«I partiti si esprimano sui quesiti referendari»

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«I partiti si esprimano sui quesiti referendari»

ZAGABRIA | L’Iniziativa civica denominata “Il popolo decide”, che dal 13 al 27 maggio raccoglierà le firme per il referendum sulle modifiche al sistema elettorale, ha inviato una lettera ai partiti rappresentati in Parlamento per chiedere loro di esprimersi in merito alla proposta. Il quesito è se siano o meno favorevoli “alla democratizzazione del sistema elettorale e se inviteranno i propri tesserati e simpatizzanti a sottoscrivere l’iniziativa referendaria e contribuire a titolo volontario nella raccolta delle firme. “Il popolo decide” ha invitato i partiti a inviare le proprie risposte entro e non oltre sabato 5 maggio. “I risultati di questo mini sondaggio saranno pubblicati l’8 maggio sul sito www.narododlucuje.hr e verranno inviati a tutti i media”, si legge nella lettera ai partiti in cui gli attivisti sottolineano l’importanza della democratizzazione del sistema elettorale. “I tre voti preferenziali senza la soglia di sbarramento permetteranno esclusivamente ai cittadini di scegliere i deputati che entreranno al Sabor. In questa maniera si impediranno le coalizioni preelettorali tra le maggiori forze politiche e i partiti senza legittimazione elettorale, che se corressero da soli non riuscirebbero mai a superare la soglia elettorale”, prosegue la lettera. Gli organizzatori sostengono che il referendum consentirà anche a tutti i cittadini croati di votare per corrispondenza e in forma elettronica, abolendo così la discriminazione nei confronti dei croati con residenza permanente all’estero, che riscontrano le maggiori difficoltà per far valere il proprio diritto di voto. Una parte della lettera è dedicata ai deputati delle etnie: “I parlamentari delle minoranze non potranno più decidere in merito alla Finanziaria e alla fiducia al governo. Dispongono di seggi garantiti in Parlamento per rappresentare gli interessi degli appartenenti alle minoranze: quindi entrano al Sabor con molti meno voti dei loro colleghi. Pertanto non hanno alcuna legittimità per decidere chi costituirà un governo o chi farà il ministro, né ciò è in linea con la loro ragion d’essere”. Ricordiamo che un altro degli obiettivi che si prefigge di conseguire l’iniziativa referendaria, è anche quello di ridurre da otto a sei il numero dei deputati delle comunità nazionali. Si tratta di un’iniziativa già duramente stigmatizzata dalla CNI, che la vede come un attacco diretto ai diritti delle minoranze e una palese forma di discriminazione. A parte la “missione impossibile” di ridurre il numero dei seggi delle etnie senza infrangere i diritti acquisiti, resta il fatto che dei parlamentari con prerogative “dimezzate” come quelli vagheggiati dai promotori del referendum praticamente non possono considerarsi dei deputati e come tali non esistono di fatto da nessuna parte. O si è deputati o non lo si è.

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