I migranti riusciti a entrare in Croazia?

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I migranti riusciti a entrare in Croazia?

SARAJEVO | “Il numero dei migranti accampati nel Cantone dell’Una e della Sana è diminuito considerevolmente, in quanto molti di loro sono riusciti ad attraversare la frontiera e a proseguire il viaggio verso l’Unione europea attraverso la Croazia”. Lo ha dichiarato ieri il ministro della Sicurezza della Bosnia ed Erzegovina Dragan Mektić, dopo la riunione regolare dello staff operativo per il monitoraggio dell’immigrazione clandestina. Come spiegato dal ministro, attualmente nel Cantone vi sono circa 1.500 migranti. Rispetto ai 4.500 di qualche settimana fa “si tratta di un numero accettabile che non ostacola il normale funzionamento della comunità locale”. Alla domanda diretta su dove siano finiti i 3mila migranti che mancano all’appello, Mektić ha risposto che hanno varcato la frontiera croato-bosniaca.

Una frontiera lunghissima

“Il confine tra la Bosnia ed Erzegovina e la Croazia è lungo più di mille chilometri ed è impossibile chiuderlo per intero”, ha dichiarato il ministro.
Secondo i dati delle agenzie di polizia, in Bosnia dall’inizio dell’anno fino al 5 settembre sono entrati 12.752 immigrati clandestini, di cui solo poco più di mille hanno presentato regolare domanda di asilo. Comunque fino ad ora nessuna richiesta è stata approvata. A detta del ministro della Sicurezza il numero di migranti illegali diminuisce costantemente a causa dell’aumento del controllo delle frontiere con Serbia e Montenegro. “Il numero degli arrivi sta diminuendo. Difficilmente riusciremo a chiudere completamente il confine, perché non è riuscito in quest’intento nessun Paese sulla rotta Africa-Asia. In ogni caso terremo la frontiera sotto sorveglianza”, ha concluso il ministro.
Nel Centro per i migranti di Sarajevo, sotto la costante supervisione degli agenti di polizia, vi sono attualmente 77 migranti considerati una minaccia alla sicurezza, mentre al Centro per l’ammissione temporanea nella zona di Trnovo vicino a Sarajevo, ce ne sono 57.

Cauta la Commissione europea

Starebbe dunque scendendo a vista d’occhio il numero dei migranti nell’area da Bihać e Velika Kladuša. La massiccia presenza di immigrati clandestini nei mesi scorsi aveva suscitato grande apprensione fra la popolazione nella parte occidentale della Bosnia ed Erzegovina, al confine con la Croazia. Bivaccavano infatti in accampamenti improvvisati diverse migliaia di profughi, quasi cinquemila. Ora il loro numero, come rilevato, si sarebbe ridotto a millecinquecento, per cui l’emergenza sul territorio bosniaco starebbe lentamente rientrando. Tutto lascia ritenere che i migranti non più presenti nella regione di Bihać siano riusciti dopo reiterati tentativi a varcare il confine con la Croazia e a dirigersi verso i Paesi dell’Europa occidentale.
Ma i dati forniti dal ministro della Sicurezza bosniaco contrastano con quelli a disposizione della Commissione europea, secondo i quali sul territorio della Bosnia ed Erzegovina si troverebbero attualmente dai 3.500 ai 4.000 migranti. Di questi, in data 4 settembre, lungo la frontiera croata ce n’erano 3.350 di cui circa 2.500 a Bihać, 700 a Velika Kladuša e 150 a Cazin.

I riflessi in Italia

La possibile riduzione della presenza di profughi sul territorio della Bosnia ed Erzegovina, di cui parla il ministro Dragan Mektić, se confermata, starebbe chiaramente a significare un aumento globale dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e quindi una maggiore pressione anche in direzione del confine italiano. Segnali di preoccupazione si notano già a Trieste, a prescindere dai dati della Commissione europea, sicuramente meno allarmanti di quelli diffusi dal dicastero dell’Interno di Sarajevo.
L’amministrazione regionale si muove già. “Il presidio delle forze dell’ordine sul territorio del Friuli Venezia Giulia, con particolare attenzione ai confini e alle attività di retrovalico, sarà operativo in maniera continuativa”, hanno annunciato da Roma il governatore Massimiliano Fedriga e l’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, al termine dell’incontro con il sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni. “L’attenzione del governo nazionale – hanno evidenziato Fedriga e Roberti – alle problematiche legate a immigrazione e sicurezza, in particolare nei confronti di una Regione come l’FVG che è porta d’ingresso rispetto alla rotta balcanica, è totale e condivisa nel pieno rispetto di esigenze reali che abbiamo affrontato insieme con immediatezza e visione prospettica”. “Con Molteni – hanno concluso governatore e assessore – ci confrontiamo in perfetta sintonia e continueremo a farlo nell’interesse di tutto il Friuli Venezia Giulia”.

Ronde a Trieste

“Da una politica completamente sbilanciata sul contrasto ai migranti ora siamo passati alla reviviscenza di qualcosa di veramente inquietante, che ricorda lo squadrismo”, ha denunciato invece il consigliere regionale del Partito democratico, Roberto Cosolini commentando le nuove ronde di Forza nuova a Trieste: “È preoccupante che chi ha responsabilità di governo avvalli e sostenga tali iniziative, dal chiaro segno politico di estrema destra, che nulla hanno a che vedere con un responsabile volontariato, rivolte come sono a cercare solo e comunque negli stranieri il pericolo per la sicurezza e a pretendere di sostituirsi a chi la sicurezza sa effettivamente garantirla. Il tema dei migranti, che è indubbiamente una questione seria e da affrontare, sta ricevendo dalla Giunta Fedriga tutta la luce dei riflettori, il resto però è lasciato in ombra, se non del tutto al buio. Prima di arrivare a situazioni dalle quali non si può tornare indietro, il presidente Fedriga ponga un freno a questa degenerazione e non si renda complice. Collabori invece con prefetti e vertici delle forze dell’ordine che sanno fare il loro mestiere e certo non abbisognano nè chiedono ‘aiuti’ di questo tipo. E già che c’è, riporti ai propri compiti naturali gli uomini del Corpo forestale e i volontari della Protezione civile”.

Pattuglie al confine

“È assolutamente inaccettabile che ci siano delle squadre di Forza Nuova che pattugliano il confine con la Slovenia. Quando un gruppo di nerboruti con la pettorina rossa si mette a ‘passeggiare’ sul Carso alla ricerca di migranti, c’è un passo da qui a sostituirsi alla Polizia di Frontiera e alle legittime istituzioni”, ha affermato la segretaria provinciale del Partito democratico Laura Famulari, commentando la dichiarazione di Denis Conte, coordinatore regionale FVG di Forza Nuova, il quale ha annunciato che le cosiddette “passeggiate della sicurezza” si svolgeranno, oltre che a Trieste, anche nella Val Rosandra, riserva naturale nel comune di San Dorligo della Valle, al confine con la Slovenia. Per Laura Famulari “non deve nemmeno cominciare a insinuarsi nei cittadini il sospetto che ci siano squadre di persone, che incarnano ideali apertamente intolleranti e si chiamano tra loro “camerati”, che si appropriano della gestione della sicurezza al di fuori di quanto dispone la legge”.
Il centrosinistra in Consiglio comunale ha già presentato una mozione per chiedere al sindaco e alla Giunta di richiamare i cittadini alla fiducia nelle Forze dell’ordine e di indirizzare al governo la richiesta di confrontarsi con i sindacati di polizia sulle necessità di implementare personale, dotazioni e servizi.

No all’urgenza

La maggioranza consiliare ha però detto no alla richiesta del Partito democratico, di Maria Teresa Bassa Poropat (Cittadini) e Roberto De Gioia (Verdi-Psi) in Consiglio comunale di attribuire l’urgenza alla mozione sulle ronde di FN e sulle forze dell’ordine.
La decisione è stata subito stigmatizzata dal vicesegretario del PD di Trieste Giovanni Barbo: “Almeno sono venuti allo scoperto e adesso non potranno più fare il giochino dei moderati che si distinguono dalla destra neofascista. Stanno assieme, votano assieme in maggioranza e pure si coprono l’un l’altro. Prima l’assessore regionale leghista Pierpaolo Roberti ha dato dei ‘bravi ragazzi’ ai protagonisti delle ronde, oggi il capogruppo di Forza Italia ha sostenuto che ‘chiunque può fare passeggiate per la sicurezza’. Diamo atto ai 5Stelle di aver mantenuto su questo punto una linea di coerenza e di autonomia rispetto al centrodestra. Resta il fatto gravissimo che anche Forza Italia ha deciso di legittimare un comportamento fuori dal quadro normativo, e che ora anche Dipiazza dovrà allinearsi”.

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