiano e che sono in grado – su esplicita richiesta – di rilasciare certificati di diagnosi e relative terapie in italiano. Chi non è in grado di farlo può chiedere l’intervento del traduttore. Ovviamente, ciò prolunga le procedure. Corrisponde al vero che il personale medico e paramedico non invogli i pazienti a usare l’italiano. Esistono omissioni anche nel bilinguismo visivo nelle Case della salute. Con il dialogo anche qui le cose possono migliorare. Riguardo al diritto al bilinguismo per i cittadini italiani che si trasferiscono nelle nostre località, è stato constatato già nel 2010, su intervento del deputato Roberto Battelli, che va loro riconosciuto, anche se non appartengono alla Comunità nazionale italiana”, ha concluso Žiža. Nelle conclusioni approvate dalla Commissione per le nazionalità del Parlamento spicca la decisione di organizzare almeno due sedute nei territori nazionalmente misti, avvicinando agli esponenti dei partiti le realtà delle due Comunità nazionali.

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